E' possibile un giudizio equanime su Bersani?
Se sia possibile un giudizio equanime a proposito di Pier Luigi Bersani, forse è presto per dirlo. Io parto da un solidissimo pregiudizio: i comunisti emiliani sono bravissima gente, parlando così in generale, e sono adattissimi ad amministrare il loro territorio e, da posizioni di governo settoriale, enti e ministeri. Ma che siano in grado di svolgere il fatale ruolo del numero uno, che sappiano maneggiare la opaca verità della politica nazionale e internazionale, questo no, questo il gruppo dirigente togliattiano del Pci non lo aveva mai messo in conto come una possibilità.
Leggi Il Pd e la guerra delle ombre di Claudio Cerasa
Se sia possibile un giudizio equanime a proposito di Pier Luigi Bersani, forse è presto per dirlo. Io parto da un solidissimo pregiudizio: i comunisti emiliani sono bravissima gente, parlando così in generale, e sono adattissimi ad amministrare il loro territorio e, da posizioni di governo settoriale, enti e ministeri. Ma che siano in grado di svolgere il fatale ruolo del numero uno, che sappiano maneggiare la opaca verità della politica nazionale e internazionale, che siano in grado di guidare eserciti, trascinare popoli in battaglia magari contro sé stessi, organizzare idee civili generali, stupire, scandalizzare, essere profondamente significativi com’è necessario nelle grandi crisi generali, questo no, questo il gruppo dirigente togliattiano del Pci non lo aveva mai messo in conto come una possibilità.
L’ultimo errore di Bersani, e banalissimo, è stato far succedere a uno sciocco aventinismo sulla Rai la decisione di farsi indicare i nominativi del Consiglio di amministrazione dalla società civile, escludendo i partiti che della società civile sono il nucleo, compreso il suo, dal diritto di scegliere a termini di legge. Una cosa assolutamente grottesca, a prescindere dai nomi scelti (che non piacciono a Di Pietro, quindi al limite possono perfino piacere a noi). Il penultimo errore è stato quello di non aver riformulato la vocazione maggioritaria del Pd puntando a vincere in nome di una seria prospettiva di governo, nel segno dell’operazione Napolitano-Merkel-Monti, che il Pd ha avallato e in cui si è ritrovato come intrappolato, con l’acquolina in bocca per il potere a portata di mano. Così ci ritroviamo un partito che non ha fatto l’alternativa a Berlusconi, che è colonizzato dal maoismo pietoso di Scalfari e dall’azionismo di Mauro, un animale né robusto né malizioso, né leone né volpe, piuttosto mezzo grillo e mezzo tartaruga. Poi è vero che l’uomo ha un suo quid vernacolare, è capace di parlare al paese e del paese in cui abita, è vanitoso della competenza, si era scelto un ottimo capo segreteria in Filippo Penati, ma ora come tutti è costretto a indignarsi e vergognarsi.
Leggi Il Pd e la guerra delle ombre di Claudio Cerasa
Il Foglio sportivo - in corpore sano