Human Right

Conservatori non cazzoni. Manifesto per una nuova destra

Redazione

L’arte del governo non si riduce alla sola competenza. Per avere successo, un governo deve offrire un programma capace di combinare politiche efficaci a un’ideologia in grado di ottenere il sostegno pubblico facendo leva sui principi morali e sui valori intellettuali.

    Pubblichiamo ampi stralci del paper scritto dal think tank conservatore inglese Centre for Policy Studies su “La ricerca del cambiamento e del rinnovamento”. Ovvero “Come riempire il gap ideologico del centrodestra”.
       
    L’arte del governo non si riduce alla sola competenza. Per avere successo, un governo deve offrire un programma capace di combinare politiche efficaci a un’ideologia in grado di ottenere il sostegno pubblico facendo leva sui principi morali e sui valori intellettuali. Quanto maggiori sono le sfide pratiche da affrontare, tanto maggiore è la necessità di un’adeguata intelaiatura intellettuale. Proprio come le riforme attuate dal governo laburista postbellico di Clement Attlee si fondavano sull’idea di uno stato del welfare che seppe guadagnare il sostegno dell’opinione pubblica, così anche Margaret Thatcher trasformò la Gran Bretagna perché le sue politiche si basavano su un’ideologia coerente di economia del libero mercato, che l’elettorato era pronto ad accettare. Il centrodestra non è sostenuto da un’analoga ideologia. Persino nell’estremamente improbabile circostanza che l’amministrazione riuscisse a superare tutte le difficilissime sfide pratiche che deve affrontare, ciò non sarebbe sufficiente a cambiare in meglio la Gran Bretagna. Sarebbe davvero grave se il governo non riuscisse a vincere sul terreno ideologico; quel che è peggio, è che non sembra nemmeno provare a farlo. Le politiche dei conservatori e dei Liberal Democrat vengono formulate nel linguaggio dei laburisti e verificate sui capisaldi laburisti. In un momento di crisi nazionale, la chiarezza ideologica non è un optional. Il centrodestra ha ereditato problemi che vanno ben oltre quelli di una spesa pubblica insostenibile e di un deficit più profondo di quello di qualsiasi altra economia avanzata. Il piano di ripresa fiscale si basa sulla crescita, ma la crescita appare irrealizzabile perché l’economia, per lungo tempo dipendente dal prestito privato e dalla spesa pubblica, risulta quasi incompatibile con l’espansione, tanto che almeno il 70 per cento dell’output proviene da settori industriali che, nel clima economico attuale, sono incapaci di ulteriore crescita.

    In mancanza di cambiamenti radicali (tanto sul piano pratico quanto su quello ideologico), le deduzioni che si possono trarre dalle condizioni attuali appaiono inquietanti: a) l’economia continuerà ad affondare; b) di conseguenza, il piano di riduzione fiscale fallirà; c) il debito continuerà a salire, fino al punto da mettere in pericolo i tassi di interesse; d) non si realizzerà alcun taglio concreto della spesa pubblica; e) il populismo esigerà gravami fiscali sempre più pesanti sui “ricchi”, fino al punto di distruggere ogni forma di incentivi e di imprenditorialità; f) i mercati dei capitali metteranno in dubbio l’idea di continuare a sovvenzionare uno stile di vita e un welfare state non meritati.
    La deriva non è un’opzione praticabile. Le sfide che la Gran Bretagna deve affrontare richiedono robuste politiche fondate su una precisa e chiara ideologia. Un tale cambiamento può essere compiuto soltanto con il sostegno dell’opinione pubblica, che, a sua volta, richiede una conquista sul piano morale e ideologico. La priorità, pertanto, deve essere la promozione di una filosofia che renda partecipe il pubblico e il governo nella realizzazione di riforme di vasta portata. E proprio come per l’ideologia di Attlee e della signora Thatcher, anche questa nuova impalcatura concettuale deve essere sincera e profonda. Le ideologie sintetiche, come quella elaborata dal New Labour, prima o poi finiscono su un binario morto.

    L’importanza fondamentale dell’ideologia
    Per avere successo, un governo deve soddisfare due criteri, e non uno soltanto. Il primo di questi criteri è di carattere pratico: un’amministrazione supera questo test se, alla fine del proprio mandato, il paese che ha governato appare più prospero, il settore pubblico più efficiente, il bilancio più solido, il debito più basso e la difesa nazionale più forte. Il secondo criterio è invece di carattere ideologico, e un’amministrazione ha successo soltanto se è in grado di mutare l’atteggiamento dell’opinione pubblica, stabilendo un nuovo consenso morale e intellettuale. Mentre il primo criterio è, in larga misura, una questione di competenza, il secondo è intellettuale, e può essere definito come la fondazione di una nuova mentalità nazionale, o come la conquista dell’opinione pubblica. Si tratta, in poche parole, della “battaglia per i cuori e le menti” e della “lotta per la superiorità sul piano intellettuale”. I governi di Clement Attlee (1945-1951) e di Margaret Thatcher (1979-1990) rappresentano illuminanti esempi di successo sul terreno intellettuale, in quanto hanno saputo cambiare la direzione dell’opinione pubblica. (…)
    Nell’immediato, si pongono due decisive sfide ideologiche. La prima è quella di riformare il capitalismo in modo che possa essere utile per tutti, anziché – come avvenuto negli ultimi anni – essere a vantaggio esclusivamente per una minoranza privilegiata. La seconda è quella di riguadagnare la superiorità intellettuale sul concetto sintetico di moralità spacciato così efficacemente dal New Labour.

    Entrambe queste cose, sebbene estremamente importanti, da sole non saranno sufficienti. C’è anche bisogno di un ideale rivoluzionario capace di conquistare il sentimento pubblico. Una precisa ideologia che potrebbe permettere ai conservatori (e ai Liberal-Democrat) di vincere la battaglia intellettuale è la promozione dell’individualismo, ossia porre l’individuo al di sopra del collettivismo e del corporativismo. Sebbene si accordi con le tradizioni liberali di entrambi i partiti del centrodestra, un’agenda che promuova l’individuo rappresenterebbe una rottura radicale con il passato.

    Pragmatismo e ideologia devono essere messi in stretta collaborazione. Le strutture create da Attlee non si sarebbero così solidamente radicate nella mentalità del popolo se il suo governo non avesse creato infrastrutture pubbliche capaci allo stesso tempo di ottenere il consenso sull’idea fondamentale dello stato del welfare. La liberalizzazione dell’economia e del mercato del lavoro promossi dalla signora Thatcher non avrebbe avuto successo se lei stessa non fosse riuscita al contempo a guadagnare l’approvazione per una cultura imprenditoriale. Tutti e due i governi iniziarono tra le difficoltà.

    Attlee ereditò uno stato indebitato e un’economia indebolita dalla titanica lotta per sconfiggere la Germania nazista e il Giappone imperiale. La signora Thatcher ereditò un’economia in fallimento e un’amministrazione finanziaria quasi in bancarotta. Tutti e due i governi si imposero con successo nonostante l’enorme portata della sfida iniziale, o forse addirittura grazie ad essa. Per di più, in entrambi i casi, il capitalismo (come viene praticato attualmente) era profondamente disprezzato dall’opinione pubblica, anche se non si riesce ancora a individuare una valida alternativa.

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