Una cosa buona e giusta

Giuliano Ferrara

Gli dicono alcuni che la cosa è fatta per tirarsi fuori dai pasticci o per imbrogliare le carte. Berlusconi e Alfano hanno proposto una cosa buona e giusta, invece, e lo sanno tutti, ma l’esito dell’operazione dipende dalla pazienza, dalla convinzione e dalla elasticità con cui il semipresidenzialismo e il doppio turno saranno sostenuti, argomentati e fatti valere in quanto proposta di patto politico effettivo al centrosinistra e alle aree centrali e in movimento della politica, tenendo da conto Monti.

    Gli dicono alcuni che la cosa è fatta per tirarsi fuori dai pasticci o per imbrogliare le carte. Berlusconi e Alfano hanno proposto una cosa buona e giusta, invece, e lo sanno tutti, ma l’esito dell’operazione dipende dalla pazienza, dalla convinzione e dalla elasticità con cui il semipresidenzialismo e il doppio turno saranno sostenuti, argomentati e fatti valere in quanto proposta di patto politico effettivo al centrosinistra e alle aree centrali e in movimento della politica, tenendo da conto Monti. Napolitano preme perché dall’esperienza del governo tecnico, con la quale si è preso atto consensualmente dell’emergenza ma anche del fallimento del vecchio sistema che produceva paralisi di governo e niente alternativa, si esca con una soluzione seria, non con elezioni nel 2013 in cui tutto si disfa e alla fine maggioranze precarie e minoranze precarie riprendono a darsele di santa ragione alla vecchia maniera.

    Monti è dello stesso avviso, e non potrebbe essere altrimenti. E di questi tempi Napolitano e Monti, a parte le funzioni di per sé autorevoli, rappresentano una tendenza politico-istituzionale di un certo peso. La pressione perché si imbocchi questa strada deve essere non propagandistica, non asfittica, deve legarsi a una nuova cultura di stabilità e di governo della crisi che si realizza anche e sopra tutto nel governo dell’emergenza europea. Infatti la parte più convincente del discorso di Berlusconi è quella che dice: Parigi o Atene, a noi la scelta. Il doppio turno elettorale, ma anche un semipresidenzialismo che da tempo non è più un tabù, uno spettro autoritario, è teoricamente nelle corde di responsabilità istituzionale anche del Pd e di una parte rilevante del centrosinistra, se non altro perché la soluzione rispolverata ieri dai capi del Pdl era in parte un capitolo della vecchia Bicamerale per le riforme e in parte un programma definito dal maggior partito della sinistra. Ma la faccenda, accolta con mugugni a sinistra e con apprezzabili convergenze a destra, va maneggiata con cura, senza dare la sensazione che sia un coltello puntato al petto dell’avversario. Anche perché il coltello dalla parte del manico ce l’hanno coloro che pensano di poter vincere anche con la vecchia legge, senza cambiare nulla. Un’illusione, ma per loro lusinghiera. Berlusconi dovrebbe prima di tutto chiarire che la proposta risponde alle sollecitazioni e alle preoccupazioni di Quirinale e Palazzo Chigi, che è nell’interesse generale degli italiani e dell’Europa definire un nuovo assetto, e che in questo quadro il suo ruolo personale è quello di garante della competizione politica tra schieramenti rinnovati e ringiovaniti, non quello di presidenziabile.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.