Lo strike di Obama

Giulio Meotti

Alcune settimane fa il New York Times aveva pubblicato un dossier sulle misure che l’Amministrazione Obama era pronta ad adottare per impedire all’Iran di ottenere la bomba nucleare. Si parlava, fra l’altro, di un programma di attacchi clandestini contro i siti iraniani. “Faremo quello che è necessario”, ha scandito di nuovo, due giorni fa, Barack Obama all’Onu sulla politica di prevenzione dell’atomica iraniana.

    Roma. Alcune settimane fa il New York Times aveva pubblicato un dossier sulle misure che l’Amministrazione Obama era pronta ad adottare per impedire all’Iran di ottenere la bomba nucleare. Si parlava, fra l’altro, di un programma di attacchi clandestini contro i siti iraniani. “Faremo quello che è necessario”, ha scandito di nuovo, due giorni fa, Barack Obama all’Onu sulla politica di prevenzione dell’atomica iraniana. Ieri gli ha replicato il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, che ha annunciato “la fine del bullismo americano”, accusando i “sionisti non civilizzati” di continue minacce all’Iran (oggi interviene all’Onu il premier israeliano, Netanyahu).

    Chi sta sabotando i siti atomici iraniani? Da giorni Teheran accusa perfino l’Agenzia atomica dell’Onu di essere infiltrata da “terroristi e sabotatori”. Esplosivi sono stati usati per tagliare le linee elettriche dalla città di Qom all’impianto per l’arricchimento dell’uranio di Fordo, il sancta sanctorum del programma iraniano scavato sotto una montagna. Secondo il giornalista di Newsweek Eli Lake, l’esercito americano studia dal 2009 il sito di Fordo e avrebbe scoperto un vizio di costruzione che lo rende vulnerabile. Un ufficiale americano che lavora nelle operazioni sull’Iran ha detto che “sono stati i nostri a farlo”, mentre ufficiali dell’intelligence israeliana, interpellati da Yedioth Ahronoth, affermano che l’attacco dimostrerebbe che il bunker di Fordo può essere manomesso anche senza le bombe bunker-buster in grado di perforare il sottosuolo. “Forze speciali statunitensi sono state addestrate per operazioni dentro all’Iran”, scrive Newsweek. “Gli ultimi eventi suggeriscono che sono già sul campo”.
    Il Sunday Times ha anche rivelato che un dispositivo spia camuffato da roccia è esploso a Fordo. L’ordigno stava intercettando dati sensibili dei computer della centrale. Secondo Patrick Clawson, direttore del Washington Institute for Near East Policy, “le operazioni americane clandestine sono un buon modo per convincere Israele del fatto che gli Stati Uniti manterranno la loro parola”.

    Un altro segno dell’offensiva americana sull’Iran potrebbe essere la decisione inattesa del segretario di stato, Hillary Clinton, di rimuovere dalla lista nera i mujaheddin del popolo, il principale gruppo di opposizione iraniano che ha rivelato al mondo l’esistenza dei siti nucleari clandestini degli ayatollah, da ultimo proprio Fordo.
    L’offensiva americana in Iran riguarda anche i virus informatici. Ricercatori della Symantec e della Kaspersky, le due maggiori compagnie di antivirus al mondo, hanno appena annunciato che tre nuove infezioni informatiche sarebbero state realizzate dal governo americano per manomettere i siti iraniani. Uno dei virus ha specificamente colpito i sistemi forniti agli iraniani dalla Siemens, che però nega ogni coinvolgimento. Il New York Times ha rivelato che la Siemens ha collaborato con laboratori americani nell’Idaho a un programma che identifica i punti vulnerabili delle macchine iraniane.

    Obama avrebbe potenziato il programma “Giochi Olimpici” voluto da George W. Bush e da cui è uscito proprio il micidiale virus Stuxnet. A guidare l’operazione sono il generale James Cartwright e Michael Morell, vicedirettore della Cia. Esperti informatici, anche israeliani, si sarebbero incontrati con Obama alla Casa Bianca di fronte a una mappa, la “gualdrappa”, che raffigura i siti iraniani da colpire. Nel libro “Spies against Armageddon”, due giornalisti israeliani, Yossi Melman e Dan Raviv, raccontano della “joint venture Mossad-Cia per sabotare la linea elettrica della centrale iraniana di Natanz”. Gli americani sarebbero riusciti anche a mettere le mani su una partita di pistoni destinati agli iraniani e a “perfezionarli” prima che arrivassero a destinazione. Una volta attivate, le pompe sono esplose. E’ a Los Alamos, dove è nata la bomba atomica americana, che sarebbe avvenuta la manomissione.

    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.