Formigoni colpevole speciale

Giuliano Ferrara

Nessuno è innocente in politica, la responsabilità penale non può essere ambigua: sono due criteri, tra morale e giustizia, che questo giornale ha sempre cercato di rispettare. Ogni volta che i criteri sono saltati, e come nel caso Formigoni si è passati a indecenti campagne colpevolizzanti e infine alla formalizzazione di imputazioni fragili su cui si indaga, la realtà è risultata faziosamente capovolta, con l’azzardo al posto della ricerca di una verità processuale al di là di ogni dubbio.

    Nessuno è innocente in politica, la responsabilità penale non può essere ambigua: sono due criteri, tra morale e giustizia, che questo giornale ha sempre cercato di rispettare. Ogni volta che i criteri sono saltati, e come nel caso Formigoni si è passati a indecenti campagne colpevolizzanti e infine alla formalizzazione di imputazioni fragili su cui si indaga, la realtà è risultata faziosamente capovolta, con l’azzardo al posto della ricerca di una verità processuale al di là di ogni dubbio, con la moralizzazione spesso moralizzata da assoluzioni in giudizio a babbo politicamente morto (l’uccisione in effigie del colpevole non si fa con le condanne ma con le campagne mediatico-giudiziarie). La procura di Milano, superate indecisioni, appianati a quanto pare dissensi tra falchi e colombe, ora dice: il presidente della Lombardia è indagato per corruzione internazionale, reato che assorbe il minore addebito di finanziamento illecito. Con l’aiuto di flussi esteri, Formigoni ha ottenuto – dicono i pm – ingenti utilità di tipo personale, legate al suo standard di vita, in cambio di finanziamenti discrezionali andati a un centro sanitario, la Fondazione Maugeri, che l’imputato Piero Daccò mungeva secondo la procura a dovere anche per via della mediazione d’affari impropria, e corruttiva, che metteva in essere.

    In cambio? Questo è il problema. Se il primario insediato disinvoltamente da Nichi Vendola, ragione di una richiesta di rinvio a giudizio per concorso in abuso d’ufficio, avesse messo a disposizione del presidente della Puglia barche, vacanze, case scontate e finanziamenti elettorali, ricavando i mezzi per farlo da un giro di mediazioni ritenuto corruttivo e incentrato su strutture finanziate discrezionalmente dalla regione, il pasticcio crescerebbe di peso e si apparenterebbe a quello che insidia l’onorabilità del suo collega  Formigoni. Questo sul piano delle apparenze e dell’azzardo morale consistente nel vivere la propria insindacabile vita privata in uno spazio che per gli amministratori pubblici privato non è. Ma apparenze e azzardo morale personale non sono reato penale, sono condotte etiche censurabili, gravi errori di stile, materia diffusa e che non è ancora penalmente definibile come corruzione. Bisogna che ci sia stato, e che sia dimostrabile, un effettivo patto corruttivo. In cambio, appunto.

    L’onere della prova sta agli inquirenti, e tenere in galera per un anno circa gli indagati, sperando che dicano quel che ci si attende dicano, non è un modo di ricercare la prova attraverso indagini civili, è un imbarbarimento della giustizia. Detto questo, l’iniziativa inquirente ci sta, con l’avviso cautelare secondo il quale in politica non ci sono innocenti, ma la prima misura di un politico è la sua efficacia nel governare: la Corte dei Conti ha stabilito inequivocabilmente che Formigoni è un presidente che ha lavorato per il bene comune dei bilanci in ordine e dell’efficienza sanitaria. Che poi la sua vita privata possa dimostrare con prove certe la “corruzione internazionale”, questo è un altro discorso che seguiremo con scrupolo. Evitando che si chiuda su una esperienza amministrativa grandeggiante la solita commistione tra propaganda e giustizia politica.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.