Calci paralleli

Cosmi, Mazzarri e il crollo delle certezze pallonare

Sandro Bocchio

In classifica generale sono separati da 13 punti. In quella personale da 2 milioni e 300mila euro, quelli che conducono da Walter Mazzarri (il tecnico meglio pagato della serie A insieme con Massimiliano Allegri: 2 milioni e mezzo) a Serse Cosmi, l'allenatore più a buon mercato dell'intero campionato, con i suoi 200mila euro.

    Tutti i lunedì il Foglio.it propone brevi ritratti in parallelo di due protagonisti del calcio italiano. Oggi tocca a Walter Mazzarri e Serse Cosmi.

    In classifica generale sono separati da 13 punti. In quella personale da 2 milioni e 300mila euro, quelli che conducono da Walter Mazzarri (il tecnico meglio pagato della serie A insieme con Massimiliano Allegri: 2 milioni e mezzo) a Serse Cosmi, l'allenatore più a buon mercato dell'intero campionato, con i suoi 200mila euro. Vero che li guadagna in un arco temporale minore, visto che a Lecce l'hanno chiamato a inizio dicembre. Ma la differenza (enorme) resta. Come resta ampia la differenza di obiettivi. Il 2012 si sta però divertendo a mescolare le carte e le certezze si trasferiscono da Napoli a Lecce in maniera inversamente proporzionale agli ingaggi dei due.

    A Mazzarri occorre dare atto di vivere in una situazione complicata, perché complicata è la città: gli assalti della microcriminalità a giocatori-fidanzate-agenti; gli intrecci con un tifo cui i clan non sono indifferenti; una realtà che vira velocemente dall'esaltazione alla depressione in base a un solo risultato. Non è semplice lavorare a Napoli, perché la Champions League è retaggio troppo recente e la Coppa Italia considerata un ripiego. Conta di più lo scudetto, tornare primi in serie A e non aiuta vedere una squadra lontana dalle prime quando il girone di ritorno è appena iniziato. E non aiuta neppure la ricerca di una via di fuga, sport nazionale in cui Mazzarri se la cava egregiamente. Perché quando arrivano le sconfitte la colpa è sempre di altri fattori. Possono essere "gli impegni faticosi in Europa", ricordati dopo lo stop di Genova: impegni messi alle spalle a inizio dicembre e da riprendere a fine febbraio, tra l'altro. Può essere "una squadra settima nella classifica degli ingaggi e quindi settima in campionato", come sottolineato dopo il pareggio di Siena. Ma a Napoli la memoria è lunga e qualcuno è andato a ripescare la graduatoria degli stipendi degli allenatori, domandandosi perché la squadra non abbia classifica pari a quella del tecnico.

    Una classifica – privata e generale – che Cosmi sta invece cercando di ribaltare con tutte le forze, dando più importanza alla squadra che a se stesso. Troppo spesso in passato l'attenzione si è concentrata sulla sua persona: l'eterno cappellino oggi divenuto una coppola, le dichiarazioni ruspanti intagliate con l'accetta, la fama per l'imitazione di Maurizio Crozza, il tifo scoperto per la Roma (con relativi insulti – ricambiati – all'Olimpico a ogni trasferta laziale). Più un male che un bene, andato a indebolire una carriera costruita sulla fatica e intessuta di presidenze pericolose: Gaucci, Preziosi, Corioni, Spinelli, Zamparini. Manca soltanto Cellino per completare la collezione. Quando il Lecce l'ha chiamato, sembrava la mossa della disperazione: non tanto per l'ultimo posto quanto, piuttosto, per la scelta dell'uomo, reduce da tre brucianti esoneri consecutivi. Due mesi dopo, con i primi due successi (chiedere all'Inter, frenata nelle sue ambizioni) e con due posizioni di classifica scalate, la mossa non pare più tale. Così Cosmi torna a divertirsi, chiedendo per completare l'opera. Quella che Mazzarri rischia invece di lasciare incompiuta, come capitato alla Sampdoria. E, oggi come allora, il disamoramento può avere come orizzonte ultimo il divorzio.

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