Poveri tennisti

Francesco Caremani

“I primi 100 calciatori ucraini guadagnano più di me”. Il grido di dolore di Sergey Stakhovsky, numero 71 del ranking, è l’indizio di un malessere che da alcuni mesi ha iniziato a minare il circuito del tennis mondiale. Tutto è iniziato a Melbourne lo scorso 14 gennaio, quando Brad Drewett, presidente Atp, durante la prima assemblea annuale dei giocatori si è imbattuto nella fronda dell’est, guidata da Stakhovsky.

    “I primi 100 calciatori ucraini guadagnano più di me”. Il grido di dolore di Sergey Stakhovsky, numero 71 del ranking, è l’indizio di un malessere che da alcuni mesi ha iniziato a minare il circuito del tennis mondiale. Tutto è iniziato a Melbourne lo scorso 14 gennaio, quando Brad Drewett, presidente Atp, durante la prima assemblea annuale dei giocatori si è imbattuto nella fronda dell’est, guidata da Stakhovsky, insieme ai russi Tursunov (75) e Youzhny (35), che reclamavano più soldi per partecipare ai tornei del Grande Slam; minacciando, in caso contrario, il boicottaggio, a partire dal Roland Garros.

    La prima rivolta, in realtà, risale al settembre dell’anno scorso, durante l’US Open. Gli organizzatori, infatti, avevano costretto i tennisti a giocare anche sotto l’acqua un tempo minimo per evitare di dover rimborsare i biglietti, scatenando la collera, tra gli altri, di Nadal, Murray e Roddick. Il format della Coppa Davis, il calendario, i tornei considerati "obbligatori", per alcuni – tra i quali Ivan Ljubicic, una delle poche teste pensanti, ritiratosi da poco – non rappresentano altro che la cornice dorata della gabbia che imprigiona i giocatori.

    Alla fine, però, la battaglia si è concentrata esclusivamente sull’aspetto finanziario. In molti sono, infatti, convinti che i profitti dei tornei del Grande Slam andrebbero ridistribuiti più equamente tra i campioni di questo sport, come accade negli Stati Uniti dove Nba, Nfl, Nhl, Mlb e le altre leghe ridistribuiscono il 50 per cento dei ricavi agli sportivi. Nel 2011 il Roland Garros ha elargito 17,5 milioni di euro contro i 47,5 incassati, in pratica ai tennisti è andato il 27 per cento dei profitti, alla Federazione francese il 73 per cento. Soldi che vengono reinvestiti nel movimento nazionale e nei centri di formazione; se gli organizzatori dovessero accettare le richieste dei giocatori l’aumento dei prezzi per assistere alle partite sarebbe del 140 per cento, difficile da proporre in tempi di crisi globale.

    Intanto, però, qualcosa è stato fatto. Rispetto al 2011 la dotazione economica del Roland Garros è aumentata dell’8,67 per cento, l’aumento più consistente (+ 20 per cento) riguarda la partecipazione al primo turno: diciottomila euro a tennista; ventottomila euro per il secondo (+ 12 per cento); quarantasettemila per il terzo (+ 11,9 per cento); ottantamila euro per gli ottavi di finale (+ 6,67 per cento); 155.000 per i quarti (+3,33 per cento); 310.000 la semifinale (+3,33 per cento); 625.000 al finalista (+ 4,17 per cento) e 1.250.000 al vincitore (+ 4,17 per cento). La dotazione totale per i giocatori, compresi i tre turni di qualificazione al tabellone centrale, è di 18.718.000 euro, segnando un più 7 per cento rispetto al 2011.

    Uno dei problemi emersi è lo strapotere, sportivo e quindi economico, dei “Big Four” (Djokovic, Nadal, Federer e Murray); in questi ultimi anni hanno spostato gli equilibri e solo nel 2011 si sono accaparrati il trenta per cento del totale dei premi dei vari tornei. “Federer è una brava persona, ma è troppo neutro, troppo svizzero. Non vuole parlare pubblicamente dei problemi e questo ci impedisce di cambiare le cose”, ha detto Stakhovsky. In questo senso Nadal è più stimato dai colleghi del circuito perché più battagliero, anche se in molti pensano che i quattro grandi non abbiano alcuna intenzione di ridistribuire la propria ricchezza, situazione che alla fine si risolve con una pressione costante sugli organizzatori dei tornei.

    Come dimostrano le cifre, il Grande Slam ha in parte ceduto alle richieste dei tennisti e nessuno parla più di boicottaggio, anche perché, come ha sottolineato Guy Forget (ex capitano di Davis della Francia): “I giocatori hanno bisogno del Roland Garros, per la loro immagine planetaria e per i loro contratti pubblicitari”. Anche Federer ha ammesso: “I tornei del Grande Slam saranno ancora qui tra quindici anni, quando le attuali star del tennis mondiale saranno solo un ricordo”. Così tutti in campo, ancora una volta, con Nadal che sogna di superare il record di Borg e vincere il suo settimo Roland Garros, dimostrando di essere ancora il più forte sulla terra rossa, per contare i soldi c’è sempre tempo.