Aiuto, vacanze

Annalena Benini

Le vacanze sono state programmate a febbraio, è troppo tardi per cambiare idea. Avete deciso di portare i bambini a Disney World, mancano pochi giorni e ogni tanto, al pensiero, vi manca il respiro. Brevi momenti di apnea in cui vedete la vita passarvi davanti con la faccia di Super Pippo, mentre qualcuno vi costringe a sorridere per immortalare il bellissimo ricordo familiare.

    Le vacanze sono state programmate a febbraio, è troppo tardi per cambiare idea. Avete deciso di portare i bambini a Disney World, mancano pochi giorni e ogni tanto, al pensiero, vi manca il respiro. Brevi momenti di apnea in cui vedete la vita passarvi davanti con la faccia di Super Pippo, mentre qualcuno vi costringe a sorridere per immortalare il bellissimo ricordo familiare. Oppure avete ascoltato il consiglio dell’analista, o letto uno di quei manuali di auto aiuto con la teoria del tempo tutto per sé, e convinti di fare il bene dei figli avete scelto la vacanza senza bambini, voi due soli sul Machu Picchu, un viaggio terapeutico alla ricerca del tempo perduto come coppia, la necessità esistenziale di bere vodka gimlet senza nessuno che rovesci la ciotola delle patatine, si soffochi con un’oliva, gridi che vuole andare a casa mentre su tutte le isole greche del mondo sta cominciando la bella vita del dopo tramonto. Il New York Times ha aperto un dibattito sull’angoscia da vacanze (quando bisogna rilassarsi per forza, e già il suono del verbo rilassare provoca tremori, nausea e rigidità nucale), chiedendoci se le lotte sul sedile posteriore dell’auto, i ritardi dei voli passati a rincorrere e perdere bambini in prossimità dei bagni, la febbre da jet lag, il mal di gola da aria condizionata, gli allarmi fatti suonare dentro i musei e la medusa attaccata al braccio del bambino durante il primo bagno del primo giorno di vacanza corrispondano al perfetto sogno di fuga estiva con cui ci cullavamo d’inverno nelle sere gelate.

    Per chi possiede una zia Myrtle, o Gladys, che vive in campagna, si fa strada la tentazione diabolica di abbandonare lì la prole, con promessa di riscoperta della vita bucolica, pazzi divertimenti campestri e autentici berretti peruviani al ritorno dal viaggio dei grandi (quelli che sono sopravvissuti e diventati adulti non ai margini della società, nonostate le estati a casa di zia Myrtle, spesso si svegliano ancora nel cuore della notte, tutti sudati, per aver sognato quella terribile volta in cui lei, dopo aver causato un’infestazione di pidocchi per incuria, li rapò a zero con un rasoio e buttò tutti i vestiti, compreso l’orsetto di peluche e il soldatino di pezza, nell’acqua bollente). Qual è la cosa giusta? Francis Scott Fitzgerald e Zelda affittavano grandi case in Francia per l’estate, e portavano con sé la piccola Scottie, naturalmente con la nanny, lui beveva e scriveva “Il grande Gatsby”, lei flirtava con un aviatore, andavano alle feste, davano feste, ogni tanto Zelda si accorgeva della figlia, le disegnava un vestito e le augurava di diventare una sciocchina graziosa (tutto questo per riabilitare zia Myrtle e le estati dei bambini in campagna dai parenti). Nonostante tutte le persone ragionevoli e con vite apparentemente equilibrate teorizzino la necessità del tempo degli adulti, quello dimenticato in cui lui le dice: vuoi un martini?, e lei risponde: prima voglio batterti a tennis (e anche se questo dialogo non è esattamente la prova del perfetto stato dei loro nervi), e sostengano che i bambini sono felici solo quando i loro genitori sono felici, abbronzati, rigenerati, in sintonia, molte vacanze childless si sono rivelate un fallimento interiore: tempo trascorso al telefono con i nonni e con zia Myrtle, struggimento al pensiero delle vuote giornate dei bambini, nostalgia per l’otite, i capricci e la lotta di gruppo alle zanzare, e nemmeno una delle conversazioni affascinanti che ci si era immaginati di fare sorseggiando in pace un bicchiere di vino bianco. Soprattutto, nessuna accaldata foto ricordo con Topolino e Minnie che si tengono per mano.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.