Il lavoro di Giavazzi

Così il governo eviterà altre tasse

Michele Arnese

Tutto è pronto (o quasi) per il bis della spending review. “Siamo in una fase in cui, fatte le riforme strutturali, ora andiamo avanti nella revisione della spesa per tagliare i costi del settore pubblico”, ha detto ieri il premier Mario Monti dopo l’incontro con Angela Merkel. La seconda edizione della spending review questa volta avrà un duplice obiettivo: certo ridurre i costi dell’apparato statale e quindi gli obiettivi di finanza pubblica, ma anche, anzi soprattutto, evitare l’incremento delle aliquote Iva che frutterebbero 6 miliardi di euro in più.

    Roma. Tutto è pronto (o quasi) per il bis della spending review. “Siamo in una fase in cui, fatte le riforme strutturali, ora andiamo avanti nella revisione della spesa per tagliare i costi del settore pubblico”, ha detto ieri il premier Mario Monti dopo l’incontro con Angela Merkel. La seconda edizione della spending review questa volta avrà un duplice obiettivo: certo ridurre i costi dell’apparato statale e quindi gli obiettivi di finanza pubblica, ma anche, anzi soprattutto, evitare l’incremento delle aliquote Iva che frutterebbero 6 miliardi di euro in più. La priorità per il governo, infatti, resta la tenuta dei conti pubblici con la conferma del pareggio di bilancio nel 2013. Con il peggioramento della congiuntura anche il rapporto nominale tra il deficit pubblico e il pil di quest’anno sarà rivisto al rialzo rispetto all’1,7 per cento programmato dall’esecutivo a primavera. Ma se non ci sono soldi statali per provvedimenti robusti pro crescita – è l’idea del governo – almeno si deve scongiurare l’aumento già deciso dell’Iva che scatterebbe dal luglio del 2013. Per evitare l’incremento, serve trovare 6 miliardi di euro non una tantum ma strutturali.

    Come fare? L’esecutivo conta di incidere sulla massa degli incentivi pubblici per le aziende. Materia su cui il premier Mario Monti aveva chiesto un rapporto all’economista bocconiano Francesco Giavazzi che lo ha consegnato nei tempi stabiliti. Il rapporto propone di fatto un azzeramento delle norme sugli incentivi per un nuovo sistema di agevolazioni automatiche solo in caso di fallimento di mercato. Ma il rapporto dell’editorialista del Corriere non era facilmente tramutabile in norma – trapela da fonti dell’esecutivo – nonostante una bozza di articolato predisposta da Giavazzi. Infatti in questi giorni i tecnici della presidenza del Consiglio e dei ministeri dell’Economia e dello Sviluppo stanno lavorando alla riscrittura della bozza di articolato che era stata proposta dall’economista. Inoltre, ha scritto ieri il Sole 24 Ore, “l’esigenza di escludere dal riordino i crediti d’imposta, gli incentivi già interessati dal dl Sviluppo, i contratti di servizio pubblico e i programmi co-finanziati dall’Ue, ha di fatto ampiamente ridotto la stima di 10 miliardi di spese aggredibili contenuta nella versione originaria del testo”. Così gli iniziali dieci miliardi si stanno riducendo a 4 miliardi, secondo le indiscrezioni raccolte nel governo. E gli altri due miliardi da dove arriveranno? In ambienti governativi molti indicano nel lavoro del sottosegretario all’Economia, Vieri Ceriani, per sfoltire quelle che gli addetti ai lavori chiamano tax expenditures, ossia le centinaia di agevolazioni fiscali che assorbono circa 260 miliardi di euro l’anno, una fonte di altri risparmi. Ma da ambienti di Palazzo Chigi trapela scetticismo sulla possibilità che il lavoro di Ceriani possa subito dare frutti. Infatti, si dice al Tesoro, il riordino e la cancellazione delle agevolazioni verranno attuati a dicembre con la Legge di stabilità per il 2013.