Anche i commercianti invocano “botteghe sempre aperte” la domenica

Marco Valerio Lo Prete

La campagna fogliante per la liberalizzazione degli orari delle attività commerciali, a partire da domeniche e festività, fa discutere anche all'interno del mondo dei piccoli e grandi negozianti. Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, non ha ancora preso posizione, ma tradizionalmente i rappresentanti dei “piccoli” tra i negozianti sono restii a un'ulteriore deregulation degli orari. Eppure nella stessa categoria non mancano i convinti sostenitori della proposta.

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    La campagna fogliante per la liberalizzazione degli orari delle attività commerciali, a partire da domeniche e festività, fa discutere anche all'interno del mondo dei piccoli e grandi negozianti. Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, non ha ancora preso posizione, ma tradizionalmente i rappresentanti dei “piccoli” tra i negozianti sono restii a un'ulteriore deregulation degli orari. Eppure nella stessa categoria non mancano i convinti sostenitori della proposta.

    “Quello di un maggior numero di aperture domenicali e festive è uno dei temi più importanti per il nostro settore”, dice al Foglio Massimo Viviani, direttore generale di Federdistribuzione, l'organizzazione che raggruppa la maggioranza dei gruppi della grande distribuzione in Italia e alla quale aderiscono tra gli altri La Rinascente, Carrefour, Ikea, Decathlon, Esselunga, etc. Non è un caso che il nuovo presidente della federazione che aderisce a Confcommercio, Giovanni Cobolli Gigli, abbia messo il tema al centro della sua prima uscita pubblica la scorsa settimana: “Ai cittadini deve essere offerto un commercio moderno, che consenta di integrare i nuovi stili di vita con le esigenze di acquisto per le quali esiste sempre meno tempo durante la settimana – ha dichiarato – le aperture domenicali e festive rappresentano un vero servizio per tutti”.

    “E' una delle principali richieste dei nostri clienti – spiega Viviani – Lo dimostra il fatto che per quelle attività aperte la domenica, infatti, quest'ultima diventa il secondo giorno di vendite subito dopo il sabato”. Non solo: “Con più aperture domenicali, aumenterebbero anche i consumi. Ma non è solo una questione di ‘quantità': il maggiore tempo a disposizione garantisce acquisti più ponderati”. Senza dimenticare un argomento di principio: “Nel settore industriale si lavora anche la domenica senza ledere i diritti di nessuno, e anche di recente s'è discusso a lungo di come aumentare la produttività degli impianti. Perché gli imprenditori del commercio non devono avere la stessa opportunità di migliorare la resa degli impianti?”.

    Dalla legge Bersani del 2007 in poi “erano stati fatti molti passi avanti”, osserva Viviani, che ricorda come oramai tutte le competenze in materia di regolamentazione del commercio siano delle regioni: “Recentemente, in maniera incomprensibile, c'è stata una spinta a tornare indietro proprio da parte di alcune regioni. In particolare Piemonte e Sicilia starebbero ragionando su una riduzione drastica delle aperture domenicali. Ma se le scelte della politica porteranno a un calo degli investimenti e degli occupati, e quindi a una diminuzione del pil, i nostri associati dovranno trovare il modo di far capire ai clienti di chi è la responsabilità”. Considerato che il ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, ha annunciato di volersi fare portatrice di questa battaglia nell'esecutivo, cosa potrebbe concretamente fare il governo? “Potrebbe, con l'obiettivo di tutelare la concorrenza, vincolare alcuni trasferimenti alle regioni a obiettivi minimi di liberalizzazione”.

    Innegabile, però, un contrasto di interessi tra grande distribuzione e operatori del piccolo dettaglio: “E' meno forte di quanto si creda. Primo: nel 2010 non solo i piccoli ma anche i supermercati sono stati colpiti da una crisi che è generalizzata. Inoltre oramai i piccoli commercianti, specializzandosi in servizi e qualità, sono diventati più competitivi. Infine, è proprio con un'associazione come Federmoda, che rappresenta gli operatori dell'abbigliamento al dettaglio, che da dicembre chiediamo maggiore libertà per decidere promozioni”. Deregulation su orari e giorni di apertura, libertà sulle promozioni: è la frustata all'economia che hanno in mente i commercianti.

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