Se la Francia bara al gioco

Giuliano Ferrara

La Francia di Sarkozy ha spinto per l'intervento militare in Libia. E' un paese cruciale, importante, prestigioso, che spende per la difesa, che ha uno stato serio e centralizzato e vasti poteri conferiti al capo dell'esecutivo, che poteva contare su un presidente americano cinico e ondeggiante.

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    La Francia di Sarkozy ha spinto per l'intervento militare in Libia. E' un paese cruciale, importante, prestigioso, che spende per la difesa, che ha uno stato serio e centralizzato e vasti poteri conferiti al capo dell'esecutivo, che poteva contare su un presidente americano cinico e ondeggiante, sui soliti pasticci alle Nazioni Unite, che non ci sono quando servono e seguono a ruota il risibile e l'inutile quando dovrebbero non esserci. I bombardamenti occidentali, preceduti da una notevole dose di malizia e di disinformazione, erano parzialmente giustificati dall'assedio gheddafiano a Bengasi, a sua volta provocato dalla promessa politica di intervento che ha scatenato la rivolta tribale in Cirenaica e la presa dei ribelli di quella città. Ma non c'era un piano strategico, e non c'è tuttora, e i volenterosi che si sono accodati per ragioni di forza maggiore e di lealtà verso le alleanze occidentali, tra questi il nostro paese, si ritrovano con un pugno di mosche in mano, se non peggio. Per adesso il risultato è noto: la guerra è in parte sospesa, in parte procede in quell'insopportabile modalità inodore e insapore coperta dall'umanitarismo fasullo della rive gauche, e tutto porta a concludere che abbiamo alimentato e stiamo alimentando una guerra civile per scopi poco chiari. L'informazione addomesticata tace e acconsente abbassando il livello dell'attenzione.

    Ma c'è un risultato nel risultato:
    la crisi umanitaria determinata dalla ripartenza del flusso migratorio selvaggio, e tragico e luttuoso, dal nord dell'Africa verso le coste italiane. Di questa conseguenza diretta dell'avventuretta neocoloniale, dopo molti mesi in cui la politica araba dell'Italia aveva consegnato al passato le storie orrende di trafficanti di esseri umani che partivano per lucrare sulla speranza, la Francia si disinteressa. Con strafottenza. Per ragioni elettoralistiche, la concorrenza del Front National di Marine Le Pen verso la destra sarkozista. Così come ragioni elettoralistiche avevano spinto il predecessore di Sarkozy a boicottare la guerra di liberazione dell'Iraq dal fuorilegge internazionale Saddam Hussein, in seguito alla quale Gheddafi si era arreso all'occidente e si era trasformato in un ex terrorista e in un dittatore in pensione, dedito agli affari e al controllo familista e tribale del suo sventurato paese. La Francia usa il bastone alla frontiera di Ventimiglia, ricaccia indietro migranti di lingua francese che cercano accoglienza in luoghi a loro congeniali, per ricongiungersi con comunità islamiche e arabe già insediate. Il ministro dell'Interno francese emana circolari che negano, contro le indicazioni della commissione di Bruxelles, ogni spirito di ospitalità, ogni condivisione europea della libertà di circolazione delle persone. Bene, c'è da sperare nel vertice bilaterale del 26 aprile tra Berlusconi e Sarkozy, c'è da tenere duro e governare il disastro che parla francese, ma c'è anche di che essere stufi di un'Europa molto cinica e molto bara.

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.