Il Cav. cerca la fiducia ma trova altri guai tra Napolitano e Bossi

Salvatore Merlo

Silvio Berlusconi cercherà oggi, e poi ancora domani, un voto di fiducia abbastanza scontato in Parlamento sul decreto sviluppo. Nel Palazzo, sempre più simile alla Fortezza Bastiani, si gioca a battaglia navale nel deserto. In un clima confuso, inquinato dalle propalazioni sul caso Bisignani e da una contrapposizione dal sapore mediatico tra il sindaco di Roma Gianni Alemanno e la Lega intorno alla questione dei ministeri al nord, le uniche certezze sulle quali i dirigenti del Pdl scommettono sono la lealtà dei Responsabili e la tenuta dei numeri.

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    Silvio Berlusconi cercherà oggi, e poi ancora domani, un voto di fiducia abbastanza scontato in Parlamento sul decreto sviluppo. Nel Palazzo, sempre più simile alla Fortezza Bastiani, si gioca a battaglia navale nel deserto. In un clima confuso, inquinato dalle propalazioni sul caso Bisignani e da una contrapposizione dal sapore mediatico tra il sindaco di Roma Gianni Alemanno e la Lega intorno alla questione dei ministeri al nord, le uniche certezze sulle quali i dirigenti del Pdl scommettono sono la lealtà dei Responsabili e la tenuta dei numeri. Per il resto si gira a vuoto e si punta ad archiviare sia la fiducia e sia la verifica, per rimandare i problemi al dopo pausa estiva. Il Pd cercherà oggi di incunearsi tra la Lega e Alemanno con un ordine del giorno contrario al decentramento, ma già ieri sera è cominciato un lavoro diplomatico di tessitura interno alla maggioranza. Il rischio è che l'ordine del giorno passi, con irritazione della Lega, provocando una reazione a catena sulla fiducia. Ma è improbabile. Piuttosto, la polemica di Alemanno e l'intervento di Giorgio Napolitano, che ieri ha frenato sul disimpegno in Libia, per un giorno hanno allontanato l'attenzione (ma non allentato la tensione) su manovra e riforma fiscale.

    Berlusconi oggi dovrà pronunciare un discorso sulle linee generali dell'esecutivo e della maggioranza, come richiesto da Giorgio Napolitano, mantenendosi in equilibrio tra le richieste della Lega, la resistenza di Alemanno e le indicazioni del Quirinale: “In Libia dobbiamo restare. I rifugiati vanno accolti”. Lo spin di Palazzo Chigi descrive il Cavaliere molto irritato con il sindaco di Roma.

    Anche l'intervento di Napolitano sulla Libia, secondo le stesse fonti vicine al premier, avrebbe innervosito Berlusconi: “Ho già tanti problemi. Perché mi complicano sempre la vita?”. In realtà – per quanto possa suonare un paradosso – sia Alemanno sia Napolitano sembrano rendere più semplice il negoziato con la Lega. Le perplessità del capo dello stato e del sindaco rendono più facile la scrittura del discorso che il premier dovrebbe pronunciare oggi e ripetere domani, e gli permettono di utilizzare su entrambe le questioni – Libia e decentramento – delle formule vaghe, per quanto rispettose delle richieste che Bossi ha avanzato domenica a Pontida. Al momento in cui questo giornale va in stampa è previsto per le 21 un vertice a casa del premier, il Cav. sta limando il testo del suo intervento. L'obiettivo è centrare la fiducia, passare indenne dalla verifica e tirare avanti.

    “La verifica, quella vera, sarà a ottobre”, dicono tutti. Ma per quanto riguarda i malumori interni al Pdl conterà un po' anche quanto accadrà il primo luglio, al consiglio nazionale del partito. Angelino Alfano sarà eletto segretario e dovrà chiarire alcuni punti che interessano gli irrequieti (Alemanno, Formigoni, Scajola): primarie, riorganizzazione interna, rapporti con il governo. Potrebbe anche non accadere nulla, ma allora – dicono – “una reazione sarà inevitabile”. Anche perché, tra le tante cose e non chiarissime che Umberto Bossi ha detto a Pontida, due sono gli elementi che non sono sfuggiti al personale politico del Pdl: Bossi ha garantito che  sosterrà il governo fino alla fine, qualunque cosa accada; ma ha pure sostanzialmente fatto capire che la Lega preferirebbe non avere Berlusconi candidato premier nel 2013.

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    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.