La Copeta - Argentina 2011

Gli dei del calcio si sono stufati, in Argentina è la rivincita dei poveri

Lanfranco Pace

Sarà l'affermazione della volontà di potenza di cui parla Hugo Chávez che con un Nietzsche in mano dal suo sito incoraggia la Nazionale del suo paese al grido di “venceremos venceremos”. O la forza di qualche elisir andino sconosciuto agli “stilisti milanesi moderni” come direbbe Elio. O un filtro d'amore visto che un ct ha detto, nemmeno troppo scherzando, che avrebbe schierato Zaira Nara, ex fidanzata di giocatore avversario così forte da dover essere distratto.

    Sarà l'affermazione della volontà di potenza di cui parla Hugo Chávez che con un Nietzsche in mano dal suo sito incoraggia la Nazionale del suo paese al grido di “venceremos venceremos”. O la forza di qualche elisir andino sconosciuto agli “stilisti milanesi moderni” come direbbe Elio. O un filtro d'amore visto che un ct ha detto, nemmeno troppo scherzando, che avrebbe schierato Zaira Nara, ex fidanzata di giocatore avversario così forte da dover essere distratto. O più semplicemente i poveri, gli affamati vogliono sedersi alla tavola del calcio ricco. Fatto sta che non si era mai vista una tale esibizione di tigna e di forza da parte di paesi con pochi quarti di nobiltà calcistica. Né mai in un torneo internazionale si è visto un tale numero di pronostici andare a scatafascio. Fuori Argentina e Brasile ai rigori – e che rigori. Colombia e Cile, il rosso e scatenato Cile, addirittura puniti sul campo, un gol sull'altro. Non si può più dire che chi gioca bene e attacca prima o poi segna. E spesso vince. Come in un racconto magico, abbiamo visto oscuri numi a tutela delle difese e spiritelli burloni a stregare le porte. Questo hanno voluto gli dèi della periferia del calcio.

    Argentina-Uruguay 5-6 (d.r.). Non piangere Argentina, se ti hanno fatto fuori proprio loro, con cui ti sei scontrata quasi duecento volte, perché non vi pigliate proprio. Se ora loro vanno avanti e tu a casa. Loro, un lembo di terra separato appena da un braccio d'acqua e che da sempre tu guardi come una tua provincia. Loro che dicono di essere stati proprio loro e non voi a mettere incinta l'Inghilterra, “mater certa” del calcio, nell'ormai lontano inizio secolo e dell'infante si sentono dunque legittimamente padri, per quanto possa essere certa una paternità. In questo weekend hanno dimostrato che il Dna del calcio è loro. Hanno dimostrato che cinque sei o sette fra trequartisti, artisti, numeri dieci mancati e fantasisti si fa per dire, non fanno una squadra ma una composta di mele. Che per vincere non basta la delantera, ci vuole la dorsale. Quella linea immaginaria che lega un portiere come Muslera, a un centromediano come Lugano, a un centravanti come Suarez. Magari affiancato da quel Forlán che per tattica e movimenti è il giocatore più intelligente in circolazione da anni e a 32 suonati ancora corre e pressa, pericoloso, per 120 minuti. Non immusonirti Argentina. Prendila a ridere e chiedi a Sergio Batista, così amico del presidente federale, e al presidente federale, così amico della Kirchner, come siano riusciti in un colpo solo a mortificare l'ego, ferire lo spirito non solo di Messi ma anche di Di Maria, di Pastore, di Agüero, di Tévez, persino di Cambiasso. Risponderanno che il progetto è agli inizi, che l'obiettivo è vincere in Brasile nel 2014. Hanno lingua biforcuta, il loro obiettivo è mantenere il potere. Andate sotto caso loro a giocare allo schiaffo del soldato.

    Colombia-Perù 0-2 (d.t.s.). Quando attacchi per 90 minuti, manchi facili occasioni, colpisci un palo, una traversa. Quando il tuo uomo migliore calcia un rigore nel modo peggiore. Quando nel primo tempo supplementare il tuo portiere esce in affanno, smanaccia la palla una ventina di metri più in là, ricade addosso al suo difensore e rotolano a terra insieme lasciando spalancata la porta a un modesto che indovina il tiro della vita e centra il sette. Quando nel secondo tempo supplementare, lo stesso portiere fa quello che non si dovrebbe mai fare nelle vicinanze della propria area cioè passare una mozzarella al difensore che gli sta a lato e gli avversari naturalmente si avventano e con il secondo tiro in porta di tutta la partita segnano il secondo gol, ecco quando tutto questo accade, delle due l'una: o si cambia portiere o si va a Lourdes.

    Brasile-Paraguay 0-2 (d.r.). Di occasioni da gol brasiliane ce ne sono state sedici, dieci limpide, sei un po' meno: roba per un 4 o 5 a zero. Il Paraguay ha fatto il suo primo tiro verso la porta, senza nemmeno centrarla al 118', a due minuti dalla fine del secondo tempo supplementare. E' facile irridere giovani troppo talentuosi e troppo inesperti, non ancora con la testa giusta: sciocchezze, la testa ce l'hanno tant'è che nei loro club sono decisivi eccome. E' che davvero c'erano puffi birboni annidati sotto l'erba secca e la terra sabbiosa: tant'è che nella serie dei rigori ne hanno sbagliatI quattro su quattro, al cielo, sopra a destra , sopra a sinistra e uno sul palo. Che io ricordi non era mai successo prima e certamente non da parte di brasiliani. Qualcuno ha parlato in tono ammirato del più grande catenaccio della storia: no, questo c'è stato agli Europei del 2000, si giocava la semifinale Olanda-Italia, non passammo mai la metà campo, Toldo parò due rigori in partita e altrettanti dopo i supplementari. Andammo in finale. Provai allora vergogna per il mio paese, l'ho provata domenica per il Paraguay.

    Cile-Venezuela 1-2. Esce anche il grande Cile di Valdivia, Suazo e Sánchez. Balbetta idee confuse per mezz'ora. Poi si fa incornare da Vizcarrondo, il gigante con ferma coda che contro il Brasile evitò una rete già fatta in scivolata, un fenomeno di cui non si capisce perché non sia già in Italia. I rossi reagiscono con frenesia nel secondo tempo, fanno azioni veloci, triangolano stretto in area, prendono un palo e una traversa nella stessa azione poi vai a dire che non esistono gli gnomi. Prendono ancora una traversa, finalmente pareggiano. A un quarto d'ora dalla fine il Venezuela passa di nuovo in vantaggio. E' in semifinale, traguardo storico. “E' la vittoria dell'impegno e dello sforzo contro la tradizione e il divario tecnico”, ha detto il ct. Come dire poca classe, poca bellezza e tutto volontà. Appunto.

    • Lanfranco Pace
    • Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.