La paura della tempesta perfetta sveglia l'Italia ma fa tremare l'euroarchitettura

Salvatore Merlo

Mai come stavolta le preoccupazioni del Quirinale sono servite al Cavaliere per respingere, con garbo, Giulio Tremonti e ammorbidire anche le “talvolta irragionevoli” (sono parole del premier) posizioni della Lega. Lunedì sera, dopo aver letto un comunicato della presidenza della Repubblica dal contenuto volutamente generico ma dal tono ammonitorio (“si è ancora in tempo per introdurre in Senato misure capaci di rafforzare l'efficacia e la credibilità della manovra”), Gianni Letta ha ricevuto una telefonata che ne esplicitava ulteriormente il senso.

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    Mai come stavolta le preoccupazioni del Quirinale sono servite al Cavaliere per respingere, con garbo, Giulio Tremonti e ammorbidire anche le “talvolta irragionevoli” (sono parole del premier) posizioni della Lega. Lunedì sera, dopo aver letto un comunicato della presidenza della Repubblica dal contenuto volutamente generico ma dal tono ammonitorio (“si è ancora in tempo per introdurre in Senato misure capaci di rafforzare l'efficacia e la credibilità della manovra”), Gianni Letta ha ricevuto una telefonata che ne esplicitava ulteriormente il senso, offrendo al sottosegretario alla presidenza del Consiglio l'idea che in mancanza di una risposta positiva della maggioranza e del governo il presidente della Repubblica, alla vigilia della riunione del consiglio direttivo della Bce, sarebbe potuto uscire di metafora anche in pubblico. La persuasione morale, talvolta, può essere coercitiva. Tuttavia il Cavaliere, a dire il vero, non si è sentito affatto coartatato. Anzi, ha trasformato il presidente della Repubblica in un argomento invincibile da contrapporre alla flemma di Giulio Tremonti e alla cocciuta resistenza di Umberto Bossi, che ieri ha dovuto dire sì all'innalzamento dell'età pensionabile per le donne (anche se soltanto a partire dal 2014).

    Le notevoli modifiche alla manovra, decise ieri nel corso di un vertice a Palazzo Grazioli e blindate poi dal governo con la fiducia, hanno avuto una gestazione notturna. Due i protagonisti nel governo, Berlusconi e Tremonti. Si sono parlati a lungo, a più riprese, senza drammi, nella notte tra lunedì e martedì e poi nel corso della mattina successiva. Il ministro dell'Economia è stato fino all'ultimo attendista, contrario all'ipotesi di innalzare l'Iva e a stravolgimenti della manovra, ma piuttosto preoccupato di un possibile “commissariamento” europeo (preludio del governo tecnico?), tanto da suggerire al premier una riunione urgente del Consiglio dei ministri per nominare immediatamente Vittorio Grilli governatore della Banca d'Italia e rintuzzare così quella che ambienti tremontiani definiscono “l'offensiva” della Bce e di Mario Draghi. Argomenti, compresa l'ipotesi Grilli (sulla quale Tremonti spinge con insistenza da almeno tre giorni),  che non hanno fatto breccia in Berlusconi. Armato di pazienza e capacità diplomatica, il premier ha semplicemente alzato le spalle e opposto alle parole del suo ministro quelle del presidente della Repubblica: “Vedi, la strada è obbligata”, ha detto il premier sventolando la letterina di ricette economiche ispirata da Jean-Claude Trichet (e Draghi). Il Cavaliere si fida di Napolitano, non vuole grane con il Quirinale e, come dice il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, “sa che questo presidente mai sarebbe d'accordo nello spingere la crisi su posizioni ‘risolutive' del berlusconismo”.

    La manovra ha cambiato ancora il suo volto, ma adesso assomiglia di più a quello che chiede l'Europa. Tre le novità più rilevanti. La prima: aumento di un punto dell'Iva, dal venti al ventuno per cento, “con destinazione del maggior gettito a miglioramento dei saldi del bilancio pubblico”. Ritorna anche il contributo di solidarietà, precedentemente accantonato, ma riguarderà soltanto i redditi superiori ai trecentomila euro. In fine, il governo ha stabilito anche l'innalzamento dell'età pensionistica delle donne nel settore privato a partire dal 2014. Sia il Consiglio dei ministri sia il vertice di maggioranza con gli esponenti della Lega, il ministro Tremonti e i capigruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, si sono svolti senza le tensioni dei giorni scorsi. La nebbia di confusione che aveva finito con l'avvolgere il provvedimento economico, tra nervosismi e veti incrociati, si è improvvisamente diradata. “Un miracolo della ‘persuasione coercitiva' del Quirinale”, dice scherzosamente al Foglio un ministro del Pdl.

    A Palazzo Grazioli, di fronte a Tremonti e Roberto Calderoli, Silvio Berlusconi ha riservato parole dure soltanto al premier spagnolo Zapatero e al portavoce del governo iberico, José Blanco, che aveva dichiarato alla televisione spagnola che “alcuni paesi sono in una brutta situazione e non stanno rispettando i loro obiettivi: la Grecia e l'Italia, che si è rimangiata in pochi giorni il suo piano di aggiustamento creando anche incertezza sui mercati”. Commenti che il presidente del Consiglio, riservandosi di telefonare a Zapatero per manifestargli le proprie rimostranze, considera inopportuni, sorprendenti, e assolutamente non corrispondenti al vero. “Il testo definitivo della manovra è il migliore possibile, di più non si poteva fare”, ha detto il premier riferendosi alle nuove misure sull'Iva e sul contributo di solidarietà. “Abbiamo il dovere di rassicurare i mercati e la manovra avrà questo effetto”. Poi, forse, gli toccherà anche una telefonata di ringraziamento al Quirinale che facendogli il muso duro, in realtà, lo ha tolto dai guai.

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    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.