Affossando il multiculti, Cameron risistema Londra (e Clegg) nel mondo

Antonio Gurrado

Il più evidente effetto collaterale delle parole rivolte dal premier britannico, David Cameron, alla platea della Security Conference di Monaco, è la ricollocazione quasi prepotente della Gran Bretagna nel quadro delle potenze occidentali. Il primo ministro ha definito “the opposite of truth” il sospetto che la strategia difensiva del Regno Unito potesse portarlo a ritirarsi da un ruolo attivo sullo scenario internazionale, e non soltanto ha ribadito il proprio sostegno alla missione della Nato in Afghanistan, ma l'ha messo in diretta correlazione con la necessità per tutta l'Europa di non limitarsi ad agire contro il terrorismo islamico soltanto al di fuori dei confini patrii.

    Il più evidente effetto collaterale delle parole rivolte dal premier britannico, David Cameron, alla platea della Security Conference di Monaco, è la ricollocazione quasi prepotente della Gran Bretagna nel quadro delle potenze occidentali. Il primo ministro ha definito “the opposite of truth” il sospetto che la strategia difensiva del Regno Unito potesse portarlo a ritirarsi da un ruolo attivo sullo scenario internazionale, e non soltanto ha ribadito il proprio sostegno alla missione della Nato in Afghanistan, ma l'ha messo in diretta correlazione con la necessità per tutta l'Europa di non limitarsi ad agire contro il terrorismo islamico soltanto al di fuori dei confini patrii. Tutta l'impostazione del discorso gravitava attorno a come l'esperienza britannica possa tornare utile a un'Europa “che ha bisogno di svegliarsi”. Cameron ha citato il terrorismo repubblicano nell'Irlanda del nord, dandovi lo stesso peso dato a quello anarchico in Germania, Italia e Grecia. Ha poi gettato uno sguardo speranzoso ai tumulti di Tunisi e del Cairo, s'è impegnato nella gestione della questione palestinese e ha ribadito interesse per il riformismo in medio oriente. Forte di quest'ampia prospettiva globale, ha detto che l'esperienza inglese fornisce “una lezione generale” per tutti gli altri stati e ha concluso con la promessa di porre la Gran Bretagna all'avanguardia delle nazioni “genuinely liberal”.

    Intanto, in Inghilterra, strilli d'incontrollata indignazione si sono levati a sottolineare la concomitanza temporale fra il suo discorso e il più massiccio corteo mai organizzato dalla English Defence League (Edl). Mentre il primo ministro ammetteva che cospicui settori di immigrati islamici non rispettano i valori basilari della società britannica, e prometteva che d'ora in poi il suo governo mirerà a evitare che gruppi e associazioni sospettate di fomentare l'autosegregazione culturale ottengano appoggio o finanziamenti, per le strade di Luton sfilavano tremila sostenitori dell'Edl. Questa lega, fondata nel 2009, è considerata la faccia presentabile dell'anti islamismo: a differenza del British National Party, l'Edl ha da subito aperto le iscrizioni a membri di ogni razza e ha dichiarato di non schierarsi solo contro l'islam ma contro ogni tipo di fanatismo.

    Ciò non ha impedito ai suoi membri di intonare cori poco cortesi nei confronti della fede islamica e di rivendicare il fatto che Cameron si sia alfine schierato con loro; così come l'area sinistrorsa della società britannica è insorta contro il premier che – stando al ministro ombra della Giustizia Sadiq Khan – col discorso di Monaco ha fornito un inatteso endorsement ai coloriti slogan dell'Edl. Questo non rende giustizia a Cameron, che ha esplicitamente condannato “l'estrema destra che ignora la distinzione fra islam e fondamentalismo islamico” e ha respinto la convinzione che “occidente e islam siano inconciliabili”.
    Si potrebbe sospettare che Cameron intendesse piuttosto regolare qualche conto all'interno della coalizione che lo sostiene, ristabilendo precisi rapporti di forza. Le sue parole hanno anzitutto stornato l'attenzione dal ritardo con il quale il governo varerà la Prevent strategy, il piano di prevenzione del terrorismo che doveva essere pronto per gennaio ma che, secondo le ultime previsioni, non verrà partorito prima dell'estate. Inoltre, i titoloni guadagnati da Cameron nel fine settimana hanno messo in difficoltà la baronessa Sayeeda Warsi, da tempo sua stretta collaboratrice e convinta fautrice dell'apertura dialogante ad ampie frange islamiche dalle attività non sempre cristalline. La giovane Lady Warsi è stata via via politicamente sterilizzata – le sono stati assegnati un seggio vitalizio alla Camera dei Lord, che le impedirà di candidarsi per la politica attiva, e la presidenza del partito, ruolo poco meno decorativo di un berretto a sonagli – e già in ottobre Cameron le aveva impedito di partecipare a una conferenza pro multiculti ritenuta troppo outré. Il discorso di Monaco sembra essere la definitiva sconfessione delle ultime infuocate dichiarazioni della baronessa, che aveva severamente criticato “l'anti islamismo da salotto” diffuso nelle fasce più rispettabili della società britannica scatenando l'ostilità dello zoccolo duro dei Tory.
    Ma la vera vittima delle parole di Cameron sembra Nick Clegg. Sempre più indifeso di fronte all'emorragia di voti a sinistra, il vicepremier ha fatto un cavallo di battaglia liberal-democratico dell'amnistia per gli immigrati irregolari, in larga parte musulmani. Notando invece come un'ampia parte di costoro violi i fondamenti della società liberale e richiamando a “un liberalismo più attivo e muscolare”, il leader dei conservatori ha forse pregustato la cannibalizzazione di un partito in caduta libera: per questo ha impostato la ricezione interna del suo discorso di Monaco sul sottinteso che ormai il vero difensore dei valori liberali della Gran Bretagna non sia più Clegg ma solamente lui.