Campagna parallela: lettera del Cav. a Rutelli su soldi e giustizia

Giuliano Ferrara

Campagna parallela per il Cav. di ritorno. Volantino numero 1. E’ il pomeriggio di sabato. Le agenzie battono la notizia: “Rutelli è stato calunniato da Lusi, lo dicono i magistrati che indagano sul senatore e tesoriere della ex Margherita ristretto in carcere, dopo la fluviale chiamata in correità dello stesso a carico dei suoi ex compagni di partito”. Berlusconi riunisce il cerchietto magico, e al termine della riunione rilascia alla stampa questa lettera aperta al leader del piccolo centro. Segue il testo.

    Campagna parallela per il Cav. di ritorno. Volantino numero 1. E’ il pomeriggio di sabato. Le agenzie battono la notizia: “Rutelli è stato calunniato da Lusi, lo dicono i magistrati che indagano sul senatore e tesoriere della ex Margherita ristretto in carcere, dopo la fluviale chiamata in correità dello stesso a carico dei suoi ex compagni di partito”.

    Berlusconi riunisce il cerchietto magico, e al termine della riunione rilascia alla stampa questa lettera aperta al leader del piccolo centro. Segue il testo.

    “Caro Rutelli, mi consenta di congratularmi con lei. Di questi tempi, la sua vicenda insegna. Due cose, intanto. Che chi rubacchia ai partiti, facendo creste milionarie sul finanziamento pubblico per costruirsi un patrimonio personale con mezzi extralegali, non ha titolo per impancarsi a moralizzatore ex post. Che si può avere la fortuna di incappare in magistrati che non fanno dell’antipolitica sciatta, becera e faziosa la loro ragion d’essere, pm capaci di distinguere, di ascoltare le ragioni documentate della difesa, di impedire che dalla catastrofe mediatica in cui piomba chiunque sia associato a ruberie di denaro pubblico, anche indirettamente e non per dolo personale o di gruppo, si slitti verso una deriva giudiziaria fatta di generalizzazioni impoprie, character assassination, sputtanamenti ad uso dell’avversario peggiore, l’Arcinemico. Avrei molti motivi di lagnanza nei suoi confronti, a partire da quell’esortazione d’un tempo a mettere in galera Craxi per farle avere il piacere di vederlo mangiare il rancio dei galeotti, altro che ‘pane e cicoria’, e la mia amica bizzosa e oggi estraniata Stefania, figlia del grande mio sodale e leader socialista degli anni Ottanta, non ebbe tutti i torti a pagare una piccola multa per la soddisfazione di darle dello stronzo.

    Ma sono cose remote, che ricordo per amore di verità e per personale diletto, quello che oggi conta è il fatto che lei è divenuto per alcun tempo campione del malaffare potenziale o reale che si compie intorno ai soldi pubblici, però si è difeso con grinta e ha trovato sulla sua strada un percorso abbastanza civile, giornali barbarici e televisioni a parte, che le ha permesso con metodi istituzionali di ricostruire la distinzione tra un lestofante che ricatta e un pubblico accusatore che mette alla berlina i vizi dei potenti.

    Le è stato consentito, caro Rutelli, di difendersi pienamente nel processo, nel corso stesso delle indagini, privilegio di cui ha goduto da uomo di sinistra, da uomo dell’establishment, da politico non percepito come minacciosa ipoteca sul potere inquisitorio di certa magistratura, e nel quale privilegio non si è accucciato tanto per riscuotere una rendita, ma che ha usato attivamente al fine di dimostrare la sua buona fede, il tradimento consumato ai suoi danni da uno strano boy scout.

    Credo che gli italiani possano perdonare un errore riconosciuto, la mancata sorveglianza su un flusso di denaro pubblico che doveva essere destinato alla politica, pur essendo in sé in parte indebito vista la morte del soggetto partitico che lo percepiva, e invece è stato in larga misura usato per cene e viaggi o acquisti non tanto eleganti sui quali nessuno ha avuto niente da dire, perché tutti erano impegnati a inquisire le cene più meno eleganti o eccitanti a casa mia e i viaggi che mi pago con soldi guadagnati in proprio, non senza rovinare immagine e vita di donne e ragazze e persone ospiti di Arcore e Palazzo Grazioli per una micragnosa e immorale voglia di distruzione dell’Arcinemico.

    Non so che posto vorrà prendere nella imminente campagna elettorale. Abbiamo fatto perfino un pezzo di strada insieme con quel galantuomo di Monti, ora riprenderemo la nostra autonomia conflittuale, che poi si chiama democrazia, ma io intendo farlo tenendo conto della lezione degli anni, delle necessità della nazione, dei problemi seri e gravi che ci stanno di fronte.

    Con un augurio di buon lavoro, alla faccia di tutti quelli che a destra e a sinistra si sono comportati con un certo livore e hanno in linea di principio scommesso sulla sua corruttibilità, infame presunzione di colpevolezza, mettendo in discussione anche cose preziose come la sua vita privata e familiare,

    mi creda suo, Silvio Berlusconi”.

     

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.