Arriva il do ut des

Ecco il grand bargain tra Draghi e Merkel che (forse) salverà l'euro

David Carretta

L’annunciata tempesta di agosto non c’è stata e nei corridoi comunitari si respira aria di ottimismo grazie alla promessa della Banca centrale europea di fare quanto è necessario per salvare l’euro. I comitati tecnici della Bce sono al lavoro sul nuovo programma di acquisti di bond, che dovrebbe essere lanciato dal Consiglio direttivo il 6 settembre. In un’intervista all’Irish Times, il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schäuble, ha confermato l’alleanza tra Mario Draghi e Angela Merkel per stabilizzare la zona euro: “Alcuni dicono che la Bce stia violando il suo mandato. Io non la penso così”.

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    Bruxelles. L’annunciata tempesta di agosto non c’è stata e nei corridoi comunitari si respira aria di ottimismo grazie alla promessa della Banca centrale europea di fare quanto è necessario per salvare l’euro. I comitati tecnici della Bce sono al lavoro sul nuovo programma di acquisti di bond, che dovrebbe essere lanciato dal Consiglio direttivo il 6 settembre. In un’intervista all’Irish Times, il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schäuble, ha confermato l’alleanza tra Mario Draghi e Angela Merkel per stabilizzare la zona euro: “Alcuni dicono che la Bce stia violando il suo mandato. Io non la penso così”. Ma Lady Spread rimane pericolosamente volatile e – secondo gli analisti – le montagne russe continueranno almeno fino a metà settembre, quando la Corte costituzionale tedesca annuncerà la sua decisione sul Fondo salva stati. Il Meccanismo europeo di stabilità, con la sua potenza di fuoco da 500 miliardi, è un tassello fondamentale del grand bargain Draghi-Merkel. Gli investitori attendono i dettagli del Grande scambio tra Francoforte e Berlino, che prevede – tra l’altro – acquisti congiunti di bond da parte della Bce e del Fondo salva-stati. Ma sanno anche che il grand bargain è fragile. Due anonimi banchieri centrali hanno detto a Bloomberg che Draghi potrebbe aspettare la Corte di Karlsruhe, rinviando di un mese l’annuncio del nuovo programma necessario a soccorrere Madrid e Roma. E i vertici bilaterali dei prossimi giorni, in cui si decideranno le sorti di Grecia, Spagna e Italia e del futuro della zona euro, vengono guardati con nervosismo.

    A Berlino il premier greco, Antonis Samaras, non ha ottenuto da Merkel quel che chiede fin dalla sua elezione: due anni in più per il programma di austerità. Oggi a Parigi otterrà da François Hollande solo un po’ più di benevolenza retorica. Ma le concessioni alla Grecia non ci saranno prima del 2013: solo quando Atene avrà dimostrato la sua capacità di implementare le riforme, i leader della zona euro si mostreranno più indulgenti. Se invece continuerà con l’immobilismo, la Grecia è destinata a diventare la vittima sacrificale sull’altare del grand bargain. Un’uscita di Atene dall’euro “è gestibile”, anche se “costosa”, ha spiegato il membro tedesco del board della Bce, Jörg Asmussen, l’uomo di collegamento tra Merkel e Draghi.

    Le indiscrezioni dell’Independent sulle pressioni di Barack Obama per rinviare la Grexit a dopo le presidenziali americane lo conferma: la cancelliera è pronta a mollare la Grecia, in cambio di maggiore benevolenza dell’opinione tedesca sugli altri fronti della crisi, a cominciare da Spagna e Italia.
    Malgrado le smentite, la richiesta formale di aiuti da parte di Madrid è questione di settimane. Alcune fonti spagnole hanno rivelato a Reuters che sono iniziate le discussioni tecniche per attivare il Fondo salva stati, anche se il vero obiettivo è di ottenere l’intervento della Bce. La prossima settimana, il premier Mariano Rajoy vedrà il presidente del Consiglio, Herman Van Rompuy, e quello francese Hollande. Ma l’incontro decisivo sarà quello del 6 settembre alla Moncloa con Merkel. Lo stesso Van Rompuy volerà a Berlino e Parigi il 4 e 5 settembre. Nel frattempo, anche Mario Monti avrà avuto un bilaterale (il 29 agosto) con la cancelliera. L’Italia si metterà in scia, aspettando di vedere i primi risultati del bailout della Spagna, prima di decidere se chiedere aiuto. Per ora le agenzie di rating spingono in quella direzione. In un rapporto speciale, Fitch ha spiegato che gli acquisti congiunti di bond “probabilmente saranno credit positive” e permetteranno di “allentare la pressione sui rating sovrani nella zona euro”.

    Ipotesi referendum sulla futura Ue
    Anche l’autunno sarà caldo per il grand bargain. Tra ottobre e dicembre si scalderanno le trattative sull’integrazione politica della zona euro, chiesta da Merkel in cambio di maggiore solidarietà: più si andrà lontani nel grande balzo dell’Unione bancaria, fiscale, economica e politica, più la Germania farà concessioni. L’ostilità della Francia a cedere la propria sovranità di bilancio costituisce il principale ostacolo a un accordo a dicembre. Ma c’è un’altra grande incognita, tutta tedesca. “A un certo punto potremmo avere bisogno di un referendum” per trasferire “parti considerevoli della nostra sovranità all’Ue”, ha spiegato Schäuble. “Quel giorno dovremo condurre una grossa campagna e sono fiducioso che abbiamo una buona possibilità che andrà bene. I tedeschi in generale sono molto pro europei”. Insomma, la crisi della zona euro non è destinata a finire con l’acquisto di qualche Btp e Bonos.

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