Monti è bravo quanto il Cav. a fare politica estera nella dacia di Putin

Luigi De Biase

L'avranno presa male soprattutto a Foggy Bottom, nel quartier generale del dipartimento di stato americano, dove pensano che gli affari con Putin siano storie di spionaggio e satrapi orientali. Questa volta, nella dacia del presidente russo s'è visto un tipo pacato come Mario Monti, uno che pare piuttosto lontano dai romanzi sul Grande Gioco. Il premier italiano ha chiuso lunedì una visita di due giorni in Russia, la prima da quando è capo di governo: a Mosca ha salutato il patriarca della chiesa ortodossa e il primo ministro, Dmitri Medvedev, poi è volato a Soci per un incontro nella residenza Bocharov Rucej, la villa di Putin sulle coste del mar Nero.

    L'avranno presa male soprattutto a Foggy Bottom, nel quartier generale del dipartimento di stato americano, dove pensano che gli affari con Putin siano storie di spionaggio e satrapi orientali. Questa volta, nella dacia del presidente russo s'è visto un tipo pacato come Mario Monti, uno che pare piuttosto lontano dai romanzi sul Grande Gioco. Il premier italiano ha chiuso lunedì una visita di due giorni in Russia, la prima da quando è capo di governo: a Mosca ha salutato il patriarca della chiesa ortodossa e il primo ministro, Dmitri Medvedev, poi è volato a Soci per un incontro nella residenza Bocharov Rucej, la villa di Putin sulle coste del mar Nero. Monti è arrivato in Russia con l'obiettivo di spingere “l'economia reale” e gli sguardi seri nella conferenza stampa di lunedì pomeriggio non sono un brutto segno, anzi: sei commesse importanti saranno realizzate nei prossimi mesi fra Mosca e Roma, sei grandi progetti che riguardano energia, servizi e costruzioni.

    Techint ha stretto un accordo da due miliardi di dollari con Norilsk, il gigante mondiale delle materie prime; Poste Italiane e Selex Elsag (Gruppo Finmeccanica) metteranno a nuovo la rete che collega i 42 mila uffici delle poste russe; Eccher si è aggiudicata appalti per riqualificare l'area intorno allo stadio della Dinamo Mosca; Intesa SanPaolo e Gazprom Bank hanno firmato un patto da 300 milioni di euro per investimenti di private equity in imprese russe e italiane. E poi c'è Eni, che ha dato il via ufficiale all'alleanza con Rosneft, la prima compagnia petrolifera del paese: è un'intesa che permette agli italiani di esplorare tre blocchi nel mar Nero, nell'Artico e nel mare di Barents, un'operazione valutata 125 miliardi di dollari. Monti ha parlato anche di finanza, ha strappato a Putin la garanzia che la Russia non venderà euro e forse lo ha convinto a puntare di più sui titoli di stato italiani. Insomma, fra le piante tropicali di Bocharov Rucej non ci sono più battute e foto con il colbacco, com'era ai tempi del Cav., ma gli affari vanno ancora alla grande.

    I rapporti commerciali fra la Russia e l'Italia crescono. Le nostre esportazioni sono salite del 230 per cento dal 1998 al 2007, passando da 2,7 a 9,5 miliardi di euro, hanno rallentato nel 2008 ma sono risalite già nel 2010. Oggi l'Italia è terza nelle classifiche dell'interscambio con la Russia, dietro due potenze come Cina e Germania. Questo rapporto speciale è stato un cardine della politica estera italiana e si è rafforzato con l'ascesa di Putin: tutti i premier italiani degli ultimi quindici anni sono passati per i suoi salotti al Cremlino o per la villa di Soci, lo ha fatto Monti come Romano Prodi, al quale fu offerto di presiedere il consorzio South Stream, la joint venture incaricata di costruire un gasdotto per collegare l'Europa ai giacimenti dell'Asia. Visite a Putin ne ha fatte (più d'una) Silvio Berlusconi, che ha chiuso accordi per le imprese italiane e ha ottenuto risultati positivi anche sul piano della strategia internazionale.

    Ma negli anni del Cav., i diplomatici americani hanno mostrato qualche turbamento per i rapporti fra Italia e Russia. Julian Assange ha svelato con i suoi Wikileaks alcuni file imbarazzanti inviati a Washington dalle rappresentanze di Roma e Mosca: era un intreccio di confidenze sullo “stile macho” di Putin, dubbi sui progetti di Eni e sospetti su presunte “percentuali” nella guerra in Georgia. I file hanno alimentato leggende come quella sul “lettone” a Palazzo Grazioli e hanno spinto Repubblica a pubblicare un'inchiesta sugli affari russi del Cav., scivolata in pochi giorni dalla prima pagina al fondo del giornale. Oggi il Cav. non è più al governo, nella dacia di Putin entra un altro premier italiano e l'amicizia fra la Russia e l'Italia è forte quanto prima.