Dove un articolo dimostra che siamo circondati da cretini

Giuliano Ferrara

Grazie a un articolo clamorosamente illuminante e ben fatto del New York Times apprendiamo che chiunque parli dei mercati come di una macchina impersonale di esproprio della sovranità è un cretino. Lo sapevamo, almeno noi, ma è virtuoso sentirselo raccontare per filo e per segno. Coloro che tutti i giorni manovrano sul fronte dei titoli di stato, del debito sovrano, sono dei giovanotti professionalmente formati nelle facoltà di matematica o in altre discipline scientifiche, i famosi guru degli algoritmi, e qualcuno ha studiato in facoltà umanistiche; non sono anonimi.

Leggi I guru americani che si scambiano i bond europei sul New York Times

    Grazie a un articolo clamorosamente illuminante e ben fatto del New York Times apprendiamo che chiunque parli dei mercati come di una macchina impersonale di esproprio della sovranità è un cretino. Lo sapevamo, almeno noi, ma è virtuoso sentirselo raccontare per filo e per segno. Coloro che tutti i giorni manovrano sul fronte dei titoli di stato, del debito sovrano, sono dei giovanotti professionalmente formati nelle facoltà di matematica o in altre discipline scientifiche, i famosi guru degli algoritmi, e qualcuno ha studiato in facoltà umanistiche; non sono anonimi, uno si chiama James Konrad e lavora su investimenti fino a tre miliardi di euro per la Royal Bank of Scotland, un altro si chiama Andrew Balls e sta alla gestione degli investimenti europei di Pimco, un altro coordina Natixis Asset Management a Parigi e ha nome Olivier de Larouzière; non sono una macchina da guerra, si dicono “confusi e senza palle”, wimps è la parola che usano, e descrivono il loro lavoro, che è precisamente quello da cui dipendono le nostre ansie nazionali e sovranazionali, come l’arduo tentativo di sfuggire a meccanismi di valutazione irrazionali, facendo ordine – in nome dell’investimento e della sua redditività – nel casino politico e scenico in cui è precipitata l’Europa, e con essa mezzo mondo o il mondo tutto intero, da quando gli americani hanno cominciato a pagare le loro bolle speculative di vario ordine e grado, i greci il trucco delle contabili di stato, gli spagnoli la bella vita immobiliare e l’opacità delle banche e gli italiani l’alto debito.

    La materia di cui si impicciano i mercati brutti e cattivi e sfruttatori del nuovo “fascismo finanziario” (Tremonti), cioè queste società e i tipi e tipacci che lavorano per loro gestendo montagne di denaro, come le banche hanno sempre fatto ma ora in una dimensione di tempi rapidi, istantanei, e di volumi inauditi prima, in una trasparenza che deluderà lo scemo ideologico sempre alla caccia di spiegazioni “da dietro”, come se non bastassero quelle che sono “davanti”, è quella che leggiamo tutti i giorni nei quotidiani e vediamo nei telegiornali della sera, né più né meno (e chi legge notizie e pagine economico finanziarie magari è anche più informato). Sanno che l’Italia non merita certi trattamenti, ma Grecia e Spagna hanno a un certo punto dirottato su questo paese, che ha comunque un debito alto e anche un po’ alticcio, i loro bravi casini. Sanno, come lo sanno i pensionati e i lavoratori risparmiatori a basso reddito, che gli alti interessi o rendimenti spuntati nella contrattazione poi deprezzano il valore nominale dei titoli posseduti, e se ne rammaricano come fate voi con il vostro bancario di riferimento.

    Guadagnano e perdono, per così dire democraticamente, su una piazza in cui contano notizie sulla crisi di governo, sulla data delle elezioni, sull’affidabilità pubblica delle promesse di riforme e le varie agende Monti. E tutto questo lo dicono senza problemi al reporter, quando ci sono reporter diversi da quelli che in Italia seguono Mediobanca, senza essere inconsapevoli di una certa quale follia nella quale sono essi stessi incastrati, perché alla fine nelle società libere i prezzi non li fa lo stato o il partito, cosa che implica miseria per tutti come s’è visto, ma il mercato, e il mercato, la piazza del mercato, non è precisamente una asettica sala di compensazione di idee platoniche, è un luogo di spinte anche emotive e di ragionamenti speculativi.

    Avevamo per tempo avvertito qui: badate che le elezioni italiane e altre elezioni, che a quanto pare dovrebbero a breve legittimare la democrazia sospesa da Monti con le chiacchiere “povetiche” di Vendola e con le intemerate rozze e arcaico-rurali di un Di Pietro, alla fine dovranno in qualche modo registrare la realtà e conformarvisi. E la realtà è che la democrazia ha sempre avuto tra i suoi attori i mercati, con la differenza che adesso, nell’epoca del high frequency trading, che vuol dire Borse più esposte alle sensibilità e al panico e all’euforia e mercati finanziari senza frontiere, dunque parossistici nel loro ritmo cardiaco, tutto è più in fretta, più in grande, di più.

    Tornano i partiti, con quei loro bei programmucci di “intenti”, via ai progetti socialisti dei vari Landini e altre bellurie sindacali, le masse si riappropriano del loro destino, exit la banca, mai più dittatura dei mercati. Sono semplificazioni ridicole, dicevamo, e non avevamo torto, visto che fra un po’ il programma dell’Ulivo.2 o 3 o della Pdl ce lo faremo necessariamente vistare da un funzionario di Mario Draghi. Non è che io voglia finire la mia vita nel nichilismo finanziario, è che non ho più voglia di sentire sparare tante stupidaggini in libertà, e come ho sempre saputo che la politica fa i conti in mille modi con i quattrini e il loro impiego libero e regolato in regime capitalistico e liberaldemocratico, così ora non sono sorpreso se il New York Times mi racconta chi sono i nuovi boss. Meglio James Konrad di Nichi Vendola. Tra l’altro è socialmente meno pericoloso, e alla fine ha più voti anche se non si presenta alle elezioni.

    Leggi I guru americani che si scambiano i bond europei sul New York Times

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.