Sangue o suolo

Redazione

Le pretese del suolo contro le pretese del sangue. Folli queste, naturali quelle: lì dove il figlio di un extracomunitario abbia la sorte di nascere in terra italiana e per questo reclami la cittadinanza, “negarla è un'autentica follia, un'assurdità”. E' così che il presidente Napolitano, in un empito di attivismo al quale bisognerà prendere le misure (e in ogni caso abituarsi) ha deciso di porgere un ordigno politico e culturale al Parlamento.

    Le pretese del suolo contro le pretese del sangue. Folli queste, naturali quelle: lì dove il figlio di un extracomunitario abbia la sorte di nascere in terra italiana e per questo reclami la cittadinanza, “negarla è un'autentica follia, un'assurdità”. E' così che il presidente Napolitano, in un empito di attivismo al quale bisognerà prendere le misure (e in ogni caso abituarsi) ha deciso di porgere un ordigno politico e culturale al Parlamento. Il centrosinistra, come l'intendenza, seguirà. La Lega si frega le mani davanti alla rendita di consenso che la sua posizione identitaria può assicurarle.

    C'è però un angolo visuale meno pigro per inquadrare il tema. La ragione, oggi, suggerisce di tutelare lo ius sanguinis e accompagnare a questa tutela una politica di incentivi alla natalità combinati con la generosa ricezione dei flussi migratori compatibili con gli equilibri nazionali. Ma sopra tutto il buon senso impone di non fare della dialettica sangue/suolo il discrimine per marcare una frontiera antropologica fra buoni e cattivi. Esistono tempi e contesti storici nei quali l'una o l'altra scelta si mostrano più credibili. La Francia ha optato per lo ius soli in virtù di una tradizione ideologica che non vale ovunque e purchessia. L'Italia è libera di non farsene una malattia.