Da qui al 2013

Berlusconi accontenta Bossi sui ministeri, Tremonti delude Berlusconi sul fisco

Salvatore Merlo

In un clima di tensione tra Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti, Umberto Bossi e i vertici della Lega hanno incontrato il premier ad Arcore. Il vertice “è andato bene”, ha spiegato Angelino Alfano presente nella veste di neo segretario del Pdl. E in effetti la Lega non ha assunto un atteggiamento minaccioso malgrado, nelle pieghe dei discorsi, Bossi abbia fatto accenno all'ipotesi di elezioni anticipate al 2012.

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    In un clima di tensione tra Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti, Umberto Bossi e i vertici della Lega hanno incontrato il premier ad Arcore. Il vertice “è andato bene”, ha spiegato Angelino Alfano presente nella veste di neo segretario del Pdl. E in effetti la Lega non ha assunto un atteggiamento minaccioso malgrado, nelle pieghe dei discorsi, Bossi abbia fatto accenno all'ipotesi di elezioni anticipate al 2012; idea che – dicono al Foglio – Berlusconi ha respinto con un sorriso: “Vedrai che governiamo fino alla fine della legislatura”. Ma chissà. La tentazione di anticipare la riforma tributaria, magari spendendo un po', e andare al voto sull'onda di un provvedimento così popolare è forte. La delegazione leghista ha ottenuto il sì al decentramento dei ministeri al nord, si tratterà di trovare una formula: che sia lo spostamento di alcuni dipartimenti o l'apertura di uffici di rappresentanza. D'altra parte la preoccupazione di Bossi, e dell'intero gruppo dirigente, è quella di non poter offrire nulla al proprio popolo riunito a Pontida il prossimo 19 giugno. “Ci farebbero a pezzi”, è stato spiegato al premier. Così toccherà al Cavaliere parlare con Gianni Alemanno, da sempre contrario all'idea del decentramento. Il sindaco di Roma “capirà”. Forse.

    La politica economica è rimasta invece sullo sfondo della discussione, almeno così dice chi era presente. Un filo tuttavia interrotto e più volte ripreso, con il premier sorridente ma fermo nelle sue domande al ministro dell'Economia Tremonti: “E' proprio inevitabile una manovra così dura?”. Risposta: “Ci siamo impegnati a centrare il pareggio di bilancio per il 2014”.
    Berlusconi, che ha riscoperto Bossi a fianco del flemmatico Tremonti, ha platealmente cercato di stemperare la tensione con il ministro: “La sconfitta alle elezioni amministrative è stato l'effetto di un complesso di sbagli”. Come dire, non è colpa di una sola persona o soltanto della politica economica. Al premier non sfugge quello che gli hanno suggerito dall'entourage, secondo cui Tremonti è rimasto un po' infastidito dalla nomina di Alfano a segretario del Pdl. Un incarico che – secondo le malizie – il ministro dell'Economia considera costruito apposta per fare da contraltare alla sua politica al ministero dell'Economia. Almeno così sembra. Si è convenuto di rimandare le decisioni sull'economia a una nuova verifica e a un altro vertice. Ma complice Bossi, che gestisce con difficoltà il malumore della base padana e riceve consigli bellicosi da Roberto Maroni, il Cavaliere ha potuto ottenere da Tremonti la conferma di quanto era nell'aria già da settimane: la riforma tributaria si farà, le leggi delega dovranno essere approvate entro l'estate e la norma entrerà a regime a ridosso del 2013.

    Non è il “drizzone” all'economia che il premier immagina ancora di poter strappare a Tremonti. Bossi è d'accordo, ma mantiene una posizione ancora intermedia, vicina a Tremonti, malgrado Maroni gli consigli esattamente l'opposto. La linea d'intervento più plausibile è una rimodulazione delle aliquote per persone fisiche e aziende accompagnata da un ritocco compensativo (aumenti) dell'Iva. Il superministro ha già messo al lavoro la ragioneria dello stato per trovare le coperture. Per Tremonti il discorso è chiuso, ma il premier lo ha lasciato annunciando una verifica “a breve”. E la teoria delle elezioni anticipate al 2012 (universalmente smentita) prende quota: anticipando l'entrata in vigore della riforma, e investendo di più sul taglio della pressione fiscale, si potrebbe riuscire a contenere gli effetti del calo di consensi che si registra in tutto il paese. “E la sinistra non riuscirebbe a governare per più di un anno”.

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    L'amicizia e la verità

    L'incontro di ieri tra i dirigenti del Popolo della libertà e quelli della Lega nord, dopo la sconfitta subita da ambedue le formazioni nelle recenti elezioni amministrative, è stato interpretato un po' semplicisticamente come un confronto tra persone e tra caratteri, alla ricerca di sintomi di inimicizia personale tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi. [continua a leggere]

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.