Italia più virtuosa della Germania

Michele Arnese

L’Italia è virtuosa quanto la Germania. Una boutade? Nient’affatto. Lo dicono i numeri spiegati dall’economista Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison, a una platea composta anche da membri della comunità economica e diplomatica tedesca. Le slide che Fortis ha illustrato la scorsa settimana non lasciano spazio a dubbi: su rigore nei conti pubblici, alto risparmio privato, tendenza a non ampliare il debito pubblico, capacità di export e sistema imprenditoriale manifatturiero l’Italia – incredibile ma vero – è simile alla Germania.

Leggi Come far cassa con gli immobili di stato - Leggi Vendere per crescere

    L’Italia è virtuosa quanto la Germania. Una boutade? Nient’affatto. Lo dicono i numeri spiegati dall’economista Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison, a una platea composta anche da membri della comunità economica e diplomatica tedesca. Le slide che Fortis ha illustrato la scorsa settimana non lasciano spazio a dubbi: su rigore nei conti pubblici, alto risparmio privato, tendenza a non ampliare il debito pubblico, capacità di export e sistema imprenditoriale manifatturiero l’Italia – incredibile ma vero – è simile alla Germania. Per questo l’editorialista del Sole 24 Ore non si capacita: “Le origini della crisi mondiale nascono non dai debiti degli stati ma dal debito privato che poi si trasforma subdolamente in debito pubblico – ricorda in una conversazione con il Foglio – E’ stato il debito privato a far saltare Wall Street e Londra nel 2008, a trascinare le banche di Dublino al fallimento e dopo di esse lo stato irlandese che le aveva garantite. E ora è la volta di Madrid. Il Wall Street Journal adesso scrive che il prossimo paese a essere contagiato saremo noi. Ciò è profondamente ingiusto, perché l’Italia non ha avuto alcuna bolla immobiliare e finanziaria, non ha famiglie indebitate e ha banche solide”.

    Il nostro debito pubblico è storicamente elevato, è vero. Ma, ormai, non lo è tanto di più di quello degli Stati Uniti, ha detto Fortis la scorsa settimana nel corso di un seminario organizzato a Milano dalla Camera di commercio italo-tedesca: in percentuale sulla ricchezza privata, il debito pubblico statunitense è già oggi molto più alto di quello dell’Italia. E negli ultimi due anni i debiti pubblici di Italia e Germania sono quelli cresciuti di meno.
    Le sorprese non finiscono qui: negli ultimi venti anni – cifre alla mano – sono aumentati molto di più i debiti pubblici degli altri paesi che non quelli di Italia e Germania. Inoltre dal 2003 al 2013 l’Italia avrà prodotto il più alto surplus primario statale cumulato della storia moderna, pari a circa 60 punti percentuali di pil in vent’anni. La virtuosa Germania, invece, di punti di surplus primario ne avrà conseguiti solo 10, mentre tutti gli altri maggiori paesi avanzati si trovano addirittura in forte deficit cumulato, così come Spagna, Portogallo, Irlanda e Grecia. Non solo: “Nell’Unione europea – ha spiegato Fortis elaborando dati Eurostat e Fmi – Germania e Italia sono i paesi che hanno sforato di meno i parametri di Maastricht”. Anzi, guardando le previsioni per il 2012, in Europa Italia e Germania sono tra le poche economie a rispettare i parametri di Maastricht.
    Ecco qualche dato tratto dall’ultimo Fiscal Monitor del Fondo monetario internazionale: il rapporto deficit-pil si attesta al 2,4 per cento in Italia e allo 0,8 per cento in Germania, mentre la Francia è al 4,6 per cento e la Spagna al 6 per cento. Per non parlare di Inghilterra (8 per cento) e Irlanda (8,5 per cento).

    Insomma, sul rigore l’Italia non può accettare lezioni da nessuno: “Negli ultimi venti anni, nessuna economia avanzata, neanche la Germania, ha prodotto uno sforzo fiscale rilevante come l’Italia”, ha detto Fortis ai tedeschi. Questo, ovviamente, ha avuto un effetto recessivo e i dati sul pil lo dimostrano. Eppure da un’altra slide del vicepresidente della Fondazione Edison emerge che Italia e Germania sono tra i pochi paesi dell’Unione europea avviati a rispettare più di altri stati i nuovi vincoli del Fiscal compact.
    La conclusione di Fortis, affidata al Foglio, è la seguente: altro che Italia dopo la Spagna! “Per essere rigorosi come vuole la Merkel, l’Italia è finita anche in recessione, mentre la Spagna vi è dentro in pieno senza nemmeno aver rimesso i conti pubblici in ordine. Vediamo altri numeri. La disoccupazione spagnola è doppia di quella italiana, pur grave. Da un anno il nostro deficit statale è diminuito mentre quello spagnolo è cresciuto”. La logica del contagio, secondo l’editorialista del Sole, va spezzata: “Americani e inglesi, per ora, sono usciti dall’incubo del debito stampando allegramente moneta. Erano degli infartuati e oggi si spacciano sui mercati come degli atleti pimpanti”.

    Leggi Come far cassa con gli immobili di stato - Leggi Vendere per crescere