Decifrare un corteo funebre coreano nella neve a Pyongyang

Matteo Matzuzzi

Il giovane Kim Jong-un, già ribattezzato “Grande successore” dalla propaganda di regime, ha ricevuto l'investitura ufficiale da parte di chi in Corea del nord conta davvero, vale a dire le Forze armate. E' stato sufficiente osservare le immagini dei funerali del “Caro leader”, trasmessi in differita dalle televisioni cinesi e russe, per capire come si stanno delineando i nuovi rapporti di forza nella misteriosa “monarchia” comunista di Pyongyang.

    Il giovane Kim Jong-un, già ribattezzato “Grande successore” dalla propaganda di regime, ha ricevuto l'investitura ufficiale da parte di chi in Corea del nord conta davvero, vale a dire le Forze armate. E' stato sufficiente osservare le immagini dei funerali del “Caro leader”, trasmessi in differita dalle televisioni cinesi e russe, per capire come si stanno delineando i nuovi rapporti di forza nella misteriosa “monarchia” comunista di Pyongyang.

    In una Pyongyang innevata (“è il pianto del cielo per la morte della nostra Guida”, dice alla tv di stato nordcoreana un commosso soldato), dietro a un enorme ritratto di Kim Jong-il sorridente adagiato su un cuscino di magnolie bianche (smentite dunque le voci che parlavano di un ritorno a fotografie cupe e a nastri neri, come vorrebbe la tradizione coreana interrotta dal Caro leader nel 1994), Kim Jong-un marciava davanti a tutti, con il capo chino e la mano sinistra aggrappata al carro funebre. Ogni tanto, rivolto alla folla, un abbozzo di saluto militare. Alle sue spalle, marciavano il potente zio Jang Song-taek, vicepresidente della commissione nazionale di Difesa, e il capo di stato maggiore Ri Yong-ho. Saranno loro due ad accompagnare il giovane e inesperto successore nei primi passi (e poi forse anche dopo) alla guida del paese. Ri Yong-ho, in particolare, ha curato la crescita dell'erede designato nei due anni intercorsi dall'investitura pubblica quale delfino del Caro leader, e nessuno tra gli osservatori internazionali dubita che i suoi consigli influenzeranno molto Kim Jong-un. Accanto al feretro, ma in posizione sempre più lontana dal Grande successore in cappotto nero, camminavano Kim Ki-nam e Choe Tae-bok (membri ottuagenari del Politburo di Pyongyang), il ministro della Difesa Kim Yong-chun e il generale Kim Jong-gak, esponente della cosiddetta linea giovane di ufficiali che nei prossimi anni potrebbe rafforzarsi assumendo il controllo delle istituzioni politiche e militari. Più in disparte nel corteo funebre procedeva l'ambiziosa zia Kim Kyong-hui (moglie di Jang Song-taek, sorella di Kim Jong-il e generale a quattro stelle), affiancata da altri graduati e da esponenti del Partito dei lavoratori. Chiudevano il lungo corteo una dozzina di Mercedes nere (segno inequivocabile della presenza a bordo di un generale) e una serie di lussuose automobili bianche che trasportavano altri membri della nomenclatura del regime.

    Nessuna notizia invece degli altri due figli maschi del Caro leader, Kim Jong-nam e Kim Jong-chol, segno evidente che per loro non ci sarà alcuno spazio nella delicata transizione che si è aperta in Corea del nord. Il primogenito, quarantenne amante dei casinò e dei divertimenti notturni residente da anni a Macao, fu eliminato dalla linea di successione dopo essersi presentato all'aeroporto di Tokyo, nel 2001, con un passaporto dominicano: voleva solo visitare le attrazioni di Disneyland in compagnia della famiglia, disse alle allibite guardie di frontiera che lo avevano fermato. Il secondogenito, invece, è sempre stato giudicato dal padre “poco virile” e una delle rare immagini esistenti del trentenne Kim Jong-chol lo ritrae mentre si diverte a un concerto di Eric Clapton a Singapore. Sembra che Kim Jong-il lo considerasse “troppo effemminato” per guidare il paese.

    Un ruolo all'interno del nuovo corso
    potrebbe averlo Kim Ok, segretaria personale del Caro leader dal 1980 e di fatto sua compagna di vita dopo la morte della terza moglie di Kim Jong-il avvenuta nel 2004. Non è un caso se qualche giorno fa i media locali si siano soffermati nel sottolineare il commosso omaggio di Kim Ok alla salma esposta al memoriale Kumsusan.

    Gli imponenti funerali hanno dimostrato
    che Kim Jong-un dovrebbe proseguire la politica paterna del Songun, teorizzata dal  presidente eterno Kim Il-sung, che conferisce alla sfera militare ogni competenza sulle scelte politiche ed economiche del paese. Sembra definitivamente sepolta, dunque, la ‘sunshine policy' che per un decennio, fino alla scadenza del mandato presidenziale del  sudcoreano Kim Dae-jung nel 2008, aveva cercato di riavvicinare le due Coree nel segno di una pacifica cooperazione economica. Non basterà la visita della vedova novantenne di Dae-jung e del presidente del gruppo Hyundai alla salma del Caro leader per mettere da parte decenni di contrasti e provocazioni. Specie se Kim Jong-un si farà guidare da quegli esponenti delle Forze armate di Pyongyang che hanno affiancato il padre. Fare pace con Seul significherebbe smobilitare un esercito permanente, privando gli ufficiali di medaglie, Rolex e Mercedes.

    Una riunificazione oggi sembra non convenire a nessuno.
    Non al ricco sud, che dovrebbe sobbarcarsi la ricostruzione di un paese fermo al medioevo, né al nord che vedrebbe sbriciolarsi all'istante un regime che resiste da più di sessant'anni. Kim Jong-un ha oggi la necessità di consolidare la propria leadership e di proporsi come il prosecutore ideale della politica che contraddistingue la Corea del nord dal 1948, anno in cui il padre della patria Kim Il-sung inaugurò quella che di fatto è una monarchia ereditaria.

    Sul fronte dei rapporti con il mondo,
    Kim Jong-un ha già potuto beneficiare della benedizione cinese, giunta poche ore dopo l'annuncio della morte del Caro leader. Il rapporto con Pechino è vitale per Pyongyang più di quanto non lo sia quello con Mosca, dal momento che è dalla Cina che transitano le derrate alimentari e gli aiuti economici che mantengono in vita il regime nordcoreano. Pechino e Mosca sono inoltre gli unici partner in grado di dar voce alle istanze della Corea del nord, dal momento che gli altri paesi con cui i Kim hanno intessuto rapporti diplomatici sono il Vietnam, il Laos e la Cambogia.
    Kim Jong-un riuscirà a consolidarsi solo se accetterà di essere commissariato dalle Forze armate e se si dimostrerà in grado di coltivare i rapporti con i potenti vicini. In caso contrario, la sua già debole leadership sarebbe inevitabilmente travolta.

    • Matteo Matzuzzi
    • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.