Web alla russa

Michele Masneri

Si ispira palesemente al motore di ricerca americano Google l'ultima matricola che ha trionfato a Wall Street, la russa Yandex. Ha guadagnato il 55 per cento il primo giorno di quotazione, martedì scorso, e chissà come andrà nei prossimi giorni – ieri ha già perso molto terreno – dopo che la febbre dell'Ipo (initial public offering) si è impadronita di nuovo dei mercati e mentre avanzano ugualmente i sospetti di bolla speculativa. Quel che conta è che Yandex – acronimo di “Yet Another indexer”, ancora un altro indicizzatore, ma anche gioco di parole perché “Ya” corrisponde al pronome personale italiano “Io” – è la copia carbone del motore di ricerca di Mountain View, in California, a partire dalla storia della società.

    Si ispira palesemente al motore di ricerca americano Google l'ultima matricola che ha trionfato a Wall Street, la russa Yandex. Ha guadagnato il 55 per cento il primo giorno di quotazione, martedì scorso, e chissà come andrà nei prossimi giorni – ieri ha già perso molto terreno – dopo che la febbre dell'Ipo (initial public offering) si è impadronita di nuovo dei mercati e mentre avanzano ugualmente i sospetti di bolla speculativa. Quel che conta è che Yandex – acronimo di “Yet Another indexer”, ancora un altro indicizzatore, ma anche gioco di parole perché “Ya” corrisponde al pronome personale italiano “Io” – è la copia carbone del motore di ricerca di Mountain View, in California, a partire dalla storia della società.

    Nata nel 1997, dall'idea di due genietti della matematica compagni di scuola, Arkady Volozh, esperto di algoritmi (sui quali si regge come è noto anche Google) e il suo ex compagno di classe, Ilya Segalovich. I due hanno studiato alla prestigiosissima Accademia Russa delle Scienze di Mosca, negli stessi laboratori dove Aleksej Pajitnov inventava il Tetris negli anni 80, e adesso guidano in tandem la loro società, proprio come i due patron di Google, Larry Page e Sergey Brin: quest'ultimo è anzi di origini russe pure lui, essendo il suo vero nome Sergey Mikhaylovich Brin. Oggi su Yandex è effettuato il 64 per cento delle ricerche on line in Russia, e l'anno scorso la società ha registrato un fatturato di 445 milioni di dollari, con un aumento del 43 per cento rispetto al 2009.

    Con il collocamento al Nasdaq Yandex vale quasi 12,5 miliardi di dollari, una cifra che renderà più che miliardari Volozh e Segalovich, ma soprattutto rappresenta un clamoroso successo per i fondi di venture capital che avevano investito nella società anni fa come Baring Vostok Capital Partners. Bisogna vedere se sarà un buon affare anche per i risparmiatori: non tutti sanno infatti che sul mercato sono finite solo azioni di classe A, cioè titoli con un decimo dei diritti di voto delle B, mentre queste ultime sono riservate agli investitori istituzionali e ai manager del gruppo. Inoltre, nel prospetto consegnato alla Sec, la commissione di Borsa statunitense, c'è una piccola clausola che, per evitare eventuali scalate, prevede una golden share per sterilizzare eventuali cordate salite oltre il 25 per cento del capitale. L'opzione è in capo a Sberbank, la più grande banca di stato russa. Nella storia americana del Google russo c'è qualcosa che fa molto Unione sovietica.