La Fiat sale al trenta per cento di Chrysler

La solitudine di Marchionne

Giuliano Ferrara

Il capo di Fiat-Chrysler Sergio Marchionne si era in un primo momento associato alla lamentela di Emma Marcegaglia, Confindustria, che si sente sola. L'equivoco deve essere nato dalla genericità sentimentale dell'assunto confindustriale. Poi Marchionne ha precisato, più o meno, ciò che tutti sappiamo.

    Il capo di Fiat-Chrysler Sergio Marchionne si era in un primo momento associato alla lamentela di Emma Marcegaglia, Confindustria, che si sente sola. L'equivoco deve essere nato dalla genericità sentimentale dell'assunto confindustriale. Poi Marchionne ha precisato, più o meno, ciò che tutti sappiamo: oltre al presidente americano Barack Obama, al premier italiano Silvio Berlusconi e ai suoi ministri, ai sindacati riformisti Cisl e Uil, e ai giornali corsari come il nostro e pochi altri, la rivoluzione liberale delle relazioni sociali e sindacali simbolicamente rappresentata dal contratto di Mirafiori ebbe dalla sua la maggioranza dei lavoratori Fiat nel referendum. Un sacco di amici e sostenitori, in fin dei conti. Marchionne dice che l'isolamento relativo in cui si è trovato dipendeva da un fattore di “sistema”. Ecco, ci siamo.

    Bisognerà vedere se il modello industriale Fiat-Chrysler funzionerà nella fabbrica dei prodotti e nel loro successo di mercato, e non si tratta di un dettaglio ininfluente. Ma quel che ha funzionato sicuramente, la fine di una nozione pietrificata di contrattazione sindacale, è dovuto a tutto tranne che a una partecipazione attiva, energizzante, convinta dell'establishment economico e dei suoi mass media. Nel tempo hanno recuperato posizioni, ma le voci forti dell'imprenditoria debole, che da molti decenni in Italia manca di una cultura e di una strategia liberale, fecero una tremenda fatica a farsi sentire. Quando la sfida transatlantica di Marchionne, un sistema all'americana, era embrionale, ed esposta al rischio di essere perduta, si notarono più che altro imbarazzi, riluttanze, omissioni e viltà. La lotta di classe, in senso riformista e liberista, non è una specializzazione delle caste economiche o dei gruppi editoriali prevalenti in Italia. 

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.