Dio, l'Aids e il dio serpente

Redazione

Non era un viaggio facile quello che il Papa ha fatto in Benin. C'era il precedente del viaggio del marzo del 2009 in Camerun e Angola che attirò l'attenzione mondiale su alcune sue affermazioni riguardo al preservativo nella lotta all'Aids. E c'era poi la particolarità di un paese, il Benin, nel quale l'80 per cento dei nove milioni di abitanti si professa cattolico, ma dove i quattro quinti della popolazione pratica gli antichi riti vudù insieme con quelli cattolici.

    Non era un viaggio facile quello che il Papa ha fatto in Benin. C'era il precedente del viaggio del marzo del 2009 in Camerun e Angola che attirò l'attenzione mondiale su alcune sue affermazioni riguardo al preservativo nella lotta all'Aids. E c'era poi la particolarità di un paese, il Benin, nel quale l'80 per cento dei nove milioni di abitanti si professa cattolico, ma dove i quattro quinti della popolazione pratica gli antichi riti vudù insieme con quelli cattolici. Eppure il Papa ha superato largamente la prova riuscendo a entrare nel cuore dei problemi, superando le tensioni della vigilia. Ha detto non a caso all'Osservatore Romano il sostituto della segreteria di stato vaticana, Giovanni Angelo Becciu: “C'era da organizzare ogni minimo particolare perché tutto si svolgesse nel miglior modo possibile. La tensione era comprensibile. Poi però tutto è svanito appena il Papa è arrivato”.

    Quanto all'Aids, Benedetto XVI ha ridetto sostanzialmente i concetti già espressi nel 2009 seppure usando parole diverse: il problema “esige certamente una risposta medica e farmaceutica. E tuttavia questa è insufficiente poiché il problema è più profondo. E' anzitutto etico”. Nella terra dello spiritismo vudù e dei “bimbi-serpenti” massacrati perché accusati di stregoneria, Benedetto XVI ha chiesto e ottenuto dalle autorità di incontrare i bambini. Era la prima volta che ciò avveniva. Ma la sfida maggiore in Africa per la chiesa è forse quella con l'evangelismo protestante che ha conquistato migliaia di persone. Il Papa aveva presente questo problema quando ha invitato la chiesa a non inseguire quei modelli, “che hanno successo, ma non stabilità”.