A lezione da Mr. Big Society

Michele Masneri

Ha 34 anni, è un immigrato cinese di seconda generazione, è il più giovane rappresentante della Camera dei Lord di Londra. Nat Wei è il braccio destro del premier David Cameron per uno dei progetti più ambiziosi del nuovo corso tory, quello della “Big Society”. Prevede una responsabilizzazione dei cittadini e una socializzazione di molti settori della vita comune, un passo indietro della politica e un decentramento di molte funzioni, incentivando il terzo settore e il volontariato a compiere funzioni lasciate libere dallo stato. In Italia per illustrare i passi avanti compiuti dal progetto “Big Society”, Wei sgombra subito il campo dall'equivoco e dal sospetto che in molti attribuiscono al progetto Big Society, e cioè che si tratti di una cortina fumogena sui tagli necessari al post crisi

    Ha 34 anni, è un immigrato cinese di seconda generazione, è il più giovane rappresentante della Camera dei Lord di Londra. Nat Wei, per l'esattezza Nathanael Ming-Yan Wei, barone Wei of Shoreditch secondo il titolo che gli è stato conferito nel 2010, è il braccio destro del premier David Cameron per uno dei progetti più ambiziosi del nuovo corso tory, quello della “Big Society”. Prevede una responsabilizzazione dei cittadini e una socializzazione di molti settori della vita comune, un passo indietro della politica e un decentramento di molte funzioni, incentivando il terzo settore e il volontariato a compiere funzioni lasciate libere dallo stato. In Italia per illustrare alla presenza del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi i passi avanti compiuti dal progetto “Big Society”, in occasione di un incontro della Fondazione Roma di Emmanuele Emanuele per inaugurare un master del Ceida per community organizer, Wei sgombra subito il campo dall'equivoco e dal sospetto che in molti attribuiscono al progetto Big Society, e cioè che si tratti di una cortina fumogena sui tagli necessari al post crisi. Big Society uguale small government, e far lavorare gratis, da volontaria, la gente licenziata, sarebbe il sogno di ogni governante, questa l'accusa. Ma non è così semplice: al Foglio Wei descrive “il contesto” britannico, fatto di problemi sociali in crescita, con un'aspettativa di vita che cambia di 14 anni tra classi abbienti e classi povere; un alcolismo in crescita (più 5-7 per cento nel periodo 2006-2009), un tasso di fiducia nelle istituzioni che nel 2009 era ai minimi dalla Seconda guerra mondiale, e due cittadini su cinque che credono che i servizi pubblici “non abbiano veramente un'utilità”.

    Il progetto Big Society, osserva Wei, viene incontro anche e soprattutto a questa disgregazione sociale. Con uno strumentario culturale anche nuovo; sgombrando il campo dal multiculturalismo e utilizzando, perché no, anche la religione. “Il secolarismo non ha portato niente di buono” riflette Wei, che sottolinea il ruolo fondamentale del cristianesimo nell'aggregazione sociale e cita spesso Lord Beveridge, inventore del moderno welfare state nel Dopoguerra, ma soprattutto Lord Shaftesbury, filantropo vittoriano che stabilì i limiti al lavoro minorile. Wei, che dopo un'infanzia povera nei sobborghi londinesi di Milton Keynes e una laurea a Oxford ha lavorato per McKinsey, prima di vedere “la luce” della social entrepreneurship, dice di sentirsi proprio così, “un filantropo vittoriano, di quelli che non accettavano un no come risposta ma che cercavano di cambiare le cose”. Altro suo riferimento è Edmund Burke, il filosofo settecentesco contrario al giacobinismo e alla rivoluzione francese. Non fa parte del pantheon invece Margaret Thatcher, secondo cui la società civile semplicemente non esiste. La sua citazione preferita è dell'antropologa Margaret Mead: “Mai dubitare che un piccolo gruppo di cittadini responsabili possa cambiare il mondo”. Per adesso, dice, la grande riforma della Big Society non è stata capita, ma per i grandi cambiamenti servono anni, come per il progetto quasi omonimo di Lyndon Johnson, la Great Society che nel 1964 espanse la scuola pubblica e creò Medicare e Medicaid.

    Ma Wei non è un utopista, al contrario: un posto d'onore nel complesso sistema della Big Society riguarda il mercato e la finanza. Una Big Society Bank verrà creata dal governo inglese con una dotazione di 400 milioni di sterline prelevate dai conti correnti dormienti, a cui si aggiungeranno altri 200 milioni messi a disposizione da altre banche private per iniziative tracciabili e rendicontabili. Il business è il pendant necessario del modello di Big Society. E del resto il realismo a Wei non fa difetto. Il più giovane dei Lord, che presta attività gratuita al governo di Sua Maestà, ha dovuto ridurre da tre a due giorni settimanali la sua presenza a Downing Street, perché deve trovarsi un altro lavoro: per pagare l'affitto.