Istruzioni per l'uso del dopo-Monti

Giuliano Ferrara

Montare a cavallo sulla sella di Bruxelles, non farsi fregare dalle smanie, impedire al gruppo Espresso Repubblica e alla sinistra golosa di potere e di rivincita l’operazione in corso, e ben dissimulata. Vogliono togliere a Berlusconi la verità di Berlusconi. È sì un gran mattocchio, è sì un populista naturale, è sì un capopopolo spericolato e una personalità intrattabile dai protocolli, ma il risanamento l’ha avviato lui nell’estate autunno del 2011, e poi l’ha reso possibile con una scelta rivelatasi responsabile anche per noi scettici.

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    Pubblichiamo il commento di Giuliano Ferrara apparso ieri su "Il Giornale"

    Montare a cavallo sulla sella di Bruxelles, non farsi fregare dalle smanie, impedire al gruppo Espresso Repubblica e alla sinistra golosa di potere e di rivincita l’operazione in corso, e ben dissimulata. Vogliono togliere a Berlusconi la verità di Berlusconi. È sì un gran mattocchio, è sì un populista naturale, è sì un capopopolo spericolato e una personalità intrattabile dai protocolli, ma il risanamento l’ha avviato lui nell’estate autunno del 2011, e poi l’ha reso possibile con una scelta rivelatasi responsabile anche per noi scettici: il varo di un governo tecnico di cui i gruppi parlamentari del Pdl sono il perno non solo aritmetico, un governo pieno di difetti ma che lavora in continuità politica e istituzionale, sebbene con un altro stile e con ben altri poteri e alleanze europee e italiane, per dare una mano all’Italia, per evitare il crac, per ristrutturare un sistema di vita e di lavoro e di abitudini sociali diffuse che il berlusconismo delle origini voleva fortissimamente riformare. I nemici del Cav vogliono a tutti i costi dimostrare che diciassette anni di presenza della destra secondo- repubblicana sulla scena sono stati interamente e irrevocabilmente perduti per una scommessa sul futuro, sono un obbrobrio del passato da vendicare domani in uno spirito di epurazione, e sopra tutto sono la colpa, la responsabilità esclusiva della crisi finale, e dunque meritano una severa e storica punizione civile. Qualcuno può onestamente sostenere che Monti e i suoi ministri siano in qualche modo parte di questo linguaggio di menzogna, che non abbiano preso le distanze più radicali da tutte le sciocchezze pseudomoralistiche raccontate a sinistra sul conflitto letale degli interessi, sulla corruzione, sulla mafiosità, sui tratti insani del movimento che da Forza Italia in avanti ha dato un carattere nuovo alla politica italiana? Si sono forse accodati all’ establishment che ha sempre vistoin Berlusconi un incompatibile, un intenibile, un impresentabile, un arcinemico della patria costituzionale? Mi citate una frase, un mozzicone di discorso, un atto politico che vada in quella direzione? E allora forza: il cavallo di Bruxelles non va considerato come un animale al galoppo, il suo è un trotto esposto a ogni incidente ma con un traguardo possibile, il riformismo di Monti è in parte il risultato di un Paese trasformato anche dalle idee originarie e dalla prassi difficoltosa e incidentata del capo del movimento liberal-conservatore, e riformatore, che ha fatto quel che ha potuto, e che ora non deve raccogliere i cocci di una generica rivolta demagogica contro tutto, e promossa con tutti i mezzi, deve bensì diventare soggetto attivo e condizionante di una nuova situazione politica, convincendo base, elettorato e società civile del fatto che la democrazia ha bisogno anche di una destra di alternativa, di un outsider che un senso nella nostra storia lo ha avuto. È questa la pietra d’inciampo e di scandalo che Bersani e Zagrebelsky riuniti a congresso non possono saltare facilmente, è questa l’operazione politica in grado di restituire un minimo di significato ai prossimi mesi e all’appuntamento con le elezioni del 2013. Avallare l’idea di una svolta distruttiva e irresponsabile, contribuire in negativo a un’intesa scombiccherata ma efficace tra sinistra e centro moderato attraverso la rinuncia a battersi nel segno del cambiamento possibile oggi, del risanamento e dello sviluppo dell’economia nel medio termine, sarebbe assurdo. Bisogna invece fare delle proprie ragioni anche critiche una leva per una maggioranza di governo che convinca gli italiani e non uno scudo da usare in un bunker difensivo, ecco quel che bisogna assolutamente fare. C’è tutto lo spazio per farlo, per introdurre contraddizioni esiziali nello schieramento alternativo, per dimostrare che il Paese può essere guidato nel segno dell’operazione decisa nel novembre scorso, nel segno di una combattiva volontà di ripresa, contro esperimenti unionisti e neounionisti che in sé, in presenza di una destra intelligente, hanno molta meno presa e forza di convinzione di quanto si pensi sondaggi alla mano oggi. 

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.