Atei papisti e devoti

Giuliano Ferrara

La religione cristiana è in grande spolvero, come sempre. La chiesa cattolica è malaticcia, nomina “you cat” il catechismo per bambini, sbaglia traduzione sui profilattici e molte altre cose, ma un suo figlio romano di Monteverde, Nanni Moretti, è riuscito a commuoverla in un film che ancora non ho visto, e correrò a vedere.

    La religione cristiana è in grande spolvero, come sempre. La chiesa cattolica è malaticcia, nomina “you cat” il catechismo per bambini, sbaglia traduzione sui profilattici e molte altre cose, ma un suo figlio romano di Monteverde, Nanni Moretti, è riuscito a commuoverla in un film che ancora non ho visto, e correrò a vedere. Le persone di cui mi fido intanto lo raccontano come opera astuta e divertente. La cosa che impressiona del papismo naturale degli italiani, specie un nipote del filosofo e filologo marxista Valentino Gerratana, come Moretti, e del suo sceneggiatore “di sinistra, ma felice”, il fantastico Francesco Piccolo, è la varietà degli stili e dei raccordi, la loro sostanziale devozione atea. Mica c'è solo la minoranza etica di Goffredo Fofi, sul mercato. Sospetto che questi due cineasti brillanti abbiano organizzato con “Habemus Papam” una bella cerimonia degli addii, senza pentimenti e senza peccato, al loro Sé precedente. Che non era però banalmente nichilista, salvo qualche inevitabile caduta; per il nichilismo più o meno romantico, spiritoso e su di gamma, c'è quel delizioso imbroglione di Woody Allen, che pensa bella la vita del relativismo contemporaneo e dei suoi bunga bunga, “basta che funzioni”. Moretti no, è un moralista serio e ironico, è pur sempre quello che ha fatto dire a Silvio Orlando che quelle cose lì, le coppie lesbiche e i figli con le banche dati, non vuole sentirsele raccontare perché tanto non le capisce; è pur sempre l'attore e autore che ha dato il proprio volto tragico al Caimano, consacrandolo con un tasso di immedesimazione totale nella scena finale del processo e dei fuochi. Ancora fa eco la stupida incomprensione dei suoi fan abbrutiti dal fanatismo, quelli che hanno visto un banale mostro politico-morale in un personaggio nero che, senza alcun disprezzo e con un poco di esagerazione fantastica, Moretti rappresentava come un geniale talento del male eterno italiano. Cardinali giocosi, un successore di Pietro riluttante, cioè Ratzinger, il gioco parateologico della psicoanalisi postmoderna: sono tutti ingredienti di una commedia o di un apologo che è stato lanciato e giudicato come pieno di tatto e di curiosità, senza alcuna concessione al vecchiume sordido che indaga nei sotterranei del Vaticano e nella sessualità “oscura” dei preti, casti o non casti. Moretti si è stufato di raccontare l'Italia in modo corrivo, lo fanno tutti e per lui per fortuna non c'è più posto. Non l'ho visto e già mi piace.

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    Franco Cassano,
    a proposito dell'eminenza della religione nel paesaggio contemporaneo, è un sociologo che scrive bene, animale raro. Nel suo pamphlet sull'umiltà del male, presentato da Alessandra Sardoni in una pagina fogliante della settimana scorsa, prende di petto senza reverenze la “leggenda del grande inquisitore”, quel capitolo dei “Fratelli Karamazov” di Födor Dostoevskij in cui un Cardinale gesuita di Siviglia arresta Gesù tornato tra gli uomini e gli impartisce una lezione appassionata e tragica di umiltà del male e di teologia della storia e nella storia, spiegandogli che il suo aristocratismo etico, la sua bontà naturale e santa, non riesce fare i conti, come riesce invece e bene alla sua chiesa gerarchica, con la natura radicale del peccato umano. Cassano, con molti caveat comprensibili per uno studioso di sinistra, vuole trasmettere un'idea semplice, e culturale prima che solo politica, ai neopuritani che oggi guidano la scalcagnata armata in guerra con l'Italia di Berlusconi: le minoranze etiche sono un requisito indispensabile per la buona vita e la salute di una Repubblica, ma solo quando capiscano, senza boria e senza jattanza, i bisogni umili delle maggioranze relativamente indifferenti, di coloro che non sono tra gli eletti, che per insicurezza chiedono protezione e sogno, magari anche rivolgendosi ad agenti del male, e che praticano la tutela del proprio interesse legittimo nelle forme e nei modi possibili alla creatura umana sofferente. Non ho ancora finito di leggere il pamphlet, al quale vorremmo dedicare nei prossimi giorni una lunga conversazione a più voci, e mi pare che Cassano non abbia svolto, limitandosi a menzionarlo, il tema decisivo, musicale, del bacio. Gesù infatti, al termine della requisitoria del Grande Inquisitore, non gli risponde altrimenti che con il silenzio e appunto con un bacio. Ecco, non c'è probità intellettuale e autonomia dello spirito di derivazione illuminista che tenga, non c'è etica laica capace di sostituire, alla fine, la soluzione più geniale inventata dagli uomini per stare dentro e fuori il male, dentro e fuori il peccato, in mutande ma vivi e nella vita, cercando non la purezza in terra ma la speranza della salvezza eterna: la carità, o amore. La religione cristiana in gran spolvero, come metafora devota, anche per gli atei, dell'esistenza reale, come religione liberale kantiana. Dedicata a quelli che non tirano tardi solo per leggere le tesi di Kant sul male radicale. E se ne impipano dei narcisisti etici. Appunto.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.