Polemiche

CHE COSA DIRE E NON DIRE NEI TALK SHOW

Giuliano Ferrara

Ho visto con raccapriccio il giovane e bravo ministro Raffaele Fitto farsi calpestare, senza alcuna voluttà masochista che per lo meno avrebbe salvato il suo piacere, da una piccola Erinni, la direttrice dell'Unità Concita De Gregorio. Sulla dignità della donna, non sarebbe stato difficile obiettarle che aveva mostrato il proprio culo fasciato di un bel paio di jeans per fare pubblicità al quotidiano fondato da Antonio Gramsci, e dunque il corpo femminile eccetera.

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    Ho visto con raccapriccio il giovane e bravo ministro Raffaele Fitto farsi calpestare, senza alcuna voluttà masochista che per lo meno avrebbe salvato il suo piacere, da una piccola Erinni, la direttrice dell'Unità Concita De Gregorio. Sulla dignità della donna, non sarebbe stato difficile obiettarle che aveva mostrato il proprio culo fasciato di un bel paio di jeans per fare pubblicità al quotidiano fondato da Antonio Gramsci, e dunque il corpo femminile eccetera. Non sarebbe stato impossibile replicare a tono sui conflitti tra giustizia e politica, invece di chiedere pietà per il processo o la prescrizione breve, affermando timidamente che ce li impone l'Unione europea (il che è anche vero ma patafisicamente poco credibile, troppo realistico). Suggerisco di ricordare quanto segue, nei talk show felicemente messi in salvo dagli agguati benintenzionati del senatore Alessio Butti (Pdl). Primo. Sulla tribuna delle procure, che è la Repubblica, Spinelli, Zagrebelsky e Asor Rosa hanno confessato impudentemente che Berlusconi non lo si elimina in parlamento e nemmeno con le elezioni, perché i deputati sono comprati e gli elettori sono da lui rimbecilliti. Bisogna abbatterlo dunque con mezzi extraistituzionali, e i processi Mills e Ruby sono lì per questo. Secondo. E' una storia che dura da quasi vent'anni, il giustizialismo politico militante. Ci hanno fatto i ribaltoni, hanno colpito Berlusconi ma anche Prodi e D'Alema e Fassino, sputtanandoli senza pietà quando lo hanno giudicato conveniente. Odiano Berlusconi come simbolo della politica e dell'antipolitica insieme, vogliono sradicare il male, dunque sono dei pazzi fanatici, non i custodi della legalità. Terzo. Hanno cancellato sotto il Terrore, nell'autunno del 1993, mentre la gente inquisita si suicidava per la paura e per l'orrore, l'articolo 68 della Costituzione, che proteggeva i deputati dalla persecuzione politica, anzi dal solo sospetto di partigianeria dei magistrati. L'articolo era stato voluto dai forgiatori della Costituzione, i Moro i Dossetti i Ruini i Togliatti i Terracini i La Malfa (mandare a memoria i nomi, per cortesia). Da quando il 68 Cost. è stato rimosso con la ruspa di Tonino Di Pietro, che come molti altri pm si è dedicato alla politica militante a tempo pieno dopo averla fatta in tribunale, l'Italia è diventata il teatro di uno scontro scandaloso e dannoso, grottesco e intollerante, illiberale e violento, tra un ordine giudiziario impazzito, che vede P2 e P3 dappertutto o finge di vederli, che inventa reati come prostituzione minorile e concussione per telefonate e cene a casa del presidente del Consiglio, che arresta il partito e la moglie del ministro della Giustizia Mastella, per abbattere il potere eletto dal popolo, qualunque esso sia, e sostituirlo con la dittatura virtuista delle élite più scalcinate del mondo. Ergo, le leggi per tutelare il capo del governo dagli assalti sono una semplice difesa della democrazia. Parlare a testa alta, per favore. Illustrare i danni alla pace civile, all'economia, alla qualità della vita istituzionale arrecati da questa sciagurata e infinita crociata forcaiola contro la sovranità degli elettori e la Costituzione che la tutela. Cazzo.

     

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.