Il sonno dei mercati genera mostri

David Carretta

Al primo vertice senza la pressione dei mercati, al primo confronto serio sulla futura architettura della zona euro, i leader europei hanno fatto emergere le loro divisioni su come costruire l’Unione economica e monetaria 2.0, la nuova versione della zona euro. Da una parte c’è la Germania, disponibile a compiere altri gesti di generosità, ma a condizione che gli altri partner accettino una zona euro federalizzata per riparare le falle della costruzione originaria della moneta unica.

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    Bruxelles. Al primo vertice senza la pressione dei mercati, al primo confronto serio sulla futura architettura della zona euro, i leader europei hanno fatto emergere le loro divisioni su come costruire l’Unione economica e monetaria 2.0, la nuova versione della zona euro. Da una parte c’è la Germania, disponibile a compiere altri gesti di generosità, ma a condizione che gli altri partner accettino una zona euro federalizzata per riparare le falle della costruzione originaria della moneta unica. Dall’altra c’è la Francia, indisponibile a cedere la sua sovranità di bilancio, ma che insiste per la generosità con i soldi del nord Europa. Quello che doveva essere un confronto sull’unione bancaria, per confermare l’impegno assunto a giugno di arrivare a un “accordo politico” sul trasferimento della supervisione alla Banca centrale europea entro fine anno, ieri si è trasformato in un duro scontro tra François Hollande e Angela Merkel. “Dobbiamo assicurarci di avere veri poteri di intervento sui bilanci nazionali”, ha detto la cancelliera tedesca davanti al Bundestag, chiedendo la creazione di un super commissario per l’euro che abbia il potere di veto sui parlamenti nazionali. “Non è ancora il momento di aprire il cantiere di un nuovo trattato” dopo il Fiscal compact, ha risposto il presidente francese, accusando Berlino di immobilismo sull’unione bancaria per “i calendari elettorali, Merkel ha i suoi appuntamenti nel settembre 2013”. Secondo Hollande, al vertice, “la sola decisione da prendere è l’istituzione dell’unione bancaria di qui alla fine dell’anno, in particolare la prima tappa che è la supervisione bancaria”. Per Merkel, invece, “limitarsi a mettersi d’accordo sulla procedura legale per la supervisione bancaria non è sufficiente”.

    Il sud segue la Francia: tra Mario Monti e Hollande c’è “grande sintonia”, dicono al Foglio fonti diplomatiche. Il nord sta con Merkel: “I miei contribuenti non vogliono pagare per ricapitalizzare banche di altri paesi”, ha detto lo svedese Fredrik Reinfeldt. Come rivelato dal Financial Times, il dossier è complicato da un parere legale dei giuristi del Consiglio, secondo cui la proposta della Commissione di trasferire la sorveglianza alla Bce è illegale senza una modifica dei trattati. Se la storia dei vertici europei insegna qualcosa, i leader nella notte avranno trovato un compromesso ambiguo per confermare il compromesso ambiguo dello scorso giugno. La stessa Merkel ha detto di voler “lavorare rapidamente” sulla supervisione bancaria. Fonti francesi parlano di un accordo sul calendario. Il diavolo sta nei dettagli, anche perché la vera posta in gioco non sono i poteri di sorveglianza della Bce, ma la seconda tappa dell’unione bancaria: la possibilità che il Meccanismo europeo di stabilità (Esm) ricapitalizzi direttamente le banche per rompere il circolo vizioso tra la crisi bancaria e quella del debito. Ma secondo Merkel, il nuovo sistema di supervisione unica deve essere “funzionante” prima che l’Esm possa essere usato per ricapitalizzare le banche. In altre parole, si dovrà aspettare almeno fino al 2014.

    Le divergenze tra Merkel e Hollande sono il preludio degli scontri a venire sul futuro della zona euro. Il rapporto che il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ha presentato agli altri leader include proposte come un bilancio autonomo della zona euro per rispondere a choc asimmetrici e incentivare le riforme tra i governi e le istituzioni comunitarie. Lo scontro franco-tedesco è “tra quelli che non vogliono più integrazione e quelli che non vogliono più solidarietà”, dice al Foglio il presidente dei Liberali all’Europarlamento, Guy Verhofstadt. “Se non si risolve questa contraddizione con un salto in avanti, Italia e Spagna torneranno a subire le ripercussioni della crisi”. Francia e Italia spingono per un salvataggio con condizioni “light” per Madrid e per concedere altri due anni di tempo alla Grecia. Per Verhofstadt “non resta molto tempo”: il piano di Mario Draghi non è “la soluzione strutturale”. Il presidente della Bce, allentando la pressione dei mercati, rischia piuttosto di allentare anche il senso di urgenza dei leader.

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