Pubblicità, pubblico, effetto “salamino”: i conti in tasca a Santoro

Marianna Rizzini

Togli le parole di Michele Santoro che presenta mitologicamente Michele Santoro – la tv “che sale sulla gru”, il pubblico “in rivolta” perché la televisione “gli fa schifo” – ed ecco, nudo e crudo, l'evento “post televisivo” del Santoro multipiattaforma, per usare la definizione del coproduttore del programma Sandro Parenzo, presidente Mediapason che partecipa, con la società Videa, alla santoriana editrice Zerostudio's, partita nel 2010 con un investimento personale (centomila euro di Santoro e signora) e arrivata, via aumento di capitale, a circa due milioni.

    Togli le parole di Michele Santoro che presenta mitologicamente Michele Santoro – la tv “che sale sulla gru”, il pubblico “in rivolta” perché la televisione “gli fa schifo” – ed ecco, nudo e crudo, l'evento “post televisivo” del Santoro multipiattaforma, per usare la definizione del coproduttore del programma Sandro Parenzo, presidente Mediapason che partecipa, con la società Videa, alla santoriana editrice Zerostudio's, partita nel 2010 con un investimento personale (centomila euro di Santoro e signora) e arrivata, via aumento di capitale, a circa due milioni. C'è il Fatto quotidiano, con 350 mila euro di stanziamento, nel portafoglio del programma che parte stasera su tv, Web e satellite. C'è Etabeta. C'è l'editore Aliberti.

    Ci sono i versatori volontari
    di dieci euro a capoccia – più di 93 mila persone, un milione di euro circa (dati forniti da Santoro lunedì scorso). C'è Sky che ospita sui canali 100, 500 e 504 e che fa arrivare, per queste vie, “una piccola fetta di pubblicità”, dice Parenzo. Il resto dei 250 mila euro che servono per ogni puntata, fatta salva la suddetta raccolta via “questua”, viene in minima parte dalla pubblicità sui siti (il Fattoquotidiano.it, Repubblica.it, Corriere.it, Serviziopubblico.it) e per circa metà da Publishare, la concessionaria delle tv locali coinvolte – “tv libere nel senso di ‘gratis' e non nel senso di Spartacus”, dice Parenzo, annunciando altresì di aver così coperto “le prime otto puntate”. Le tv sono Telelombardia, RTTR, Free, Antenna 3 Nordest, Telenuovo, Telecupole-Videogruppo, Primocanale, Nuovarete S. M., Telereggio, Di.tv, Telesanterno, Telemodena, Umbria tv, Rtv38, T9, TeleRoma56, Extra tv, Rete 8, Telenorba, Videocalabria, Telecapri, Antenna Sicilia, Tcs. Chi le guarda? “Un pubblico a 360 gradi”, dice Parenzo: “Vengo regolarmente insultato come leghista, comunista o berlusconiano a seconda dell'umore del telespettatore. Per me l'operazione ‘Servizio pubblico' sarà riuscita se guarderanno Santoro anche quelli che non condividono una parola di quello che dice. Voglio dimostrare che non abbiamo più il pubblico ingabbiato nel canale, che se ne va in libera uscita per un'oretta e poi torna. Se, al contrario, finiremo per irregimentare un pubblico iperpoliticizzato sempre d'accordo con Michele, allora l'operazione, per me, sarà riuscita a metà”.

    Ma chi è e chi potrà essere,
    questo pubblico che Santoro vuole in “rivolta” e che Parenzo vuole semplicemente “numeroso”? Chissà se il vecchietto sintonizzato su Telenorba si spaventerà alla vista del Santoro “sulla gru”, fatto sta che Santoro ha detto di mirare al milione e mezzo di spettatori (più o meno il numero raggiunto con il precedente evento in multipiattaforma, “Tuttinpiedi”). Ieri, comunque, c'era chi mandava catene di sant'Antonio: “Ecco dove si può vedere Santoro, diffondete”.
    Come sarà composto il pubblico, Parenzo ancora non lo sa, ma avverte: “Non possiamo mettere le mele con le pere” (attenti insomma a conteggiare assieme “l'ascolto minuto medio”, quello che si vende agli inserzionisti e che sulle tv parenziane si attesta tra il 2 e il 2,4 per cento, ai contatti in streaming). Su Internet, poi, si avrà un effetto “spezzettamento in salamini”, dice Parenzo: ci sarà cioè chi riguarderà il programma “tipo pillola del giorno dopo” e chi guarderà più volte “solo alcuni spezzoni”. Grossa variante pure la diretta su Facebook, con voto di sondaggio on line.
    L'analista dei media Francesco Siliato, docente al Politecnico di Milano, dice invece che bisognerà attendere: “La prima puntata ricalcherà gli ascolti di ‘Tuttinpiedi', fa evento a sé. Poi si capirà: è chiaro che Santoro non potrà eguagliare le medie che aveva su Rai2, cinque milioni di spettatori fatti anche di pubblico da zapping. Soltanto un 35-50 per cento ricomparirà in multipiattaforma, e sarà il pubblico che si è andato a cercare Santoro”.

    Le tv locali, dice Siliato, “saranno un veicolo per chi non ha dimestichezza con Internet e per i curiosi senza banda larga, ma non si possono fare stime preventive sulla base del normale pubblico di queste tv – che a quell'ora, magari, cerca il tango o la televendita”. C'è poi una novità sociologica. “E' vero che in gran parte la visione su Internet è individuale”, dice Siliato: “Singoli davanti al computer, spesso per pochi minuti. A internet manca l'elemento ‘convivialità' tipico della tv generalista, e però oggi ho sentito annunciare una visione collettiva di Santoro in una libreria di Ascoli”.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.