Yes, he can

La Corte suprema salva l'Obamacare facendolo diventare una tassa

Paola Peduzzi

C’erano anche alcune ballerine della danza del ventre fuori dalla Corte suprema ieri ad aspettare la sentenza dell’anno, ma nessuno ha fatto in tempo a capire che ci facessero lì perché quando i nove giudici supremi hanno iniziato a parlare dell’Obamacare – registrazioni audio e video vietate ovviamente, quello è il tempio del silenzio non a caso – è successo di tutto.

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    C’erano anche alcune ballerine della danza del ventre fuori dalla Corte suprema ieri ad aspettare la sentenza dell’anno, ma nessuno ha fatto in tempo a capire che ci facessero lì perché quando i nove giudici supremi hanno iniziato a parlare dell’Obamacare – registrazioni audio e video vietate ovviamente, quello è il tempio del silenzio non a caso – è successo di tutto. L’ansia da “breaking news” ha fatto titolare alla Cnn “uncostitutional” a caratteri enormi, e chissà che cosa ne è stato del reporter che ha condito quel titolo sciagurato. Subito dopo anche Fox News è caduta nello stesso tranello, ma almeno l’emittente conservatrice ha l’alibi del “wishful thinking”. Ma l’Obamacare, la riforma sanitaria universale che ha segnato con l’economia il primo mandato presidenziale di Barack Obama, è costituzionale: così ha deciso la Corte suprema, con un voto 5-4, determinato dal Chief Justice, John Roberts, giudice nominato da Bush junior tra mille polemiche e mille strilli liberal sul presunto ultraconservatorismo del delfino di un giudice-falco come William Rehnquist. L’“individual mandate”, cioè la richiesta da parte dello stato a tutti i cittadini di comprare un prodotto di pubblica utilità (l’assicurazione sanitaria in questo caso), è stato giudicato costituzionale in quanto assimilabile a una tassa. Lo stato federale americano può quindi usare il suo potere di imporre tasse per convincere i cittadini a comprare i servizi sanitari. Questo era il cuore dell’“universalismo” dell’Obamacare e questo è stato confermato da cinque giudici su quattro. Soltanto i provvedimenti riguardanti un’estensione del Medicaid, cioè i servizi per i più poveri e i malati, sono stati ridimensionati dalla Corte suprema: gli stati hanno maggiore flessibilità nell’opporsi a questa estensione nel caso i vincoli di bilancio statali impedissero maggiori costi.

    I quattro giudici “dissenzienti” – i tre conservatori Samuel Alito, Clarence Thomas e Antonin Scalia assieme allo “swing justice” Anthony Kennedy, che già durante gli oral argument era sembrato parecchio scettico sulla questione dell’individual mandate e che ieri ha commentato le motivazioni contrarie alla sentenza – hanno detto che per loro la legge è “invalid in its entirety”, cioè non c’era nulla da salvare. Da qui, da questo strappo drammatico all’interno della Corte su una questione fondante, riparte ora lo scontro politico. Nella parolina “tassa” sta il cuore di quel che accadrà: i repubblicani hanno subito detto “ecco, ve lo dicevamo noi che questo presidente sa solo tassare, che questa riforma non è un vantaggio per gli americani, ma un’altra enorme, inutile tassa” e ora minacciano battaglia al Congresso. E’ qui, in questo scalmanato Congresso che Obama ha già messo in riga in modo non esattamente bipartisan parecchie volte, che i repubblicani vogliono rigettare una legge che speravano già morta presso la Corte suprema: la battaglia inizia subito, l’11 luglio, prima della pausa estiva dicono nervosi i conservatori.

    I democratici si sono mostrati poco sorpresi, ma lo erano. Da qualche giorno l’insistenza sul voto favorevole di Roberts aveva fatto sperare, ma i liberal avevano lanciato strike preventivi contro la Corte conservatrice e anziana che avrebbe bocciato l’Obamacare. Ci vorrà tutta la retorica obamiana per tornare ad amare questa Corte salvifica di nove vecchietti “non eletti”.

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    • Paola Peduzzi
    • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi