Caro Messori, le profezie sono inaudite

Giuliano Ferrara

Vittorio Messori, conoscitore della storia della chiesa e illustre scrittore cattolico, ci critica nel Corriere della Sera per la nostra ipotesi, per il nostro sogno, di un Papa regnante che si ritira nei suoi studi di teologia e nei suoi alti esercizi magisteriali lasciando il campo a un Papa giovane, scelto con l’autorità dell’uscente oltre che con il realismo strategico della chiesa e con l’assistenza dello spirito, secondo tradizione. Altri ci hanno fatto osservare che una barca nella tempesta il comandante non la abbandona.

    Vittorio Messori, conoscitore della storia della chiesa e illustre scrittore cattolico, ci critica nel Corriere della Sera per la nostra ipotesi, per il nostro sogno, di un Papa regnante che si ritira nei suoi studi di teologia e nei suoi alti esercizi magisteriali lasciando il campo a un Papa giovane, scelto con l’autorità dell’uscente oltre che con il realismo strategico della chiesa e con l’assistenza dello spirito, secondo tradizione. Altri ci hanno fatto osservare che una barca nella tempesta il comandante non la abbandona. Ma noi non sogniamo un abbandono bensì un supremo atto di cura, una grande, profetica abdicazione, una successione ordinata e non curiale, illuminata dal lascito straordinario di questi trentaquattro anni che ci separano dall’elezione di Giovanni Paolo II e dal grandioso duetto fra il Pontefice atleta di Dio e il teologo Ratzinger, prima suo braccio destro nella custodia del deposito della fede e poi suo successore. Certo, sono suggestioni, appunto sogni, niente di più. Ma è stato lo stesso Benedetto nell’intervista a Peter Seewald a spiegare che non solo ragioni di salute, anche ragioni spirituali possono rendere addirittura doverosa la rinuncia di un Papa all’esercizio della sua missione. Le difficoltà sono immense, la prospettiva irrealistica, certi carismi non si possono governare nei termini in uso nelle democrazie o nelle monarchie costituzionali, nessuno come  noi è sensibile a un discorso sul sacro anche nell’amministrazione del patrimonio di Pietro o corpo mistico. Però non è questione di scandaletti vaticani, come sembra suggerire Messori. Cose già viste e già sentite, che non interferiscono con la fede del popolo di Dio. Qui l’impressione è quella della fine lenta e angosciosa di un ciclo di rinnovamento e risorgimento cristiano, e il mondo ha bisogno di un cristianesimo attivo, vigile, energico e universale. Ne ha bisogno non solo l’occidente, tutto il mondo ne ha bisogno. L’orizzonte secolarista si è incupito, si è incarognito e l’ombra che proietta sulla vita del clero e della chiesa tutta, non del solo Vaticano, rende ragionevole l’utopico immaginare una reazione centrata sul Papa e sulle sue prerogative, che una abdicazione guidata e l’elezione di un nuovo reggitore del soglio rafforzerebbero e rilancerebbero con forza inaudita.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.