“Elsina” entra in fabbrica a Torino e gli operai con cortesia applaudono

Diana Zuncheddu

E’ entrata in fabbrica, ha spiegato, ha ascoltato, si è messa in archivio l’applauso degli operai e se ne è andata. Veloce, torinese, cortese, Elsa Fornero ha vinto la partita del confronto con le tute blu e nulla cambia il fatto che a incontro finito l’animatore dell’ospitata – il segretario nazionale della Fiom, Giorgio Airaudo, che aveva raccolto le 1.300 firme per l’invito al ministro del Lavoro – sia lì a specificare che “l’applauso era di cortesia”.

    E’ entrata in fabbrica, ha spiegato, ha ascoltato, si è messa in archivio l’applauso degli operai e se ne è andata. Veloce, torinese, cortese, Elsa Fornero ha vinto la partita del confronto con le tute blu e nulla cambia il fatto che a incontro finito l’animatore dell’ospitata – il segretario nazionale della Fiom, Giorgio Airaudo, che aveva raccolto le 1.300 firme per l’invito al ministro del Lavoro – sia lì a specificare che “l’applauso era di cortesia”.

    Anche la presenza del ministro, la spiegazione della sua riforma del lavoro agli operai di Alenia, era di cortesia: “Mi hanno invitato, ci vado”. Poteva declinare, c’erano mille e una ragione di opportunità, invece ha detto sì. Ieri alle nove e due minuti ha superato il presidio di Fim, Fismic, Ugl e Quadri, che protestavano contro la sua decisione di accogliere l’invito della sola Fiom, è entrata nell’hangar Alenia di Caselle, Torino, la sua città, ha guardato la platea di mille tra operai, tecnici e impiegati e ha cominciato a declinare la versione di Fornero: “Non ho la presunzione di convincere voi che la riforma sia giusta, ma voi non abbiate la presunzione che sia sbagliata. Non è la riforma perfetta, ma è quella che si poteva e doveva fare”.
    Il confronto è civile, da torinese a torinesi, le interruzioni a tratti urlate: “Cambiare l’articolo 18 non serve”, “Gli esodati!” (in Alenia sono 1.500 su 11 mila dipendenti). Lei spiega, gli operai controspiegano.

     

    L’applauso finale sarà stato pure una cortesia, ma ha liberato tutti. Ognuno può tornare al suo lavoro, il ministro a impegnarsi perché il Parlamento approvi in tempi brevi la sua riforma, Airaudo (Fiom) a rialzare i toni e sventolare lo sciopero generale come unico sbocco possibile (e così magari, ciuffo d’argento in testa, dopo una buona dose di visibilità nazionale e una iniziativa da tanti definita populista, ricucire un po’ con il “suo” segretario della Cgil, Susanna Camusso). Il segretario provinciale della Uilm Maurizio Peverati ha promosso l’incontro: “La democrazia è confronto”. Così anche Luigi Angeletti, segretario della Uil, mentre il segretario generale della Fim Cisl di Torino, Claudio Chiarle, ha scoperchiato la pentola dei divieti: “Un ministro non può incontrare direttamente i lavoratori saltando i sindacati”. Ecco il punto. Il punto che Fornero ha stravolto e molto cortesemente ribaltato.

    Mai si era visto un ministro del Lavoro che tocca tabù e fissazioni durate più di un quarantennio, articoli 18 e reintegri, e poi va a spiegarlo nella tana dei lupi. Ha vinto lei, fermandosi a parlare, foulard come da divisa, con le maschere bianche dei lavoratori di Agile (ex Eutelia) che protestavano per la cassa integrazione scaduta. In tanti le riconoscono il coraggio. Qualcuno si permette di dirle che cosa dovrebbe fare (Bonanni, Cisl: “Un ministro non può andare dovunque, prima deve incontrare i sindacati”; “Dovrebbe stare a Roma a discutere di esodati con Cgil, Cisl e Uil”, dice Chiarle, Fim). Lei invece è andata in fabbrica. “Elsina davanti la fabbrica, Elsina il foulard non si mette più / una faccia davanti a un cancello che si apre già”. Jannacci cantava di Vincenzina, ma oggi è cortesemente il giorno di Elsina.