Non è (solo) questione di bottega

Redazione

Gli orari di apertura dei negozi e dei supermercati sono stati liberalizzati per i centri a vocazione turistica con il decreto di luglio del governo (fortemente sponsorizzato dal ministro Michela Vittoria Brambilla), già convertito in legge e operante; ora, con il decreto di agosto, la facoltà di apertura è estesa a tutto il territorio nazionale. Si tratta di una misura che va nella direzione giusta, quella di consentire a chi vuole lavorare di più, assumere nuovo personale, fornire servizi in maniera più completa, di farlo senza vincoli regolamentari o corporativi.

    Gli orari di apertura dei negozi e dei supermercati sono stati liberalizzati per i centri a vocazione turistica con il decreto di luglio del governo (fortemente sponsorizzato dal ministro Michela Vittoria Brambilla), già convertito in legge e operante; ora, con il decreto di agosto, la facoltà di apertura è estesa a tutto il territorio nazionale. Si tratta di una misura che va nella direzione giusta, quella di consentire a chi vuole lavorare di più, assumere nuovo personale, fornire servizi in maniera più completa, di farlo senza vincoli regolamentari o corporativi. Questo giornale, che aveva sostenuto l'idea fin dall'inizio, non può che esprimere soddisfazione ora che può essere applicata concretamente.

    L'obiezione ricorrente,
    secondo cui in una fase di consumi stagnanti ampliare l'offerta avrebbe solo effetti redistributivi non è altro che la ripetizione libresca di una tesi conservatrice. Ampliare l'offerta e la concorrenza, dare più libertà di iniziativa a un settore del ceto medio, apre spazi di innovazione imprenditoriale che possono essere il volano per riavviare la crescita del comparto commerciale, animare la vita cittadina, persino creare un clima sociale meno pessimistico. Se sarà contenuta la resistenza dei potentati locali o corporativi, che contrastano le liberalizzazioni solo per riaffermare il loro “potere” che si traduce in vincoli per i cittadini, com'è accaduto per il piano casa, questa scelta potrà dare un contributo alla ripresa.

    Naturalmente lo stato può creare le condizioni, ma perché ci siano effetti concreti è indispensabile l'iniziativa soggettiva, in questo caso dei commercianti. Tra qualche mese si potrà verificare quanto è stata utilizzata la nuova libertà di apertura, che effetti avrà prodotto sui consumi e, attraverso la concorrenza, sui prezzi, oltre che sull'occupazione nel settore. Al segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, che continua a invocare “lenzuolate” liberalizzatrici, non dovrebbe sfuggire che i decreti ampliano norme contenute in un provvedimento che porta la sua firma, il che dovrebbe indurlo per coerenza a sostenerli. Anche le rappresentanze di categoria, che avevano protestato in luglio per non essere state sufficientemente consultate, dovrebbero rendersi conto che la situazione straordinaria in cui ci si trova rende prioritario il merito delle soluzioni rispetto al metodo negoziale tradizionale. La libertà è sempre un'opportunità e una responsabilità, e lo è anche quella di poter tenere aperti gli esercizi in orari più ampi e durante le giornate festive. Non è un'imposizione, ma ovviamente mette in condizioni più concorrenziali chi saprà avvalersene. Ci vuole un po' di coraggio e di spirito di adattamento alle novità, ma senza queste qualità il rischio di un lento ma inesorabile processo di impigrimento si trasforma in una certezza, e questo bisognerebbe proprio evitarlo.