I sardi si tagliano la spesa da soli

Diana Zuncheddu

Quorum raggiunto per i dieci referendum che in Sardegna anticipano i tagli alla spesa pubblica e le razionalizzazioni sventolate dai governi degli ultimi vent'anni, ma finora mai realizzate. Non abbiamo bisogno di Monti, Passera o Bondi, dice la partecipazione popolare e l'iniziativa del partito dei Riformatori sardi: i tagli cominciamo a organizzarceli da soli. Tra i quesiti, alcuni abrogativi e altri consultivi, oltre all'eliminazione delle quattro 'nuove' province istituite nel 2001, anche la riduzione del numero dei consiglieri regionali e la riscrittura dello Statuto sardo.

    Non abbiamo bisogno di Monti-Passera-Bondi, la spending review ce la facciamo da soli. E’ tutta sarda la decisione di anticipare le razionalizzazioni annunciate dal governo Monti, e per la verità anche da diversi governi precedenti, ma finora mai realizzate. Così il partito dei Riformatori, al governo con il presidente in carica di centro destra Ugo Cappellacci, ha scritto dieci quesiti referendari e ha portato al voto i sardi per esprimersi su un programma di tagli della spesa pubblica e non solo.
    Si è votato ieri, il quorum è stato raggiunto (ha votato il 35,5% degli aventi diritto), lo scrutinio dirà se hanno vinto i sì, come pare certo per nove domande su dieci. Si procederà quindi a eliminare le ‘nuove’ quattro province istituite in Sardegna nel 2001, in aggiunta alle quattro province storiche.

    Tra gli altri quesiti, alcuni abrogativi e altri consultivi, si chiedeva ai cittadini di esprimersi sul ridimensionamento dei consiglieri regionali, da ridurre a 50 (oggi sono 80); sull’istituzione di un’assemblea costituente per riscrivere lo statuto; sull’eliminazione delle quattro province storiche; sull'elezione diretta del presidente della Regione. Una notizia importante, dopo l’auspicata eliminazione delle quattro nuove province, sarebbe questa: che si decida di mettere a dieta la Regione. Ma questo suona come pretendere l’impossibile.