La Corte tedesca approva il Fondo salva stati (con le condizioni per l'uso)

Alberto Brambilla

I mercati hanno smesso di trattenere il fiato pensando alla sentenza della Corte Costituzionale tedesca. Oggi nella sonnacchiosa cittadina di Karlsruhe (Baden-Württemberg) i giudici hanno deciso che il fondo salva stati Esm e il Patto di stabilità (Fiscal Compact) non sono anticostituzionali per la Germania, come già indicato da diversi membri dell'esecutivo, ma gli otto togati hanno messo delle condizioni alla decisione che ha carattere di urgenza dato il contesto in cui è stata pronunciata.

Leggi Karlsruhe ricorda all’Europa che gli stati nazionali (r)esistono - Leggi Strategia (e gaffe) dell’inviato speciale di Berlino ad Atene

    I mercati hanno smesso di trattenere il fiato pensando alla sentenza della Corte Costituzionale tedesca. Oggi nella sonnacchiosa cittadina di Karlsruhe (Baden-Württemberg) i giudici hanno deciso che il fondo salva stati Esm e il Patto di stabilità (Fiscal Compact) non sono anticostituzionali per la Germania, come già indicato da diversi membri dell'esecutivo, ma gli otto togati hanno messo delle condizioni alla decisione che ha carattere di urgenza dato il contesto in cui è stata pronunciata. Archiviati anche i sei ricorsi, compresi quelli successivi alla decisione della Banca centrale europea di intervenire con il cosiddetto piano "salva-spread", che è subordinato alla piena applicazione e funzionalità dell'Esm. La condizione principale posta dalla Corte è quella di un tetto da 190 miliardi alla quota di partecipazione della Germania al fondo Esm, cifra che corrisponde a quella attualmente pattuita, ciò significa che qualsiasi eventuale aumento dovrà essere approvato dal Parlamento al completo. Alcuni osservatori, come gli analisti di Nomura, si aspettavano paletti ancora più stringenti che comprendessero un limite ulteriore e più ampio per la Germania, visto il rischio finanziario che comporta un coinvolgimento tedesco anche nei piani di intervento del Fondo monetario internazionale e della Banca centrale europea. Inoltre entrambe le Camere (Bundestag e Bundesrat) dovranno essere continuamente informate sulle decisioni da prendere. La sentenza odierna è insomma un nuovo tassello per la sopravvivenza della moneta unica, tant'è che i mercati dopo un'iniziale incertezza hanno accolto la decisione con sostanziali rialzi, e lo sforzo della Corte costituzionale è stato quello di un pragmatismo teutonico che non si è smentito. Certo è che i giudici avevano ricevuto forti pressioni dall'esterno: la stampa si era appellata alla Corte per fermare Mario Draghi, e il popolo tedesco - da sempre fiducioso nell'istituzione di Karlsruhe - sperava in un secco "no".

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    • Alberto Brambilla
    • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.