Le ricette sono tante, ma la missione è una

Giuliano Ferrara

Si dice nel mondo politico, sottotraccia, che sì, vabbè, la grande coalizione può essere un’evenienza, ma va esclusa per principio in campagna elettorale, sennò che figura ci fanno partiti e futuribili coalizioni di centrodestra e di centrosinistra? Come si mobilitano gli elettori? Come si marginalizza il fenomeno dell’antisistema, il solito ricorrente sberleffo degli italiani che votano a dispetto? Riflettiamo un istante.

    Si dice nel mondo politico, sottotraccia, che sì, vabbè, la grande coalizione può essere un’evenienza, ma va esclusa per principio in campagna elettorale, sennò che figura ci fanno partiti e futuribili coalizioni di centrodestra e di centrosinistra? Come si mobilitano gli elettori? Come si marginalizza il fenomeno dell’antisistema, il solito ricorrente sberleffo degli italiani che votano a dispetto? Riflettiamo un istante. A sinistra c’è forse uno Schroeder, qualcuno che abbia rotto con la Neue Linke (Nuova Sinistra) in nome della Neue Mitte (Nuovo Centro) e di una agenda Germania 2010 di riforme e di spinta a crescita, occupazione, competitività? C’è? Mi pare di no. A destra c’è una credibile diversa visione, e alternativa, dello sviluppo, una grande riforma fiscale e del welfare e una squadra che dia garanzie di saperla governare con un orizzonte di stabilità politica e sociale, in grado di fare meglio di quanto abbiano potuto i tecnici? C’è? Mi pare di no. Abbiamo istituzioni sane, reattive, che mettono in grado di governare chi vince le elezioni maggioritariamente? Mi pare di no. Ha un significato dirimente il fatto che i partiti nel novembre scorso siano fuggiti dal governo, come dice lo scaltro Pomicino, e che i primi passi per darci una salvata e costruire un minimo di futuro sostenibile in Europa e nel mondo siano stati fatti con una compagine tecnocratica appoggiata e seguita passo passo, con maggiore o minore entusiasmo, da una maggioranza di grande coalizione? Ce l’ha?

    Mi pare di sì. Ha un significato che l’accordo sulla legge elettorale si incentri sul ritorno alla proporzionale con correttivi maggioritari, una legge che rende possibile, se non probabile, un vincitore di maggioranza relativa che poi in Parlamento deve fare accordi per la maggioranza assoluta? Ce l’ha un significato? Mi pare di sì. E allora, signore e signori, ha senso coglionare gli italiani e profilare sulla scena identità militanti incompatibili per ramazzare voti contando sulla credulità pubblica? Non ho particolare stima del comportamento elettorale mio e dei miei compatrioti, ma proprio di imbecille non vorrei prendermelo, e con me credo che milioni di italiani non vorrebbero essere menati per il naso. Ciascuno ha la sua identità programmatica, ha diritto di essere sé stesso, sempre accertandosi di non essere uno stronzo, ma il contesto della battaglia che s’avvicina deve essere di verità politica e di responsabilità, senza le quali perfino libertà è parola vuota, come abbiamo purtroppo visto in questi anni. Le ricette variano, di poco, ma stavolta la mensa è in comune. Pardon, la missione.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.