La fiera delle sobrietà

Cristina Giudici

Tacchi dodici centimetri obbligatori, anche se incinta. E pochette colorate che, a differenza di molte donne, sa maneggiare con destrezza. Pur essendo (la pochette) un oggetto del desiderio femminile difficile da portare (soprattutto se si alza il braccio in modo sguaiato per salutare qualcuno). Silvia Grilli è fatta così. Sa sempre qual è l'ultimo libro cult di cui non si può fare senza, l'ultimo trendsetter emergente di cui non sapevi nulla, la nuova tendenza di costume, che ovviamente ti era sfuggita.

    Tacchi dodici centimetri obbligatori, anche se incinta. E pochette colorate che, a differenza di molte donne, sa maneggiare con destrezza. Pur essendo (la pochette) un oggetto del desiderio femminile difficile da portare (soprattutto se si alza il braccio in modo sguaiato per salutare qualcuno). Silvia Grilli è fatta così. Sa sempre qual è l’ultimo libro cult di cui non si può fare senza, l’ultimo trendsetter emergente di cui non sapevi nulla, la nuova tendenza di costume, che ovviamente ti era sfuggita.  Dopo un passaggio alla direzione di Grazia, poi vicedirettore di Panorama, ora Grilli sta confezionando il nuovo progetto femminile di target alto della Mondadori. Ecco perché il Foglio ha chiesto a lei, che ha casa a New York e a Milano, di raccontare la settimana della moda milanese. Che ha sottratto per qualche giorno Milano da quell’atmosfera ovattata della cosiddetta “Repubblica del loden”: sobria e impegnata a salvare il paese dagli abissi della recessione.

    Fra sfilate, party, stilisti, celebrity e personaggi piuttosto irregolari, che si aggirano per il quadrilatero della moda anche a bordo di uno skateboard, nella città meneghina si respira finalmente un’aria più leggiadra e un po’ scintillante. “E’ ancora un po’ presto per dare un giudizio complessivo perché la fashion week è appena cominciata”, racconta Silvia Grilli, la cui icona nel mondo della moda è Carine Roitfeld,  la spregiudicata e politicamente scorretta ex direttrice di Vogue Paris, “ma l’atmosfera è sicuramente cambiata, più effervescente, dinamica.

    Alle sfilate si vede un lusso, ma senza eccessi, che punta a un mercato di nicchia e non conosce crisi. E anche il colore nero prevalso alla sfilata di Gucci trasmette ottimismo. Con velluti, broccati, e pizzi. Alle sfilate si parla della crisi, ovvio, ma con senso di orgoglio, quasi di supremazia, del know-how del made in Italy”, aggiunge. Se alle sfilate dell’anno scorso, a Milano, si parlava solo dei gossip su Berlusconi, ora si respira di nuovo l’eccitazione provocata dall’illusione delle passerelle. Silvia Grilli ha osservato con divertimento una piccola evoluzione del costume, dovuta alla diffusione dei social network. “Nelle prime file trovi ancora pezzi da 90 come Susan Menkes, autorevole e intoccabile, ma nelle ultime file ci sono molti sconosciuti. Fino a qualche anno fa sarebbero rimasti fuori a fare il vip watching, aspettando di vedere stilisti e modelle, come si guardano i pesci nell’acquario, e invece ora si sono inseriti nel club esclusivo della settimana della moda. Fotografano qualsiasi cosa e soprattutto si fotografano, poi mandano tweet o messaggi sui loro blog. Così battono i nomi celebri dei critici più famosi con la forza della velocità della tastiera e si fanno strada:  vengono seguiti, ripresi, evocati. Diventando per qualche giorno a loro volta celebri. I giornalisti e critici più ortodossi della moda storcono il naso, ma non possono fare niente contro la democrazia dei social network, che può premiare dei dilettanti in cerca del loro fashion moment”, osserva Grilli.

    E poi, fatto non irrilevante, sono tornate le code. In una città dove la giunta Pisapia, con la congestion charge, ha ridotto il traffico e ha reso il centro simile a una tranquilla cittadina di provincia, si vedono nuovamente autovetture per niente sobrie intrappolate nel traffico che creano una gratificante sensazione di movimento (anche se purtroppo basta uscire dal quadrilatero della moda per sentirsi di nuovo in campagna). E’ consolante sapere da Silvia Grilli che Valentino ha allargato la sua storica boutique di via Montenapoleone affidando l’allestimento all’archistar David Chipperfield  in uno spazio di 860 metri quadri e 14 vetrine o che Hermés ha aumentato il prezzo delle borse. E Fendi ha offerto un tripudio di colori, con pellicce e scarpe con ghette. Insomma, “Milano non soccombe, è di nuovo mobilitata”. Anche per vedere ieri una delle passerelle più importanti della fashion week, quella di Prada. “Scarpe assassine e applicazioni di metallo su cappotti lunghi, neri. Abiti sontuosi, tailleur di pelliccia. Stoffe e materiali lussuosissimi. “E un’ovazione per Miuccia”, chiosa Grilli. E anche per Milano che ogni tanto si prende una tregua dall’ossessione per Lady Spread.