Un altro passo verso il futuro: le librerie che vendono i libri elettronici

Federico Sarica

Nei giorni scorsi Waterstones, la più grande catena inglese di librerie con quasi trecento punti vendita sul suolo britannico, ha ufficializzato un accordo con Amazon secondo il quale inizierà a vendere nei proprio negozi il Kindle, l'e-reader più celebre del mondo di proprietà del colosso di Seattle guidato da Jeff Bezos, nonché lo strumento digitale che con la sua diffusione più sta accelerando la messa in crisi del settore librario cartaceo e tradizionale.

    La notizia per il mondo dell'editoria libraria è, se non epocale, sicuramente da studiare con attenzione per il precedente che rischia di creare e dal quale molto probabilmente non si tornerà più indietro: nei giorni scorsi Waterstones, la più grande catena inglese di librerie con quasi trecento punti vendita sul suolo britannico, ha ufficializzato un accordo con Amazon secondo il quale inizierà a vendere nei proprio negozi il Kindle, l'e-reader più celebre del mondo di proprietà del colosso di Seattle guidato da Jeff Bezos, nonché lo strumento digitale che con la sua diffusione più sta accelerando la messa in crisi del settore librario cartaceo e tradizionale. "E' un po' come aprire le porte di casa al nemico" ha detto Matteo Berlucchi di Anobii (retailer di libri elettronici e social network dedicato ai libri) al Wall Street Journal commentando l'accordo. Nemico doppio se si pensa che, al di là del conflitto carta contro digitale, Amazon è da anni visto come il competitor più insidioso per le librerie di tutto il mondo, essendo il più grosso rivenditore online anche di libri nella loro forma tradizionale.

    Mossa quindi assolutamente rischiosa, ma strategica; un tentativo di incidere su un destino altrimenti inevitabilmente segnato: "Ultimamente, quando ci siamo chiesti cosa davvero volessero i nostri clienti, ci siamo resi conto che Kindle era la risposta più sincera. E noi, fino a prova contraria, siamo qui per accontentarli il più possibile" ha dichiarato James Daunt – vecchia volpe del settore e da poco managing director di Waterstones – in un'intervista al magazine specializzato thebookseller.com. I dettagli economici dell'accordo non sono noti e entrambe le parti hanno preferito non diffondere cifre e declinato ogni commento a proposito. Quello che è però assodato è che l'accordo partirà da settembre e che sia Amazon che Waterstones sono abbastanza convinti del fatto di poter trarre grossi benefici da questo inaspettato matrimonio. Per Amazon la strategia è chiara: diventare ancora più popolare in un mercato, quello inglese, in cui il Kindle è già di gran lunga l'e-reader più venduto ma in cui la vendita di libri digitali a dicembre rappresentava circa il 5 per cento complessivo del mercato contro l'oltre 20 di quello americano. I lettori, potenzialmente digitali ma ancora legati al libro cartaceo, sono il vero obiettivo: quale miglior alleato della loro libreria di riferimento? Diverse e meno immediatamente intellegibili le intenzioni di Waterstones, da poco acquistata con intenzioni di rilancio dal milionario russo di turno, Alexander Mamut.

    Le riflessioni strategiche paiono essere sostanzialmente due per il gruppo inglese, una dedicata all'immediato e una più di lungo respiro: l'idea è da subito quella di poter disporre della propria fetta di guadagno dall'unico business in crescita nel settore, la vendita di e-reader appunto, con l'obiettivo di immettere denaro fresco nelle casse doloranti della storica libreria. Ma la scommessa vera è puntare su Kindle per mettere il primo mattone di quella che dovrebbe essere la libreria Waterstones del futuro: rivenditore di libri certo, ma soprattutto luogo di incontro, di scambio e di socialità per chi di libri è appassionato. E quindi caffè, ambiente confortevole e di qualità, e tanto wi-fi. A tal proposito, si vocifera che le due parti siano già al lavoro per creare guide e un listino prezzi speciali per chi si collegherà a Kindle dal wi-fi di Waterstones. Mai come in questo caso, di necessità virtù.