Stravittoria elettorale

María Dolores, ovvero i guai e le speranze dei popolari di Spagna

Guido De Franceschi

Nella Spagna rintronata dalla protesta degli “indignados”, i socialisti, precipitando ai minimi storici, hanno straperso le elezioni amministrative e municipali di domenica scorsa. I popolari le hanno stravinte. Il dato complessivo non lascia margini di dubbio: 10 punti di scarto, 37,5 per cento per il Pp, 27,7 per il Psoe. La contabilità delle amministrazioni vinte e di quelle perse è ancora più amara per il partito di José Luis Rodríguez Zapatero.

    Nella Spagna rintronata dalla protesta degli “indignados”, i socialisti, precipitando ai minimi storici, hanno straperso le elezioni amministrative e municipali di domenica scorsa. I popolari le hanno stravinte. Il dato complessivo non lascia margini di dubbio: 10 punti di scarto, 37,5 per cento per il Pp, 27,7 per il Psoe. La contabilità delle amministrazioni vinte e di quelle perse è ancora più amara per il partito di José Luis Rodríguez Zapatero.

    Il Pp vince, spesso con scarti maggiori di quattro anni fa, dove già governava: la regione di Madrid, la Comunidad Valenciana, la Rioja, la Murcia, la Castiglia-León. In più strappa, con maggioranza assoluta, le Baleari e la Cantabria, in cui il Psoe era partner di governo. I popolari sono primi nelle Canarie e in Aragona, regioni in cui erano fuori dell'esecutivo e ora potranno formare governi in alleanza con i partiti locali. Nelle Asturie la situazione è più complessa, ma il centrodestra, nella sua declinazione locale, trionfa. Ancor maggiore la confusione in Navarra, dove la forte affermazione del nazionalismo basco confonde il quadro (quel che è certo, però, è la sconfitta socialista). Il Psoe tiene per un soffio la roccaforte dell'Estremadura, ma soltanto con l'aiuto dei postcomunisti di Izquierda Unida che cresciucchiano un po' ovunque (6,3 per cento il dato complessivo), pescando voti tra gli “indignados”. Bene nel suo piccolo, specie a Madrid, anche un altro partito minore, Unión Progreso y Democracia.

    Nelle municipali l'emorragia socialista è altrettanto drammatica. Oltre alla consueta batosta nella capitale Madrid, il Psoe perde Barcellona dopo 32 anni, a vantaggio dei catalanisti di Convergència i Unió. Perde anche Siviglia e tutti gli altri capoluoghi andalusi. La sconfitta peggiore è quella ricevuta nella regione della Castiglia-La Mancia, roccaforte rossa in cui, al secondo tentativo, ha vinto per un seggio la numero due del Pp, María Dolores de Cospedal. Fedelissima alleata del leader popolare Mariano Rajoy – la sua vittoria aiuterà il capo nella faida interna al centrodestra – la 45enne de Cospedal è il simbolo vivente della sensazione che il crollo del Psoe non significhi, ipso facto, l'affievolimento degli spiriti zapateristi.

    Oltre che per il suo ruolo politico di primissimo piano, la vincitrice nella Mancha ha conquistato le cronache nel 2006 quando, già divorziata e pur devota alla Virgen de los Llanos, divenne madre single di Ricardo, concepito con la fecondazione in vitro (“Ho scelto di essere madre single coscientemente e responsabilmente”, ha dichiarato in seguito). Questa scelta attirò critiche alla de Cospedal dagli ambienti conservatori del Pp e dai movimenti pro vita, ma l'ha resa uno dei volti giovani del centrodestra più appetibili per l'elettorato che, se punisce Zapatero e il suo partito per un'economia a pezzi e per un imbizzarrimento fuori controllo del tasso di disoccupazione, non sembra particolarmente interessato a buttare, insieme con Zapatero, anche i frutti nati nella società spagnola dalla semina laicista zapateriana.

    In vista delle elezioni politiche del 2012, in cui l'attuale premier non si ricandiderà, il Psoe, probabilmente via primarie, deve ricostruire una nuova leadership sulle macerie fumanti di questi giorni. Il Pp è invece sulla rampa di lancio per una grande vittoria. Ma ha un'identità poco definita e un leader, Rajoy, che, al contrario di José María Aznar e di Zapatero, ben difficilmente saprà offrire il suo volto come icona di un periodo storico. In ogni caso i popolari avrebbero un compito ingrato: raddrizzare l'economia con il probabile sottofondo delle proteste degli “indignados”.

    A margine, a complicare il quadro, va notato il successo travolgente e inedito di Bildu, il movimento erede della sinistra indipendentista basca di Batasuna che, sfuggito di un capello all'illegalizzazione e mentre Eta è defilata, è diventato il primo partito come numero di consiglieri comunali nelle municipali dei Paesi Baschi, conquistando decine di paesi e cittadine.