Adesso anche l'Indonesia ha paura dell'islamismo

Alberto Mucci

Un nuovo rapporto dell'International crisis group (Icg) denuncia l'aumento dell'islamismo in Indonesia. “Negli ultimi due anni le violenze sono più numerose”, dice Jim Della Giacoma, un analista  del think tank britannico. Soltanto nelle ultime settimane ci sono stati più di trenta feriti per attacchi di gruppi islamici. Il 15 aprile, per la prima volta in Indonesia, un kamikaze si è fatto esplodere all'interno di una moschea e ha ferito trenta persone, in maggioranza poliziotti. Ieri le Forze di sicurezza hanno scoperto una bomba di 150 chili nascosta in un gasdotto vicino ad una chiesa cattolica alla periferia di Jakarta.

    Un nuovo rapporto dell'International crisis group (Icg) denuncia l'aumento dell'islamismo in Indonesia. “Negli ultimi due anni le violenze sono più numerose”, dice Jim Della Giacoma, un analista  del think tank britannico. Soltanto nelle ultime settimane ci sono stati più di trenta feriti per attacchi di gruppi islamici. Il 15 aprile, per la prima volta in Indonesia, un kamikaze si è fatto esplodere all'interno di una moschea e ha ferito trenta persone, in maggioranza poliziotti. Ieri, le Forze di sicurezza hanno scoperto una bomba di 150 chili, nascosta in un gasdotto vicino ad una chiesa cattolica alla periferia di Jakarta. Un portavoce del governo ha detto che “i militanti islamici stavano progettando un attacco per le celebrazioni di Pasqua”. Anche la Casa Bianca ha alzato il livello di allerta, invitando i propri cittadini “a essere vigili”.

    Secondo l'Icg, anche la struttura organizzativa dei terroristi sta mutando: ci sono piccoli gruppi che agiscono indipendentemente da organizzazioni jihadistiche globali. Questi commando agiscono in modo indipendente e hanno obbiettivi locali, mirano la polizia e i cristiani. Nell'ultimo decennio, il governo indonesiano ha lottato con rigore contro le forme estreme di islamismo, in particolare Jemaah islamiya (Ji), un gruppo legato ad al Qaida. La stretta sorveglianza ha imposto ai gruppi di militanti islamici di dividersi in gruppi più piccoli, che si impongono obiettivi minori, rendendo i compito di sorveglianza del governo più arduo. Il rapporto dice infine che la tendenza alla “localizzazione” delle attività islamiste, nel lungo termine, potrebbe anche favorire le organizzazioni che operano a livello internazionale: da un lato possono mantenere una distanza “istituzionale” dalle azioni violente; dall'altro, hanno la possibilità di aiutare i gruppi locali tramite pubblicazioni, organizzazioni caritatevoli o creando siti internet di appoggio e divulgazione del messaggio dei gruppi islamici locali. Per migliorare la lotta contro gli islamisti, Jakarta chiede anche l'aiuto di paesi stranieri. Una delegazione di deputati indonesiani è stata ricevuta a Roma questa settimana dalla commissione Esteri del Parlamento. Secondo fonti del Foglio, gli indonesiani hanno detto di essere interessati all'acquisto di armi italiane “di ogni calibro”. La richiesta, però, non ha ricevuto alcuna risposta ufficiale.