Istruzioni per ingannare il popolo sul Cav. e su Bersani

Giuliano Ferrara

Come si fa a deformare le notizie? A ingannare l’opinione pubblica? Guardate il caso del governo Monti alle prese con i due pilastri della sua strana maggioranza. A leggere il mainstream dei giornali sembra che il nemico alle porte sia sempre lui, il Cav., pronto ad azzannarlo, a scatenargli contro la procellosa cultura antieuro, il populismo democratico che ha in odio gli ottimati e i tecnici. Bersani? No, lui e il suo coacervo di coalizzati probabili, anzi improbabili, possibili, forse sì forse no, esprime un leale sostegno, e dapprincipio, al preside.

    Come si fa a deformare le notizie? A ingannare l’opinione pubblica? Guardate il caso del governo Monti alle prese con i due pilastri della sua strana maggioranza. A leggere il mainstream dei giornali sembra che il nemico alle porte sia sempre lui, il Cav., pronto ad azzannarlo, a scatenargli contro la procellosa cultura antieuro, il populismo democratico che ha in odio gli ottimati e i tecnici. Bersani? No, lui e il suo coacervo di coalizzati probabili, anzi improbabili, possibili, forse sì forse no, esprime un leale sostegno, e dapprincipio, al preside. Dicono che poteva vincere le elezioni a novembre, e invece si è acconciato per senso di responsabilità nazionale, ma quanto senso dello stato hanno i postcomunisti. La verità è diversa. Certo che la maggioranza parlamentare di Berlusconi si era sfilacciata parecchio, questo nessuno può negarlo, ma se Bersani poteva vincere, forse, quel che è sicuro è che il Cav. le elezioni politiche le aveva vinte. Ed è lui che si è dimesso per fare posto all’operazione Monti, tenendo fede alla parola data.

    Altro ingannevole inghippo. Con tutto il loro senso dello stato, i postcomunisti e affiliati postdemocristiani sono quelli, come ricordano, di Padoa-Schioppa, di Ciampi, Prodi e compagnia. Loro sì che sono amici dei tecnici. Peccato che il primo a dare uno sbocco europeo consistente a Monti, capo della filiera, sia stato proprio Berlusconi, e nel 1994. Peccato che Prodi e il compianto Padoa-Schioppa siano stati in vario modo sacrificati alle coalizioni con Bertinotti o addirittura con Diliberto e Ferrero, i non tanto post comunisti che ai tecnici hanno fatto vedere i sorci verdi. Per non parlare di D’Alema, che con il poco tecnico Cossiga, salto della quaglia e mossa del cavallo, congiurò, come poi farà Veltroni, per far scendere di sella il supertecnico dell’Ulivo e mettersi al suo posto. Vi fidate quando Bersani dice nelle interviste agli europei che loro, i superpost, sono conosciuti e garantiti dall’amore sempiterno per le soluzioni responsabili e tecniche? Io poco.

    E’ vero, il Giornale di famiglia, come lo presentano i detrattori, bastona Monti un giorno sì e un giorno no. Ma anche noi, si parva licet componere magnis, siamo un giornalino in qualche senso di famiglia, e a Monti regaliamo quasi soltanto rose e balocchi e buoni voti in pagella. Come la mettiamo? Berlusconi è biforcuto, oppure nel centro destra cosiddetto convivono ipotesi e culture diverse, esperienze editoriali e da mosca cocchiera che si muovono divergenti e parallele. Fatto sta che lui, Berlusconi, non ha mai detto, dallo scorso novembre ad oggi, quel che ha detto di recente un Bersani o quel che ha detto un D’Alema. D’Alema tronfio: “Stanno lì per un poco, poi arriviamo noi e con noi la piena democrazia politica. E i nostri tecnici erano meglio di questi” (bum). Bersani, emiliano: “Ho qui pronta una squadra di giovani laburisti per governare, questi non sono equi abbastanza, non va, e adesso caricaaaaaaa!” (aribum). Pensate se Berlusconi avesse detto. “Ho qui delle graziose ministre e dei baldi giovani pronti alla bisogna, non ho bisogno di tecnici, metto Brunetta al Tesoro, bisogna rifare un governo delle libertà e restaurare la democrazia…”, lo avrebbero impiccato come un caudillo che vuole distruggere l’Italia appena salvata dai benemeriti. Nel giro di Berlusconi si discute, non è escluso che si vada verso una campagna fatta anche di durezze. Ma intanto si discute con una certa equanimità, con spazio per tutti, anche per i grancoalizionisti. Gli altri hanno già deciso: dàgli a Monti e alle multinazionali. Tanto i giornali amici diranno sempre solo una cosa: a sinistra c’è tanto senso dello stato, a destra sono eversivi. Qualunque cosa succeda.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.