La donna che sfidò lo Squalo

Michele Masneri

La battuta è facile, ma The Iron Lady è lei, non la Margaret Thatcher impersonata da Meryl Streep al cinema in questi giorni. Si chiama Georgina Hope Rinehart, per gli amici Gina, il 9 febbraio compirà 58 anni, non ha l’eleganza della Thatcher né della sua interprete, è una signora paffuta e poco curata che però si appresta a diventare la donna più ricca del mondo e forse la sfidante dell’impero Murdoch nei media.

    La battuta è facile, ma The Iron Lady è lei, non la Margaret Thatcher impersonata da Meryl Streep al cinema in questi giorni. Si chiama Georgina Hope Rinehart, per gli amici Gina, il 9 febbraio compirà 58 anni, non ha l’eleganza della Thatcher né della sua interprete, è una signora paffuta e poco curata che però si appresta a diventare la donna più ricca del mondo e forse la sfidante dell’impero Murdoch nei media.

    Già da tempo Georgina è la donna più ricca dell’Australia, il paese in cui è nata. Qui è a capo di un impero minerario lasciatole dal padre, il leggendario Lang Hancock (1909-1992), cui sono intitolate piazze e ferrovie, che scoprì nel 1952 il più grande giacimento al mondo di minerale ferroso nella località di Pilbara. Sua figlia ha ereditato una fortuna da 18 miliardi di dollari ma che continua a crescere grazie al boom dei metalli e dell’oro oltre che a una certa abilità: il mese scorso la Rinehart ha ceduto al colosso sudcoreano Posco il 15 per cento di una sua miniera incassando, secondo il Financial Times, altri due miliardi di dollari, e se continua così batterà presto la donna più ricca del mondo, titolo attualmente detenuto dall’erede dei supermercati Wal-Mart, Christy Walton.

    Ma non è solo il suo conto in banca a crescere: la Rinehart, un tempo famosa per la riservatezza (è dipinta dai media come una miliardaria sociopatica e reclusa, ossessionata dalla figura del padre) ha negli anni cambiato totalmente stile. Nel 2010, nello stupore generale, si è messa a girare in lungo e in largo il paese su un vecchio pick up appartenuto al padre con un cartello “axe the tax”, per protestare contro la nuova tassa sui ricavi minerari varata dal primo ministro laburista Kevin Rudd (che poi si dimetterà anche a causa di quella protesta). Mentre ieri, nella sorpresa generale, ha annunciato l’acquisto di una quota importante in Fairfax Media, il più importante gruppo editoriale australiano, che pubblica tra gli altri il Sydney Morning Herald, più antico quotidiano australiano, e la Financial Review, principale foglio economico del paese.

    La Rinehart possedeva già il 4,9 per cento del gruppo, acquistato proprio nel 2010 nel pieno della sua personale lotta al Governo, ma la decisione di salire intorno al 13 per cento ha colto tutti di sorpresa. Ci sono varie ipotesi: qualcuno sostiene che il raid è stato compiuto dopo che il Sydney Morning Herald ha pubblicato un profilo molto acido su di lei. Ma secondo gli analisti più accreditati il vero motivo di questa escalation starebbe nel fatto che la Rinehart, dopo una vita dietro le quinte, starebbe cominciando a gradire la possibilità di influenzare la politica e il dibattito pubblico: già nel 2010, nella battaglia contro i laburisti, acquistò anche il dieci per cento di un altro gruppo dei media, la società televisiva Ten Network.

    L’operazione, pagata 166 milioni di dollari americani, l’ha portata a contatto diretto con quello che potrebbe diventare a questo punto il suo rivale, il tycoon per eccellenza dei media, Rupert Murdoch. Azionista e consigliere d’amministrazione di Ten è infatti Lachlan, uno dei figli dello Squalo. Tra le due famiglie ci sono importanti analogie: entrambe appartengono al vecchio establishment australiano legato alla carta stampata. Il padre della Rinehart, Lang Hancock, proveniva da una delle famiglie di possidenti più importanti del paese, mentre Rupert Murdoch è figlio di sir Keit Artur, giornalista e proprietario del Melbourne Herald e dell'Adelaide News. Ma anche Hancock si era buttato sui giornali: nel 1969 aveva fondato la rivista domenicale The Independent, per protestare contro la politica del governo di allora. E oggi la versione più accreditata per la discesa in campo della figlia è proprio quella che vede una continuità col passato, con la “Iron Lady” decisa a utilizzare il suo nuovo ruolo mediatico contro il governo degli odiati laburisti e le loro politiche ambientali e redistributive. Quale che sia il suo obiettivo, il suo patrimonio colossale e le sue nuove ambizioni rendono certamente la Rinehart la più formidabile concorrente dell’impero oggi traballante di Rupert Murdoch, schiacciato tra crisi del settore e inchieste giudiziarie.