Tutti a pane e sesso

Massimo Morello

Insetti contro sesso buddista”. In Thailandia c'è chi sta per gli insetti e chi attende con ansia il secondo. Gli insetti sono quelli del film indipendente “Insects in the Backyard”. Il sesso buddista è rappresentato nel film di Hong Kong “3D Sex and Zen: Extreme Ecstasy”, primo porno soft al mondo a tre dimensioni. Lo scontro, come rileva un articolo del quotidiano in lingua inglese The Nation, è provocato dal fatto che i severi guardiani della morale pubblica thai hanno approvato la proiezione di “Sex and Zen” (seppure con molti tagli e un divieto ai minori di vent'anni).

    Insetti contro sesso buddista”. In Thailandia c'è chi sta per gli insetti e chi attende con ansia il secondo. Gli insetti sono quelli del film indipendente “Insects in the Backyard”. Il sesso buddista è rappresentato nel film di Hong Kong “3D Sex and Zen: Extreme Ecstasy”, primo porno soft al mondo a tre dimensioni. Lo scontro, come rileva un articolo del quotidiano in lingua inglese The Nation, è provocato dal fatto che i severi guardiani della morale pubblica thai hanno approvato la proiezione di “Sex and Zen” (seppure con molti tagli e un divieto ai minori di vent'anni). Forte di tale precedente, il regista di “Insects in the Backyard”, Tanwarin Sukkhapisit, ha chiesto di annullare il bando del ministero della Cultura sul suo film. Il che sembra difficile, perché gli “insetti nel cortile dietro casa” sono i gay. Non nella pittoresca versione katoey, i transessuali protagonisti del folclore contemporaneo thai, bensì omosessuali nella loro più tragica realtà esistenziale. E' nato così l'ennesimo dibattito sul “doppio standard” della morale thailandese: apparentemente libera, se non libertina, ma nel profondo conformista, dominata dal senso della vergogna. Una contraddizione che appare più profonda da un punto di vista occidentale, deformato da stereotipi orientalisti, confuso da quella cultura in cui il sesso non è un peccato ma il pudore è una virtù. “All'interno di un universo in cui i debiti si saldano in una prossima incarnazione, tutte le buone e le cattive azioni di una vita passata si pagano per le strade, nei bar e nei vicoli di questa vita”, commenta Christopher G. Moore, scrittore di noir ambientati in Thailandia.

    “Insetti contro sesso buddista” è una delle numerose cronache asiatiche che sembrano trame di soap opera coreane, film di serie B cinesi o sitcom thai (che hanno sempre un katoey come figura comica). Fenomeno tanto diffuso che il sito The Diplomat, osservatorio dei trend geopolitici della regione Asia-Pacifico, gli ha dedicato un articolo: “War, Elections, and Sexuality”. Come scrive il blogger filippino Mong Palatino: “Negli ultimi mesi guerra ed elezioni sono state il tema predominante nell'area, ma il pubblico del sud est asiatico è stato anche intrattenuto, distratto e scandalizzato da storie di sesso”.

    La guerra, in realtà, non è scoppiata: gli scontri tra Thailandia e Cambogia per la sovranità sui 4,6 chilometri quadrati di territorio attorno al tempio di Preah Vihear,  sono finiti in una decina di giorni. Ma hanno lasciato sul campo una ventina di morti e un centinaio di feriti, oltre a decine di migliaia di sfollati. Senza contare che questa drôle de guerre può riaccendersi in ogni momento e diventare molto più seria, innescando altri conflitti di confine. La vicenda, inoltre, ha dimostrato le difficoltà dell'Asean, l'Associazione dei paesi del sud est asiatico, nella gestione delle crisi e forse ha inceppato i programmi di cooperazione economica regionale.

    Ancor più importanti le elezioni. Quelle che si svolgeranno in Thailandia il 3 luglio e vedono nuovamente in campo i rossi dell'ex premier Thaksin Shinawatra. In quest'occasione incarnatosi nella candidatura della sua affascinante sorella Yingluc. Dall'esito delle elezioni e ancor più da ciò che accadrà subito dopo, dipende il futuro della Thailandia: se e come diventerà una democrazia di stampo occidentale, oppure una sua versione nazionalpopulista o ancora una “benevolente dittatura” secondo il modello dei “valori asiatici”.

    Intanto altre elezioni hanno già segnato un passaggio fatidico per l'area: quelle di Singapore. Si sono svolte il 7 maggio e si sono concluse con il peggior risultato della storia per il partito di governo, il People's Action Party (Pap), fondato da Lee Kuan Yew, padre-padrone della città stato nonché profeta dei valori asiatici. La vittoria del Pap è stata schiacciante (una maggioranza del 60.1), ma molto lontana dalle consuete percentuali tra il 70 e l'80 per cento, segno di un crescente, stupefacente malcontento per un governo che si riteneva quasi perfetto. Tanto che il primo ministro Lee Hsien Loong, con inusitata umiltà, si è scusato per alcuni “passi falsi” e ha promesso che il partito dovrà “guardare a fondo nella sua anima”.

    Negli ultimi mesi, poi, ha iniziato i suoi lavori il nuovo Parlamento birmano, il Partito comunista vietnamita ha eletto il nuovo Comitato centrale e in Laos si è formato un nuovo governo. Sono nuovi modi di coniugare la dittatura, ma anche di prevenire un possibile tsunami politico sull'onda delle rivolte di gelsomino.
    The Diplomat si riferisce a storie che hanno divertito o scandalizzato il sud est asiatico, ma il fenomeno è continentale. In Cina, in vista delle solenni celebrazioni per il novantesimo anniversario del Partito comunista, ai primi di luglio, il governo di Pechino ha lanciato una campagna moralizzatrice per costruire una “società armoniosa”, diffondere la cultura “rossa” e bandire il sempre più diffuso “edonismo”. La commissione di controllo sulle trasmissioni radiotelevisive ha ammonito le emittenti a non concentrarsi esclusivamente sull'intrattenimento ma programmare un palinsesto basato su “qualità, responsabilità e valori”. Ammoniti anche i pubblicitari: il governo non gradisce manifesti e spot che enfatizzano il concetto del lusso o utilizzano richiami sessuali. La Commissione centrale del Partito per la disciplina, poi, ha lanciato una campagna contro le xiao-nai, le concubine (letteralmente, mogli minori), avvertendo i propri ufficiali di tenersi alla larga dalle “belle donne” e precisando che avere un'amante è quasi come ammettere d'essere corrotti (secondo una recente indagine il 95 per cento degli ufficiali corrotti aveva un'amante).

    Quasi in reazione a quest'ondata moralizzatrice, durante le tradizionali vacanze di maggio, decine di migliaia di cinesi si sono riversati in massa a Hong Kong per assistere alla proiezione di “3D Zex and Zen”. Le agenzie di viaggio di Guangzhou e Shenzhen, a poche ore di treno da Hong Kong, hanno venduto tour di quattro giorni (compreso il biglietto del film) a 2000 yuan (circa 210 euro) oppure di un giorno a 500 yuan. Secondo il produttore del film, Stephen Shiu Ding-yat, oltre 100 mila biglietti sono stati acquistati da “mainlander”, i cinesi della Repubblica popolare. “Il fatto che in Cina il film sia proibito suscita molto entusiasmo. Tanto più che i mainlander hanno poche possibilità di vedere film per adulti”, ha dichiarato soddisfatto. Secondo la miglior tradizione confuciana si perpetua così una tradizione di famiglia. Il Sex and Zen tridimensionale, infatti, è il remake dell'omonimo film prodotto a Hong Kong nel 1991 da suo padre, Stephen Shiu Yeuk-yuen. Basato su una novella erotica d'epoca Ming, “Il tappeto di preghiera di carne”, Sex and Zen, in realtà, è una sorta di commedia molto horror e poco sex. L'aspetto più paradossale è che, per i suoi richiami ad antiche tradizioni e un'arcana morale, alcuni cinesi l'hanno giudicato positivamente, specie “considerando i futili e materialistici messaggi della maggior parte delle commedie romantiche di oggi”.

    Mentre a Hong Kong Sex and Zen sbancava il botteghino con 11,53 milioni di euro d'incasso nella prima settimana, in Cina teneva banco un'altra vicenda che potrebbe divenire soggetto di un film hollywoodiano: “La fuga del miliardario con la sua amante”. Il miliardario è Wang Gongquan, uno dei fondatori di Vantone, tra le più grandi imprese immobiliari cinesi, e socio di CDH Venture Partners, fondo d'investimenti con un portafoglio di cinque miliardi e mezzo di dollari. Nei primi giorni di maggio, Wang, 49 anni, sposato, ha annunciato la sua fuga con un messaggio su Sina Weibo, uno dei social network più diffusi in Cina. “A tutti gli amici, parenti e colleghi: sto per mollare tutto e scappar via con Wang Qin. Ringrazio tutti per gli anni che mi sono stati vicini e auguro felicità a tutti. Non ho modo di far fronte alle aspettative e alla fiducia di ognuno e non ho la possibilità di spiegarlo a chiunque. Me ne vergogno e quindi me ne vado senza salutare. V'imploro in ginocchio di dimenticarmi”. Inevitabilmente, dopo questo messaggio, s'è scatenata la caccia per scoprire chi fosse Wang Qin. A quanto pare si tratta di una donna di 34 anni, fondatrice della società d'investimenti Jiangsu Zhongfu Science and Technology Industrial Group (cosa che l'ha scagionata dal sospetto d'aver irretito Wang Gongquan per motivi d'interesse). I motivi che hanno spinto lui a un passo del genere, invece, appaiono evidenti nella poesia che ha postato il giorno precedente l'annuncio. S'intitola “Ode alla fuga”. Eccone alcuni versi: “Chi ha mai visto montagne d'oro e d'argento ergersi per oltre diecimila generazioni? Attraverso le ere, la sola cosa preziosa è l'amore”. In una società dove il matrimonio è spesso considerato in termini molto pratici, questa storia ha suscitato una reazione appassionata nel popolo di Sina Weibo. Poche le condanne a Wang per aver tradito i doveri familiari e sociali, per lo più c'è stata solidarietà. Come questo: “La misura del successo nella vita non è quanto denaro hai fatto, è se sei stato capace di vivere la vita”. Alcuni messaggi riflettevano sul fatto che tanto valeva fuggire con una donna ancor più giovane.

    Meno romantico e più ambiguo, invece, lo scandalo che ha intrigato Honk Kong negli ultimi anni e non è ancora concluso. Riguarda la relazione tra l'eccentrica miliardaria Nina Wang e il suo maestro di feng shui (antichissima arte per creare armonia tra l'uomo e l'ambiente) Tony Chan, di vent'anni più giovane. La signora Wang è morta nel 2007 lasciando una fortuna stimata in 12 miliardi di dollari. Tony sostiene d'essere l'erede secondo un testamento del 2006 e afferma d'essere stato l'amante di Nina da quando era stata dichiarata vedova in seguito al rapimento del marito Teddy Wang, il cui corpo non fu mai trovato. Quest'anno il tribunale di Hong Kong ha incriminato Tony per il reato di falso. E' stato l'ennesimo, duro colpo per l'armonia stessa del feng shui a Hong Kong, dove c'è chi spende sino a quattromila euro al metro quadro per sistemare la casa secondo le sue regole. Un altro scandalo aveva coinvolto uno dei diecimila maestri di quest'arte, accusato di violenza sessuale dopo aver dipinto di rosso il corpo di una ventenne per esorcizzare uno spirito. Per risollevare gli affari, calati del 20 per cento, e ridare credibilità alla tradizione, Szeto Fat-ching, riverito maestro di feng shui, ha proposto l'istituzione di una “International Taoist Feng Shui and Metaphysics Association” che garantisca la moralità degli adepti.

    Il vilipendio delle tradizioni è anche alla base di un recente scandalo thailandese. Quello delle tre teenager riprese mentre ballavano in topless sul tetto di un'auto durante le feste di Songkran, il capodanno thai. Un “incidente”, è stato definito, che ha determinato la denuncia delle tre ragazze e innescato un acceso dibattito. Il tutto è avvenuto nella centralissima Silom road, a pochi passi da Patpong, il più famoso quartiere a luci rosse di Bangkok. Le ragazze, a quanto si dice, erano tre “coyote girl”, di quelle che animano i rave party ballando in abiti sexy sopra le “audiocar”, auto con impianti stereo da discoteca. Lo scandalo appare quindi incomprensibile. Se non si tiene conto di due fattori: le ragazze erano a seno nudo. “I thai si sentono a disagio quando la sessualità è esibita”, spiega Chalidaporn Songsamphan, politologa femminista della Thammasat University.

    Peccato tanto più grave perché commesso durante il Songkran, festività tradizionale dal contenuto sacro, che in origine era l'occasione per mostrare rispetto al Budda e agli anziani aspergendoli d'acqua per riceverne in cambio benedizioni. Oggi Songkran è divenuto una specie di carnevale, una battaglia a spruzzi e secchiate d'acqua, ma le coyote girl hanno esagerato creando un caso nazionale. Il ministro della Cultura Nipit Intarasombut ha dichiarato che “avrebbero fatto meglio a festeggiare leggendo ai bambini degli asili i libri sulle feste tradizionali thai”. La stessa professoressa Chalidaporn afferma che “la natura della festa, così com'è oggi, è da condannare”. Anche se, precisa, l'indignazione nei confronti delle ragazze è solo un modo per incanalare su qualcuno un malessere sociale e culturale più profondo. “I thai hanno bisogno di qualcuno da condannare. E' più facile che risolvere i veri problemi del paese”.

    Il che spiegherebbe anche il successo di Chuwit Kamolvisit, ultrapopulista che basa il suo programma sulla condanna degli avversari. “Le tre cose più importanti per un uomo sono il sesso, il denaro e il potere”, afferma Chuwit, che si vanta di conoscere a fondo l'animo e le debolezze umane. Noto come “il re delle sale da massaggio”, ideatore dei bordelli di lusso e del marketing della prostituzione, dopo aver fatto fortuna in quel settore, si è dedicato alla politica e si presenta alle prossime elezioni col suo nuovo partito, il Rak Prathet thai, Amare la Thailandia.

    Non sfugge agli scandali e al dibattito a sfondo sessuale anche un paese islamico come la Malaysia. Anwar Ibrahim, leader dell'opposizione, è sotto processo per sodomia. L'ex ministro della Salute Chua Soi Lek è stato costretto alle dimissioni dopo la diffusione di un video che lo riprendeva mentre faceva sesso con un amico. Il mese scorso, in un altro video, alcuni sembrano aver riconosciuto un esponente dell'opposizione nell'uomo che s'intrattiene con una prostituta. Per di più “straniera”. Il caso più clamoroso, in questo paese dove l'omosessualità è fuori legge, è stata l'istituzione di un campo di rieducazione per ragazzi effeminati. Per ora si tratta di un esperimento limitato allo stato del Terengganu, dove 66 ragazzi che mostravano “alcune caratteristiche femminili” sono stati sottoposti a quattro giorni d'educazione fisica e religiosa per “correggere il loro comportamento”.

    In Vietnam, invece, sono sotto tenuti d'occhio gli educatori, categoria disonorata da Sam Duc Xuong, preside di una scuola secondaria, condannato a nove anni per aver costretto otto studentesse dai 13 ai 18 anni ad avere rapporti con lui in cambio di voti più alti. Nemmeno un paese ultracattolico come le Filippine, l'unico al mondo che vieta il divorzio, si salva dagli scandali sessuali. L'ultimo riguarda un popolare presentatore tv, sotto accusa per aver forzato un bambino che partecipava a un suo programma a esibirsi in un balletto sexy. Tutti a caccia di un equilibrio tra sesso ed etica, insomma, in oriente come in occidente (a proposito: “3D Sex and Zen” sarà prossimamente sui nostri schermi).