Il Passera solitario

Giuliano Ferrara

Il ministro dello Sviluppo rischia di non cavare un ragno dal buco della recessione, allora si arrabbia, anzi s’indigna, e spara sull’Unione europea che agisce tardi e male. Lo sappiamo. Lo scriviamo da mesi, molti mesi. Per senso di responsabilità nazionale, per realistica considerazione della mancanza di alternative, ci teniamo da conto il governo Monti, Passera compreso.

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    Il ministro dello Sviluppo rischia di non cavare un ragno dal buco della recessione, allora si arrabbia, anzi s’indigna, e spara sull’Unione europea che agisce tardi e male. Lo sappiamo. Lo scriviamo da mesi, molti mesi. Per senso di responsabilità nazionale, per realistica considerazione della mancanza di alternative, ci teniamo da conto il governo Monti, Passera compreso. Polemizziamo con i suoi nemici irriducibili quando i loro argomenti ci sembrano politicamente ciechi, ma il governo ovviamente non deve dichiarare, polemizzare, deve guidare il paese e imporre sulla scena europea una posizione chiara, possibilmente lucida, e forte dell’Italia. Non è facile. Berlusconi è caduto a novembre sulla crisi da debito e sullo spread, oltre che sul resto di una singolare debolezza politica, ed essendo il paese senza alternative anche per responsabilità di opposizione, magistrati e media d’assalto, che adesso fanno la lezione e ottengono perfino contrizione da una tecnocrazia scolaretta, a Monti e ai suoi è stato affidato un compito da brivido: governare senza essere stati eletti, commissariare la Repubblica, fare scelte giuste in indipendenza da un sistema politico e sociale che subisce questa soluzione con la nota riottosità, in un gioco pericoloso alla individuazione di convenienze particolari costi quel che costi.

    Passera ha un bell’indignarsi con l’Europa: deve, e con lui il suo governo, dispiegare un’offensiva tenace, duratura, fatta di scelte da proporre, alleanze nuove da contrarre oltre e anche contro l’affinità bocconiana con il modello tedesco, mentre la signora Merkel insiste nel suo comportamento punitivo e in certa misura autolesionista, ma facendosi anche i fatti propri come raccontiamo in prima pagina. L’Italia è messa male oltre il ragionevole (anche su questo mistero indaghiamo in prima pagina) perché in Europa si fanno molti giochi sporchi, e non c’è una reazione nel segno dell’unità e della cooperazione vera di fronte al casino dei mercati. Fino a novembre c’era Berlusconi. L’hanno capito anche i sassi che i nostri problemi non dipendevano solo da lui. Adesso le parole minimaliste del Monti di ieri, che considerava “puerili” i pugni battuti sul tavolo a Berlino, sono sostituite dall’indignazione del Passera solitario. Non va bene. Voglionsi fatti politici immediati, e seri, non discorsi agli artigiani conditi di indignazione.

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.