Meglio i sardi di Grillo e Grillusu

Diana Zuncheddu

Altro che Grillu (Grillo in sardo). Altro che indipendentisti. No grazie, caro Monti-Passera-Bondi, le spese cominciamo a tagliarcele da soli, hanno detto i sardi domenica, e saremo meglio di Grillo e di eventuali Grillusu (Grillo al plurale). Invece di chiacchiere facciamo sul serio: via quattro province in un giorno solo.

    Altro che Grillu (Grillo in sardo). Altro che indipendentisti. No grazie, caro Monti-Passera-Bondi, le spese cominciamo a tagliarcele da soli, hanno detto i sardi domenica, e saremo meglio di Grillo e di eventuali Grillusu (Grillo al plurale). Invece di chiacchiere facciamo sul serio: via quattro province in un giorno solo.
    Da oggi verranno smantellate le quattro province “nuove” (quelle istituite nel 2001) che erano state aggiunte alle quattro storiche esistenti. Spariranno Carbonia-Iglesias, Olbia-Tempio, Medio Campidano e Ogliastra, naturalmente riassorbendo nella grande mamma del pubblico locale il personale nel frattempo impiegato. Non è finita qui, cari Monti-Passera-Bondi-Grillo, ascoltate e prendete appunti: il governo regionale dovrà legiferare su: l’elezione diretta del presidente della regione, l’eliminazione delle quattro province storiche, l’istituzione di un’Assemblea costituente ad hoc che riscriva lo Statuto sardo, la riduzione del numero dei consiglieri regionali (da ottanta a cinquanta), la cancellazione dei consigli amministrativi di enti e agenzie regionali, la scollatura delle buste paga degli onorevoli consiglieri da quelle degli onorevoli parlamentari. Un bel programma di governo, un programma che finora non ha messo in pratica nessuno, né sull’isola, né tanto meno a Roma, né nei consigli comunali dove sono passati i grillini del movimento Cinque stelle.

    E’ un bel programma di legislatura cui manca soltanto la ciliegina sulla torta: il coraggio di mettere a dieta sul serio, una dieta rigorosamente chetogenica, anche la regione sarda. Ma qui siamo nel campo politico dell’irrealtà, anche in tema di grillismi.
    La vittoria del quorum raggiunto è una vittoria, anche se non paragonabile a quella della pronuncia sul nucleare di un anno fa (allora aveva votato il doppio dei cittadini di domenica, quasi il 60 per cento degli aventi diritto). Questa volta le domande erano però difficili, erano dieci, e i partiti se ne erano totalmente disinteressati. Meglio: erano molto interessati a far fallire la consultazione. Così, un programma politico che poteva essere degno di un Grillu qualunque in Consiglio regionale, di un indipendentista con simpatie anticasta, è diventato invece una lenzuolata colorata di schede referendarie che quasi il 35 per cento degli aventi diritto ha voluto votare.

    Il più Grillo di tutti è stato Cappellacci, che di nome fa Ugo, che è presidente di regione del Pdl, adesso di nuovo nel Pdl (ci è da poco rientrato, dopo insofferenze varie e clamorose uscite). E’ stato il più Grillo di tutti perché ha sostenuto i referendum, solo, a parte pochi e sparuti individui, insieme con i promotori (il partito dei Riformatori sardi).
    E’ stato il più Grillo perché da presidente di regione ha sostenuto referendum antipolitica e anticasta, e li ha sostenuti contro tutti gli altri, contro tutti quelli che gli facevano notare come il programma scritto in quei referendum era esattamente il lavoro che spettava a lui e alla sua maggioranza in regione, eletti appunto per questo. Lui e i Riformatori prima di lui hanno invece capito che, Grillo o non Grillo, quelle riforme la politica non sarebbe riuscita a farle, e allora l’hanno fatta suicidare dall’esterno.
    Così è finita che tutte le sigle indipendentiste, ufficialmente, non abbiano sostenuto i referendum, nonostante godano di un favore mai visto in questo momento di crisi economica e di contrasto con lo stato centrale.

    Così è finita che i partiti tradizionali abbiano fatto la figura degli arroccati alla poltrona, nonostante rinfacciassero al presidente della regione e alla sua maggioranza quel che era giusto rinfacciargli. “Gli altri partiti – ha detto Michele Cossa, vicepresidente del Consiglio regionale, ex deputato, Riformatori – hanno tentato, esclusi pochi casi e centoventi sindaci, di boicottare i referendum. Ma si sono messi a resistere su una linea Maginot che invece è franata da tutti i lati”. Contenti del risultato si sono detti Arturo Parisi e l’Italia dei valori, e anche Maria Antonietta Mongiu, identificata come esponente della linea “soriana” (da Renato Soru) del Pd. Tutti gli altri, sconfitti dal voto che ora devono per forza incensare, e magari anche rendere legge, sono schiacciati sotto il peso forza dieci, si direbbe se fosse vento, che ha portato i referendum grillini a vincere.

    Twitter @dianazu