Preside, su le mutande

A tutto c'è un limite

Giuliano Ferrara

 

La cosa che ci piace del Preside Monti, e per la quale lo teniamo da conto con ostinazione, è l’aria di distaccata e spesso anche ironica competenza esibita nello spiegare la decisione politica.

     

    La cosa che ci piace del Preside Monti, e per la quale lo teniamo da conto con ostinazione, è l’aria di distaccata e spesso anche ironica competenza esibita nello spiegare la decisione politica. Anche un professore, caso rarissimo in natura, può fare il capo di un governo, il braccio esecutivo dello stato, e può farlo, in situazione di emergenza, condividendo con il paese le arti professorali del disincanto, della freddezza di fronte alle passioni, insomma di uno spirito un po’ disincarnato e tra le nuvole. Ma a tutto c’è un limite, e ogni limite ha la sua pazienza, secondo Totò. Ieri il presidente del Consiglio, impegnato in un tour di persuasione allo scopo di arginare le pretese esclusiviste e nazionaliste della Bundesbank e forse della Cancelleria di Berlino, se ne è uscito così: “Se non si agisce contro lo spread eccessivo, il risultato sarà l’opposto di quanto ci si propone, e invece di virtuose convergenze si produrranno governi euroscettici”. Il che va bene se scritto sul Corriere, nello spazio delle opinioni, o detto parenteticamente in una conferenza dotta in situazione quasi pacifica. Ieri invece è stato un giorno drammatico, cioè spettacolare, in cui si è registrato lo stop tedesco a Mario Draghi, con le note conseguenze su spread e valori di Borsa (perché alla fine i mercati votano razionalmente e con il portafoglio palpitante, e sono un metro reattivo in tempo reale di ogni decisione sbagliata o di ogni impotente rinvio della decisione). Ecco, in questa situazione di guerra guerreggiata, in cui il nazionalismo germanico ha fatto capolino con modi assai inurbani e dannosi, il governo italiano ci ha offerto una previsione editoriale o uno scenario accademico, una robina che giustifica pienamente il titolo onorifico e sarcastico di Preside che affibbiammo a suo tempo al capo dei tecnici. Ma scherziamo?

    La favola della impossibile condivisione del debito da parte dell’Europa virtuosa, che sia dettata ai bambini in olandese, in finlandese, in Hochdeutsch o in Niederdeutsch, è una odiosa barzelletta. Il capo del governo di una nazione che abbia dignitosa cura di sé deve dire alto e chiaro che o la Germania autorizza e mette in opera una politica espansiva fondata sulla responsabilità comune del mercato e della moneta unificati oppure mette in pericolo la costruzione europea e deve tenersi pronta a pagarne le conseguenze: non una parola di più, non una parola di meno. Il capo del governo non può mettersi nella condizione di un osservatore disincantato che sta per lasciare la sua postazione accademica e si limita a prevedere il peggio come escogitazione retorica per suggerire al Principe o al marziale Egemone d’Europa un comportamento acconcio. Se questo fosse lo stato d’animo della guida politica italiana, tanto varrebbe votare subito e procurarcene una che sappia opporre ai partner riluttanti e al loro atteggiamento di sfida la forza della decisione e la verità della storia europea. Altro che scenari più o meno euroscettici. 

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.