La mia morosa ideale

Giuliano Ferrara

Quel ministro, quella donna, ha per me qualcosa di prodigioso. Esprime energia, bellezza e una infinita e seria buona coscienza nella fissità del corpo e nella voce, quando legge in Senato il suo perentorio, esatto, minuzioso, visionario discorso sui lavoratori messi in ballo dalla riforma. E’ alle prese con il cretino confindustriale, e con il suo miserabile particularismo subguicciardiniano. E’ molestata dall’ossessa della Cgil e da spregevoli demagoghi di altra denominazione sindacale.

    Quel ministro, quella donna, ha per me qualcosa di prodigioso. Esprime energia, bellezza e una infinita e seria buona coscienza nella fissità del corpo e nella voce, quando legge in Senato il suo perentorio, esatto, minuzioso, visionario discorso sui lavoratori messi in ballo dalla riforma. E’ alle prese con il cretino confindustriale, e con il suo miserabile particularismo subguicciardiniano. E’ molestata dall’ossessa della Cgil e da spregevoli demagoghi di altra denominazione sindacale. Tutta gente che sta sulla scia della fatale parola d’ordine “Fornero al cimitero”, un’adunata di bugiardi per gola che difendono non già gli interessi effettivi, né dei giovani né dei vecchi lavoratori messi in discussione da una crisi da modernizzazione e da severità sociale mancata, ma un legame presuntivo d’apparato con i fondamentali ideologici del potere di concertazione. Cioè del principale responsabile dei bassi salari italiani, della larga inoccupazione produttiva, della paralisi normativa che ha ingessato nel tempo il mercato del lavoro, che ha spinto gli imprenditori a diventare supereroi delle vacanze di lusso e del disinvestimento e del consumo pazzo (avete mai visto lo yacht billionario di un tedesco ancorato a Porto Cervo? sono tutti a Rimini o se la godono in montagna, e per lo più lavorano).

    La borghese di sinistra, per di più torinese che mi piace immaginare della razza di Gozzano, una malinconica non mai turbata dalla retorica dei gobettiani, si scontra con le trappole, sanguina ma non le evita, e rende conto del lavoro che fa con equilibrio adamantino. Hanno tentato di tutto contro di lei, come contro Ichino e molti altri: campagne personali, inviti a tacere, insulti alla sua buona fede e alla sua intelligenza, minacce di vario ordine e grado, insolenze alla famiglia, isolamento politico. Tuonano in comizio, le belve da Colosseo che guidano la rivolta e non sanno dove andare se non a difendere l’esclusività della casa propria, e mobilitano la stupidità umana di massa impartendo parole d’ordine che dovrebbero far rizzare i capelli in testa agli italiani che sanno, e che per lo più sono paurosi e latitano quando dovrebbero difenderla con accanimento. Le persone che amo la amano, infallibilmente, con la sola eccezione dei miei anch’essi amati amici cinici, inorgogliti sempre dalla storica subalternità, dal pressappochismo e dalla minorità delle nostre classi dirigenti. Nella sua bocca divina una giungla di cifre, di verità difficili, contro il Grande Fratello degli esodati, puttanata plateale costruita per distruggere l’unica vera riforma degli ultimi cinquant’anni.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.